A preoccupare Leonardo Tricarico non è tanto l’ipotesi della guerra totale in Medio Oriente, ma l’ombra degli attentati che può tornare a minacciare l’Europa. Le possibilità militari dell’Iran ormai «sono depotenziate» e immaginare di far collassare il sistema israeliano «è una pia illusione». Perciò ora – spiega l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare – il regime potrebbe giocare l’ultima arma non spuntata: il terrorismo. «Ma serve una chiamata della Guida Suprema», precisa. Intanto in Italia è già scattato il livello 2 di allerta. Occhi puntati non solo sul Giubileo in programma a Roma, ma anche sulla manifestazione pro-Pal che il 5 ottobre sfilerà nella Capitale: «Bisogna stare attenti e capire chi c’è dietro, chi manovra tutto ciò».

Siamo all’alba di una guerra totale in Medio Oriente?
«L’Iran non ha possibilità militari oltre quelle che sappiamo e che, rispetto a un anno fa, sono depotenziate. Ha espresso quasi tutto il suo potenziale. Rimane un potenziale di carattere non tradizionale, che è quello del terrorismo e della guerra ibrida o dei suoi proxy. Ma è poca cosa rispetto a ciò che di solito si intende per guerra totale. È una pia illusione immaginare che il sistema israeliano possa subire una sconfitta militare. Se uno dei due contendenti dovesse collassare per un Regime Change (cambio di governance, ndr) allora lì le cose potrebbero cambiare aspetto: gli equilibri, anche a livello più ampio, geopolitico, sarebbero tutti da ridisegnare e da riscrivere. Ma questo è un altro film».

La rinuncia dell’Italia a Unifil sarebbe una sconfitta?
«No. Il contingente italiano ha perso gran parte del suo significato in questo ultimo anno perché è lì esattamente per impedire che succeda ciò che sta accadendo. È tutto finito, ha perso senso quella missione».

Eppure il ministro Tajani ha escluso categoricamente il ritiro dei nostri soldati…
«Il motivo della decisione andrebbe chiesto al governo. Immagino che, avendo messo a punto una consapevolezza profonda del territorio e un colloquio strutturato tra le parti in causa, hanno in mente un riutilizzo della missione quando le cose torneranno a posto. Forse lo manterranno per questo. La cosa certa è che oggi non c’è altro comportamento possibile che chiudersi nelle proprie basi al riparo dalle bombe e dalle ostilità che sono sul punto di intensificarsi».

Torna l’incubo terrorismo: in Italia c’è già il livello 2 di allerta. Di cosa si tratta concretamente?
«Sono misure di precauzione, non sono attive. Servono a predisporre il sistema per essere pronto nel caso in cui ci fosse qualche criticità. Non più di questo, non c’è da allarmarsi. Però è doveroso visto che noi, proprio come tutti i paesi occidentali, siamo interessati da un possibile precipitare della situazione: quando ci si trova sulla soglia di un cambiamento brusco di equilibri, la precauzione è fondamentale. Hanno fatto bene».

Le cellule dormienti possono risvegliarsi?
«Non è assolutamente una possibilità remota. È l’unica arma non spuntata che il regime iraniano ha nelle mani. Ovviamente serve una chiamata alle armi della Guida Suprema. Con loro non funziona la dottrina secondo cui ognuno è chiamato personalmente a Jihād. La strutturazione è un’altra. Per adesso non ci sono segnali per cui possa ricorrere a questa soluzione, ma è chiaro che sullo sfondo si tratta di uno scenario possibile».

Il pretesto può essere la manifestazione pro-Pal del 5 ottobre a Roma?
«Lì bisogna vedere chi c’è dietro, perché mi rifiuto di credere che tanti giovani – seppur con poca esperienza sulle spalle – possano sostenere acriticamente delle cause che non sono quelle che loro vogliono far credere o in cui credono. Bisogna stare attenti e, soprattutto, capire quali sono gli stimoli e le fila che tengono questo discorso. Se sono semplici contaminazioni di altri paesi che sono arrivati prima di noi (come gli Stati Uniti) oppure se c’è qualcuno che manovra tutto ciò. Sarebbe interessante saperlo, perché anche da questo dipende l’atteggiamento che il governo e il paese devono avere nei confronti di questi movimenti».

Il Giubileo che si terrà a Roma può essere terreno fertile per i lupi solitari?
«I lupi solitari al momento sono soltanto quelli che conosciamo, di matrice sunnita: lo sono sempre stati, lo sono e lo saranno sempre a prescindere dalla condizione. Certo, quello della Striscia di Gaza, quello della Palestina e quello del Libano sono un detonatore in più».