Un gol di testa al 95’. Un’emozione grandissima anche quando capita nel più disastrato campetto di periferia, figuriamoci se avviene all’Olimpico di Roma, per di più al termine di una partita di Champions League. A segnare l’1-1 con cui la Lazio ha impattato proprio sul fil di lana il match inaugurale contro l’Atletico Madrid, però, non è stato il suo attaccante numero uno, Ciro Immobile, e neppure Taty Castellanos, Felipe Anderson oppure uno dei tanti giocatori offensivi che l’organico 2023-2024 ha messo nella disponibilità di Maurizio Sarri. No, la zuccata della vita – che poi a ben guardare non è la prima assoluta che compie – è arrivata dalla testa di un portiere, Ivan Provedel, che di marcature ne ha sì messe a segno parecchie quando in gioventù giocava come attaccante, ma che dopo aver deciso di difendere le porte, e non di attaccarle, forse mai si sarebbe aspettato di poterle ancora bucare, specie a questi livelli.

Così, proprio quando l’esordio nel girone E sembrava destinato a portare con sé una sconfitta, ecco il lampo che non t’aspetti e che – proprio per questo – è destinato a rimanere nella memoria di ognuno dei su per giù 50mila tifosi che hanno assistito dal vivo alla prodezza del loro numero 94. Tutto è avvenuto in pochi attimi. È la cosiddetta palla della disperazione, quella che può far la differenza e, per questo, spinge tutti i giocatori laziali, ma proprio tutti, nell’area dell’Atletico. Tra di loro c’è pure la maglia gialla del portierone di Pordenone, che anche per i suoi 194 centimetri d’altezza, non è che passi proprio inosservato ai più.

Luis Alberto, uno che con i piedi ci sa certo fare, mette al centro un pallone invitante, i difensori biancorossi non si accorgono dello scatto in mezzo all’area del portiere e la frittata è fatta, con l’urlo liberatorio dell’Olimpico a sottolineare la prodezza del suo estremo difensore. Contro la squadra dell’ex Diego Simeone, la Lazio era andata sotto al 29’ e – nonostante i tentativi di portarsi dalle parti della porta dello sloveno Jan Oblak – il gol del primo tempo sembrava destinato a rimanere il solo sul tabellone luminoso. Quando le speranze erano ormai affievolite, ecco la rete più dolce e l’abbraccio di tutti i compagni all’eroe della serata, una partita memorabile per il portiere arrivato a Roma nel 2022 e per tutti coloro – oltre tre milioni i telespettatori che hanno assistito alla sfida – che hanno avuto la pazienza di gustarla fino all’ultimo istante, senza staccarsene anzitempo.

Provedel, peraltro, non è nuovo ad azioni di questo tipo. Detto in premessa del suo passato dal gol facile, era il 7 febbraio 2020 quando, quella volta in Serie B, la sua maglia arancione sbucò in mezzo all’area, correggendo in porta una punizione morbida calciata ben oltre il 94’. La sua Juve Stabia era sotto 2-1 e, stando così le cose, le probabilità di rimettere in asse la gara erano davvero ridotte al lumicino. La sua incornata però bucò l’attuale genoano Nicola Leali, all’epoca all’Ascoli. Anche allora fu un’esplosione di adrenalina, con tutta la squadra ad accerchiarlo nel medesimo modo avvenuto martedì sera nella Capitale.

Le sue prime parole dopo la marcatura (“Stasera me la godo, però abbiamo fatto un punto, non abbiamo vinto”) tratteggiano tutta l’emozione del portiere azzurro, che a 29 anni suonati ha ancora la spontaneità di dire “me ne renderò conto più avanti” davanti ai microfoni dei giornalisti del post partita. Se non è una favola la sua, però, davvero poco ci manca. Ogni portiere, fin dalle prime partite, sogna infatti di essere determinante. Non è raro vederli salire verso l’area avversaria nelle battute conclusive alla ricerca del gol; è rarissimo, di contro, che ciò accada. Provedel ce l’ha fatta addirittura due volte. Non è il caso, ma soltanto per scaramanzia, di scomodare i detti popolari. Certo è, però, che di occasioni ne potrebbero capitare anche in futuro.