No, non è il benessere, non è la comodità e neppure il consenso. “La politica ha un solo scopo: dare una risposta ai terrori dell’uomo. La verticale del potere è l’unica risposta soddisfacente, la sola in grado di placare l’angoscia dell’uomo esposto alla ferocia del mondo”. Lo sa bene Vadim Baranov, alias “il Mago del Cremlino” (al secolo Vladislav Surkov – personaggio reale) il misterioso consigliere di Putin nella sua irresistibile ascesa al potere. Un lungo cammino da anonimo funzionario a nuovo Zar di tutte le Russie. La rinascita dell’impero zarista come sete di rivincita individuale (Putin viene dal nulla) che si coniuga con la volontà di riscatto dell’intero popolo russo.

Cosa è successo dopo il crollo del Muro? Cosa è stato delle speranze coltivate da tanti russi di essere accolti da pari a pari nel club delle democrazie occidentali? Cosa è rimasto della grandezza della storia millenaria russa, della sua cultura, di Gogol, Puskin, Tolstoj, Shostakovich, quando Gorbatchev e Eltsin hanno dovuto mettersi in coda come scolaretti dietro alle auto del Presidente americano tra le strade di New York?

Gorbatchev pensava che il potere andasse umanizzato, reso orizzontale, stringeva le mani ai passanti, sorrideva, Eltsin si presentava persino come compagno di bevute. Tutto questo è stato un drammatico, imperdonabile errore, il simbolo del disfacimento e della putrefazione del loro regime.

Spiega Baranov: “L’eccesso di orizzontalità ha portato al caos, alla criminalità nelle strade, al default dello Stato, alla nostra umiliazione sul piano internazionale. L’esplosione della violenza, la legge della giungla. I lupi che escono dalle foreste ed entrano nelle città a sbranare la popolazione indifesa. Tutti i dati in nostro possesso ci dicono che i russi nutrono oggi un nuovo desiderio di verticalità, cioè di autorità”.

Lo Zar ha restaurato la verticalità del potere in Russia. E gli elettori gliene sono stati riconoscenti”. Perché ciò accadesse ha dovuto ritrarsi. L’idolo che si nega rafforza il suo potere. Il mistero genera energia. La distanza alimenta la venerazione.
Ma non basta. Putin e Baranov discutono in una remota stanza del Cremlino. Dimmi Baranov: chi è oggi il leader politico più popolare? Nessuno Presidente, il tuo indice di popolarità è al 60%. Non è vero Baranov: è Stalin, il Piccolo padre. “Se andassimo alle elezioni mi farebbe a pezzi. Voi intellettuali pensate che Stalin sia popolare nonostante i massacri. Invece vi sbagliate, è popolare a causa dei massacri. Lui almeno sapeva come punire i ladri e i traditori della patria”.

Cadono teste di oligarchi, giornalisti, intellettuali, di tutti coloro che si oppongono alla rinascita. Quella di Chodorkovskij, l’uomo più ricco di tutta la Russia, proprietario della Jukos, un immenso conglomerato petrolifero. La lotta per il potere è un processo selvatico e fantasioso: le regole sono feroci perché tutto può accadere in qualsiasi momento.

Il Mago del Cremlino, il romanzo di Giuliano da Empoli – uno dei nostri intellettuali più colti, stimolanti e creativi – vincitore del Grand Prix de l’Accademie Française, ci conduce nel labirinto di questa lotta feroce, ci fa scendere nel cerchio infernale dei suoi personaggi; Boris Berezovskj, dapprima sostenitore di Putin poi suo oppositore, esiliato e trovato misteriosamente morto a Londra, l’eccentrico Eduard Limonov, fondatore del Partito Nazional Bolscevico, il campione di scacchi Garri Kasparov, Evgenij Prigožin che prima ancora di fondare la brigata Wagner si dilettava a manipolare i sistemi telematici occidentali, Alexander Zaldastanov leader dei Lupi della notte milizie di motociclisti “pronti a morire come guerrieri” per gli ideali della Grande Russia.

In questo cammino anche l’invasione dell’Ucraina trova una sua necessità logica, il compimento della missione di dare un senso eroico alla vita, ad un popolo. Gli occidentali “guardano la televisione, parcheggiano la macchina, si consacrano a un lavoro poco faticoso e integralmente noioso: qualche decennio così, un paio di mutui, le vacanze al mare e la loro esistenza è finita ancor prima che se ne accorgano: uno spreco di vita integrale di massa, l’unico crimine davvero imperdonabile”.

Eppure anche il Mago del Cremlino è destinato alla caduta. Avvicinarsi troppo al sole acceca, Icaro precipita, Baranov è allontanato, è solo come solo è Putin nel suo sogno, forse delirio, di restaurazione del potere che è forza, grandezza, autorità, dignità.
Chiosano questa vicenda che riguarda la Russia ma che è anche metafora che riguarda tutti noi le parole di Amin Maalouf: “Di tanto in tanto un uomo si erge nel mondo, sfoggia la sua fortuna e proclama: sono io! La sua gloria vive il tempo di un sogno interrotto, già la morte si erge e proclama: sono io!”.

Roberto Cociancich

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