È un’iniziativa del governo, ma sembra a tutti gli effetti la sceneggiatura di una comica, di quelle in cui anche piegare un lenzuolo (ve lo ricordate Buster Keaton?) diventava una impresa impossibile e piena di trappole. La drammaturgia è semplice e all’inizio non fa neanche tanto ridere: il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia in accordo con l’Anci, l’associazione che riunisce i sindaci d’Italia, ha stabilito che fino a fine luglio 60mila volontari potranno aiutare gli amministratori locali a far rispettare il distanziamento “sociale” e le regole legate alla fase 2, che poi sarebbe già la fase 3 o come volete chiamarla. È una risposta contro i giovani che lo scorso weekend sono usciti per strada e – udite, udite – si sono anche bevuti una birra. Il tentativo è chiaro: criminalizzare una generazione e scaricare sui giovani in maniera preventiva l’eventuale ritorno a una situazione critica dal punto di vista epidemiologico. È una vecchia storia: quando non sai che fare, controlla, spia, trova più in fretta possibile un capro espiatorio. E chi meglio dei giovani, anche con la loro fretta di vivere, può prestarsi a questa operazione?

Le risate iniziano quando si capisce che l’iniziativa di Boccia non piace a nessuno: né al Viminale, né a Renzi, né al suo collega di partito Orfini. E così il ministro del Pd si fa superare “a sinistra” da Giorgia Meloni che parla di deriva autoritaria (come darle torto…) e a destra dal Movimento Cinque Stelle che critica il ministro perché gli unici a dover essere controllati sono i politici, secondo la logica che c’è sempre qualcuno più puro e più intransigente di te. A tal punto nessuno è d’accordo che viene il sospetto che l’iniziativa non arrivi a domani, tante sono le critiche e i malumori. Anche perché i famosi volontari, che dovranno lavorare gratis, con quali poteri potranno esercitare il controllo? E con quale formazione? E chi li coordinerà visto che dal Viminale hanno già fatto sapere che non ne vogliono sapere mezza? Faranno di testa loro come se fossero tanti piccoli sceriffi? Brrr, paura! Ma per Boccia, il nostro novello e ancora inesperto Erich Mielke, il ministro della Sicurezza nella Germania dell’Est che guidava la Stasi, queste questioni devono essere sembrate poca cosa rispetto alla possibilità di sottoporre a controllo le migliaia di giovani che non rispetterebbero le regole. Niente di serio, ma sempre meglio invocare ordine e sicurezza, come nei regimi totalitari, che darsi da fare per risolvere i problemi.

«Se lei ritiene di poter far meglio…», direbbe a questo punto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a cui si perdona tutto, anche una frase così infelice. Infelice perché chi governa dovrebbe prendersi tutte le responsabilità, anche quella di essere criticati. Comunque prendendo per buona la provocazione: che cosa farei io? Intanto smetterei di criminalizzare i giovani e mi impegnerei su due fronti. Prima di tutto, in questa fase, investire in nuovi spazi che non siano solo i bar e il bere. Come ha detto Valerio Carocci, presidente dell’Associazione Piccolo Cinema America, che da anni organizza le arene estive nella Capitale, servono luoghi di incontro in cui la distanza non sia sociale ma solo fisica. Non serve cioè controllare, serve al contrario liberare le energie, la creatività, la possibilità di esprimersi. Per anni si è desertificata l’offerta culturale e adesso ci si lamenta della movida.

Il secondo intervento che andrebbe fatto è di carattere occupazionale: pensare a un grande piano per il lavoro dei giovani. Un lavoro non precario, non sottopagato, non privo di diritti. Tra gli elementi forse più incredibili dell’iniziativa c’è il fatto che è aperta prima di tutto a cassaintegrati e persone che ricevono il reddito di cittadinanza. Non si riesce a costruire nuovo lavoro, la fase due è una nebulosa che desta sempre più preoccupazione, ma di fatto si utilizzano le persone per spiare altre persone che forse sono nella loro stessa situazione. È il cane che si morde la coda come in una puntata di Black mirror, la serie di Netflix, in cui si racconta come le nuove tecnologie e i social costruiscano una gabbia sempre più chiusa e impossibile da scardinare.

Le risate a questo punto diventano lacrime. Che altro pensare davanti a una politica che investita da grandi questioni non trova altra soluzione che limitare le libertà e punire? Gli esiti li abbiamo già visti e continueremo purtroppo a vederli se smettiamo di non dare fiducia alle persone mettendole nelle condizioni di potersi realizzare, esprimere, rapportarsi agli altri. Boccia-Mielke fa sapere che i suoi assistenti civici non hanno niente a che fare con le ronde. Ma se una iniziativa del genere l’avesse presa la destra, staremmo in strada a gridare contro il regime. Al governo giallo-rosso e al suo premier si continua invece a perdonare quasi tutto. Ma questa volta ha davvero toppato. E c’è solo un modo per venirne fuori. Chiedere scusa e annullare l’iniziativa.

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