Durante la battaglia di Chemin des Dames nel 1917, diverse centinaia di soldati tedeschi si rifugiarono in un condotto sotterraneo per sfuggire ai cannoni francesi. Quello che sembrava essere un nascondiglio perfetto e sicuro, si è rilevato successivamente una condanna a morte. Infatti quel tunnel misterioso diventò la loro tomba e un enigma lungo oltre un secolo. Un team composto da padre e figlio ha trovato l’ingresso al tunnel di Winterberg, nei boschi su un crinale non lontano dalla città di Reims, dove i copri di oltre 270 soldati tedeschi sono rimasti li a giacere per oltre un secolo.

La posizione e l’esistenza stessa di questa grotta sono state a lungo un mistero e l’enigma poteva essere risolto già nel 2009. Infatti un uomo locale Alain Malinowski si è imbattuto in una mappa contemporanea che mostra non solo il tunnel ma anche il punto d’incontro di due percorsi. Con cura meticolosa, misurò l’angolo e la distanza e arrivò al punto, che ad oggi è ormai solo un anonimo pezzetto di bosco. Malinowski  ha detto al giornale francese Le Monde che lui sapeva che il tunnel era li da qualche parte “sotto i miei piedi“, e quando ha raccontato alle autorità la sua scoperta per 10 anni nessuno ha fatto niente.

Dimenticata nella confusione della guerra, la posizione esatta del tunnel e delle vittime rimaste imprigionate li era fino ad ora un mistero, un mistero che le autorità francesi e tedesche non avevano fretta di chiarire. Infatti nonostante il luogo esatto del tunnel dovrebbe essere ancora un segreto, in realtà è un segreto tenuto male. Il figlio di Alain, Pierre Malinowski arrabbiato con le autorità francese e tedesche ha deciso di agire da solo e risolvere il mistero. Una notte di gennaio dello scorso anno infatti si è recato sul sito, insieme a una squadra e ha scavato vicino a quello che secondo lui e il padre doveva essere l’ingresso del tunnel. La scoperta è stata riportata alla CNN spiegando che dopo aver fatto un buco profondo circa tre metri hanno trovato un mucchio di manufatti del tempo di guerra: asce, vanghe e oggetti, nonché proiettili inesplosi. C’era il campanello che veniva usato per suonare l’allarme, centinaia di bombolette di maschere antigas, binari per il trasporto di munizioni, due mitragliatrici, un fucile, e resti di due corpi. La squadra sul luogo ha detto: “Era come Pompei. Niente si era mosso“.

Pierre Malinowski e la sua squadra hanno quindi coperto il buco, lasciando il luogo anonimo come l’aveva trovato, e ha contattato le autorità ma dieci mesi dopo, ancora non aveva ricevuto una risposta dalle autorità competenti e quindi ha reso tutto pubblico, raccontando la storia a Le Monde. Prima o poi qualche “cacciatore di teste” ruberà tutti i reperti perché chi entrerà per primo nel tunnel di Winterberg troverà un tesoro. “Il tunnel era il luogo in cui questi soldati vivevano di giorno in giorno, quindi ci saranno tutti i loro normali beni. Ogni soldato avrà una storia. Sarà la più grande riserva di materiale umano della prima guerra mondiale“.

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Laureata in relazioni internazionali e politica globale al The American University of Rome nel 2018 con un master in Sistemi e tecnologie Elettroniche per la sicurezza la difesa e l'intelligence all'Università degli studi di roma "Tor Vergata". Appassionata di politica internazionale e tecnologia