Nessuna minaccia di una escalation nucleare, né della trasformazione del conflitto in corso in Ucraina da “operazione militare speciale” a vera e propria “guerra”. Accanto al ‘non detto’ di Vladimir Putin nel suo discorso tenuto questa mattina nella Piazza Rossa di Mosca per celebrare il 9 Maggio, data che simboleggia la vittoria dell’Unione Sovietica sul nazismo, c’è anche il ‘non presente’.

Fa infatti discutere l’assenza alla cerimonia, accanto alle alte sfere del governo russo e delle forze armate, del generale Valery Gerasimov, capo delle Forze armate russe e ufficiale in uniforme più alto in grado della Russia, una delle tre persone assieme a Putin e al ministro della Difesa Sergei Shoigu ad avere i codici nucleari.

L’assenza di Gerasimov alla celebrazione del 9 Maggio rilancia dunque i rumors, per ora non confermati, di un suo ferimento lo scorso primo maggio durante un attacco ucraino al centro di comando russo di Izyum, stabilito all’interno di una scuola ‘sequestrata’ dai militari. Gerasimov sarebbe stato ferito in modo non grave alla gamba destra.

La notizia era stata pubblicata da Bellingcat, noto sito di giornalismo investigativo, e confermata dall’ex ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov. Gerasimov, teorico della dottrina di guerra non-convenzionale che prende il suo nome, era stato ‘spedito’ da Putin nel Donbass per coordinare l’offensiva russa che dovrebbe portare il Cremlino a prenderei il totale controllo della Regione che ospita le due repubbliche separatiste filorusse di Donetsk e Lugansk.

Di Gerasimov in realtà si erano già perse le tracce ‘pubbliche’: il capo delle Forze armate russe era stato visto l’ultima volta in pubblico l’11 marzo scorso, data dell’incontro con la sua controparte turca Yasar Güler. Sempre a marzo suo nipote Vitalij Gerasimov, a capo del 41esima armata dell’esercito russo, era stato ucciso durante dei combattimenti vicino a Kharkiv.

In realtà sullo stesso ferimento di Gerasimov l’intelligence ucraina aveva chiarito che era stata attaccato l’area in cui il generale russo era presente, precisando però di non averlo colpito e che probabilmente il capo delle Forze armate russe fosse poi riuscito a fare ritorno in patria. Nell’attacco sarebbero però morti circa 200 militari russi, tra cui il maggiore generale Andrey Simonov.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia