Più che il discorso, sono le parole non dette a contare di più nell’analisi di quanto riferito da Vladimir Putin questa mattina sulla Piazza Rossa di Mosca, dove la Russia ha celebrato il 9 Maggio, giornata in cui il Paese ricorda la vittoria dell’Unione Sovietica sul nazismo.

Ebbene, per il ‘sollievo’ dell’Occidente Putin non ha fatto riferimento ai due temi più preoccupanti per le cancellerie occidentali: la minaccia nucleare e la trasformazione della “operazione militare speciale”, come il Cremlino definisce in conflitto scatenato in Ucraina, in “guerra”.

Lo Zar durante la sua ‘orazione’, pronunciata davanti a 11mila persone e 131 unità di equipaggiamento bellico, ha accuratamente evitato di pronunciare il termine Ucraina, riferendosi esclusivamente al Donbass o al massimo a Kiev per attaccare il governo di Volodymr Zelensky. Nel giustificare l’attacco del 24 febbraio scorso, Putin ha sottolineato che la Russia “si è battuta per creare un sistema di sicurezza equo e paritario, un sistema di vitale necessità per tutta la comunità mondiale”.

Sforzi di dialogo che secondo il numero uno del Cremlino sono stati vani perché “i paesi della Nato non ci hanno voluto ascoltare e ciò significa che avevano ben altri piani. Ci si preparava a una ennesima aggressione nel Donbass, all’invasione nelle nostre terre storiche, inclusa la Crimea”, in realtà quest’ultima già annessa nel 2014 con un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale.

Insomma, un discorso già ampiamente sentito alte volte, compresa la fake news sul governo di Kiev che avrebbe dichiarato “possibile l’acquisizione dell’arma nucleare”. Dunque, di fronte a una “minaccia immediata ai nostri confini”, la risposta russa è stata quella di “fermare preventivamente l’aggressione, era l’unica decisione corretta e tempestiva da prendere”.

Sorprende invece il riferimento chiaro ed evidente al costo umano che sta pagando il Paese per il conflitto in Ucraina. Putin ha infatti riconosciuto pubblicamente le vittime, invitando ad un minuto di silenzio in loro ricordo: “La morte di ognuno dei nostri soldati e dei nostri ufficiali è un dolore che grava su tutti noi”, ha detto Putin nel suo discorso, aggiungendo che lo Stato “farà di tutto per aiutare le famiglie, e darà un supporto speciale ai bambini delle vittime e ai nostri compagni feriti”.

Dure le parole contro gli Stati Uniti, tornati ad essere il grande nemico come ai tempi della Guerra Fredda. Ai veterani americani, ha denunciato Putin, è stato impedito di venire oggi a Mosca. “Ma noi invece li onoriamo, come facciamo con gli altri alleati”.

Ma è prorio sulla seconda guerra mondiale che arriva un parallelismo, appunto tra il 1945 e quanto accade oggi in Ucraina: “Le milizie nel Donbass e l’esercito russo stanno combattendo sulle loro terre che gli eroi della Grande Guerra Patriottica (come Mosca chiama la Seconda Guerra Mondiale, nda) hanno difeso fino alla morte”.

Quanto agli Stati Uniti, per lo Zar russo “dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica hanno curato solo la loro esclusività, umiliando così non solo tutto il mondo ma anche i propri Paesi satelliti che sono costretti a far finta di non accorgersi di nulla e a inghiottire tutto questo docilmente”.

Ma la Russia, ha ricordato Putin, “ha un altro carattere. Non rinunceremo mai all’amore per la Patria, alla fede e ai valori tradizionali, alle usanze degli antenati, al rispetto verso tutti i popoli e le culture. Mentre in Occidente, a quanto pare, hanno deciso di abolire questi valori millenari”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia