"Erano amichevoli. Israele ha speso miliardi per le barriere che i terroristi hanno fatto saltare in aria"
Il racconto della donna liberata da Hamas: “Picchiata e portata via in moto, nei tunnel di Gaza noi ostaggi trattati bene”
“Ogni persona aveva una guardia che la sorvegliava. Si prendevano cura di tutti i bisogni. Parlavano di ogni genere di cose, erano molto amichevoli”. E’ il racconto di Yocheved Lifshitz, 85 anni, una delle due donne (l’altra è Nurit Cooper, 79 anni) rilasciate nella serata di lunedì 23 ottobre dopo essere state prese in ostaggio da Hamas, insieme ad altre 220 persone, nell’attacco del 7 ottobre in Israele. Dall’ospedale di Tel Aviv la donna, supportata nella traduzione in inglese della figlia Sharone, che vive a Londra, ha raccontato di aver “vissuto un inferno che non avremmo mai pensato potesse arrivare “. Racconta l’assalto del 7 ottobre scorso: “Si sono scatenati nel nostro kibbutz. Mi hanno presa in ostaggio. Mi hanno messa su una moto e si sono lanciati in un boschetto”. L’85enne spiega di essere stata picchiata con dei bastoni dai sequestratori, riportando ferite alle costole che le hanno causato problemi respiratori. Il marito è ancora prigioniero di Hamas insieme a circa 220 ostaggi (ad oggi solo quattro donne sono state rilasciate).
Dal kibbutz Nir Oz ai tunnel di Gaza. La donna si scaglia innanzitutto contro le autorità israeliane responsabili di aver speso “2,5 miliardi di dollari” per costruire la recinzione elettrica lungo la Striscia di Gaza che i terroristi di Hamas “hanno fatto saltare in aria” senza problemi con “l’Idf non ha preso sul serio”. Terroristi che “si sono accalcati nelle nostre case. Hanno picchiato la gente, preso alcuni in ostaggio. Non hanno fatto distinzione tra giovani e anziani, è stato molto doloroso. Ci hanno portato all’ingresso dei tunnel. Siamo arrivati nel tunnel e abbiamo camminato per chilometri sulla terra bagnata. C’è un gigantesco sistema di gallerie, come ragnatele”.
La prigionia è proseguita con i miliziani di Hamas che ci hanno trattati “gentilmente”, prendendosi cura “dei nostri bisogni”. Inoltre “ci hanno detto ‘crediamo nel Corano’ e non vi faremo del male”. La donna spiega che “c’era un medico che veniva ogni due-tre giorni e portava i farmaci di cui avevamo bisogno”, aggiungendo che un prigioniero rimasto gravemente ferito in un incidente motociclistico è stato curato. Agli ostaggi veniva consentito “di lavarsi e mangiare”, mentre a lei così come agli altri sono stati tolti gioielli e l’orologio. Da mangiare “ci hanno dato pane pita, formaggio a pasta dura, formaggio cremoso magro e cetriolo e quello è stato il nostro cibo per l’intera giornata”, ha detto Yocheved Lifshitz, spiegando che “dormivano su materassi sul terreno“. Il gruppo sembrava “davvero preparato” e che l’operazione fosse stata pianificata da molto tempo, ha aggiunto.
“Each person had a guard watching him or her. They took care of all the needs. They talked about all kinds of things, they were very friendly.”
Yocheved Lifshitz details what it was like while being held hostage by Hamas.
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— Sky News (@SkyNews) October 24, 2023
Una volta raggiunti i tunnel di Gaza, la donna racconta di essere stata accompagnata in una grande sala con altri 25 ostaggi, ma dopo qualche ora i sequestratori l’hanno portata in un’altra stanza insieme ad altre quattro persone. La figlia Sharone ha spiegato che il rilascio di sua madre è “un piccolo raggio di luce, ma c’è anche un’enorme oscurità, la guerra è ancora in corso. Mia madre vuole trasmettere le informazioni, vuole lavorare per farli tornare a casa, ne sono certa. Lei e papà erano separati, lui é tenuto in un altro posto. Spero che anche lui torni sano e salvo al più presto possibile”, ha concluso.
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