Il professore reggino
Il ricordo di Lorenzo Infantino, filosofo della libertà e maestro del pensiero economico

Lorenzo Infantino è il professore del quale tutti gli studenti ricordano le lezioni. Al limite dello scanzonato quando spiegava, ma dal pensiero preciso come una lama. Non c’è possibilità di separazione tra l’uomo e la scienza perché amava lo studio più di ogni altra cosa. Non esitava a bollare come stupide le idee sbagliate, nonostante la compassata educazione da lord inglese. Ogni anno amava passare qualche settimana a Londra e a Oxford.
I suoi scritti sono stati sistematicamente accettati e richiesti da case editrici importanti all’estero, anche quando in Italia qualche difficoltà si palesava. Tra la sua prima opera ‘dall’utopia al totalitarismo’ al suo ultimo saggio sulla Conoscenza e il prossimo che avrebbe dovuto andare alle stampe nei prossimi mesi sul totalitarismo, l’evoluzione è chiara. Partì come me da posizioni e una culla socialista. Rapidamente capì prima di tanti che il collettivismo annacqua la capacità di analisi, non distrugge solo la ricchezza o la libertà. Per farci capire come funzionasse l’uomo ci spiegò con attenzione la moda e il pensiero di Ortega y Gasset, di cui era un grandissimo conoscitore.
Grazie a lui traducemmo le difficili intuizioni di Alberoni sull’amore in quella semplice definizione ‘coincidere con sé stessi’ che metteva in contatto il pensatore spagnolo con Georg Simmel. Non ci ha spiegato il comportamento delle curve di offerta e domanda. Lui ha spiegato cosa c’era a sostenere quelle curve, la società, inscindibile dal ragionamento economico. La globalizzazione come esito inintenzionale e quindi impossibile da ‘creare’ e in definitiva impossibile da soffocare. Il suo pensiero ha trovato le perfette radici in Mises e Hayek. Di quest’ultimo sottolineava come fosse analizzato per le conseguenze delle sue teorie economiche, senza capire che il cuore dell’insegnamento di Hayek era la sua analisi del comportamento e dell’azione umana.
Per molti suoi allievi è stato il professore che in doppio petto o con un elegantissimo abito di sartoria era capace di sorridere con gli occhi mentre sciorinava teorie su teorie con una semplicità ineguagliabile. Più grande di tanti altri. Di Pellicani riconosceva la capacità di critica al socialismo, ma gli rimproverava l’incapacità di fare il passo finale che gli avrebbe consentito di comprendere e analizzare la realtà in modo compiuto. Ma anche rispetto ai tanti docenti che abbiamo avuto, suoi colleghi, da Antiseri a Marzano, da Landolfi a Ungari, da Cubeddu all’interminabile teoria dei sociologhi da tv, Lorenzo Infantino è l’unico ad averci insegnato cosa è la società e come funziona la società, come si può e si deve difendere la libertà.
La sua capacità fu quella di miscelare esperienza concreta e studio indefesso. Il suo lavoro lo portò in Banca d’Italia, al centro studi. Lì incontrò Paolo Baffi al quale si riferì sempre come intelligenza e rettitudine. Pochi sanno che fu sindacalista, capace di portare il suo sindacato di allora, la Uil ad essere il primo sindacato della Banca d’Italia. Poi l’insegnamento e ancora la ricerca gomito a gomito con alcuni dei più grandi d’Italia. Ma a mio avviso il più grande per semplicità e capacità di definizione chirurgica era proprio lui. Senza alcuna enfasi e senza alcuna voglia di sgomitare. Riteneva il desiderio di apparire inutile.
‘Io sono il mio studio. Cosa vuoi che mi importi di scrivere su un giornale. Io faccio scienza, altri facciano le vallette, se lo desiderano.’ Lo diceva con quel sorriso canzonatorio che ad alcuni sembrava una diminutio. E invece era solo consapevolezza che il sapere non è pomposo. O funziona o non funziona. Lo scienziato è quello che propone teorie che funzionano. Le teorie di Lorenzo Infantino dovevano funzionare. Era ed è l’unico requisito perché potessero essere stampate. Speriamo di leggere la sua ultima fatica sul totalitarismo. Ne abbiamo bisogno per capire cosa accade in questa epoca che nessuno riesce ancora a spiegare bene. Lorenzo Infantino sul punto aveva chiarissimo tutto.
© Riproduzione riservata