Assassino tra gli assassini, i più spietati in circolazione, in viaggio ad alta velocità su un treno che attraversa il Giappone, Ladybug, è determinato a concludere la missione per cui è stato ingaggiato, dopo una serie di colpi falliti. Questa la trama di Bullet Train che vede Brad Pitt sicario sfortunato diretto da David Leitch, lo stesso di Deadpool 2. In programma per approdare al cinema il 25 agosto, il film aprirà il Locarno Film Festival il 3 agosto, proiettato sullo schermo gigante di Piazza Grande e conta anche la partecipazione di Aaron Taylor Johnson che, alla rassegna svizzera, introdurrà la pellicola e riceverà l’Excellence Award Davide Campari.

Sin dal trailer Bullet Train mostra di prediligere i toni della commedia anche se è tratto da I sette killer dello Shinkansen, libro di uno dei più famosi e acclamati autori di action-mistery giapponese, Kōtarō Isaka. Nel cast anche una star tra gli adolescenti, Joey King, al momento “principessa” di Netflix con The Princess e la trilogia The Kissing Booth e Brian Tyree Henry, accoppiato a Johnson come suo gemello assassino. Incontriamo virtualmente, in conferenza mondiale, il regista David Leitch, Brad Pitt, la produttrice Kelly McCormick e il resto del cast in diretta da Parigi, per ascoltare i loro racconti sul film, nato in pandemia.

Piena coralità e non solo Pitt per Bullet Train, film che sembra giocare con il fato, a detta di McCormick: “Una delle cose divertenti della sceneggiatura è che parla proprio di destino, un tema non convenzionale per un film così commerciale. Tutti i personaggi hanno storie diverse e sono lì per motivi diversi”. Sarà stato forse proprio il destino a riunire Brad Pitt con David Leitch, ora regista ma un tempo controfigura stunt dell’attore in moltissime pellicole: “È stato divertente per me guardare Brad interpretare uno stuntman in C’era una volta a…Hollywood, abbiamo preso strade diverse per un po’ ma il fato ci ha riunito” scrive Leitch nelle note di produzione.

Grazie a Pitt, Bullet Train, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros Italia, ha visto crescere il suo seguito, gliene dà subito credito in conferenza Leitch: “È stato tutto meraviglioso, abbiamo iniziato a lavorare al film all’inizio della pandemia e poi Brad ha deciso di unirsi al progetto e all’improvviso tutti questi altri attori hanno iniziato a gravitare attorno a noi e siamo riusciti a formare questo incredibile cast”. La parola passa poi a Brad Pitt che ruba la scena, in forma e brillantezza con i suoi meravigliosi 58 anni. Non perde un colpo nonostante le dichiarazioni di qualche settimana fa a GQ, a cui ha confessato di soffrire di prosopagnosia, disturbo neurologico che non gli permette di distinguere i visi delle persone.

Cosa le ha fatto dire di sì al film?
La sceneggiatura è arrivata in un punto della pandemia in cui c’era come una depressione generalizzata e dove tutti stavamo un po’ diventando pazzi. L’ho letta e ho scoperto che era veramente divertente e mi sono riscoperto a ridere tantissimo. In più, era un’occasione questo film per riunirmi con un vecchio amico, David, che ho incontrato in passato come attore e come mia controfigura in Fight club. Abbiamo lavorato insieme anche in The Mexican, Mr. & Mrs. Smith e Troy. Stava bene in gonnellino!. È stato bello tornare a lavorare con lui questa volta in cui era il capo.

Ci può raccontare qualcosa di più di Ladybug? Sembra si sia divertito ad interpretarlo.
Ladybug è un idiota e questo è il ruolo più divertente da interpretare. Il vero Dna del personaggio è tutto nella scrittura di Zak Olkewicz ma ci siamo immaginati come se fossi appena uscito da una sorta di esaurimento nervoso, sicuramente derivato dalla mancanza di lavoro. Forse ha fatto un paio di mesi di terapia e per questo ha immaginato di avere finalmente tutte le risposte in tasca e che da lì in poi sarebbero state tutte rose e fiori e avrebbe potuto risolvere ogni conflitto pacificamente. Ladybug sembra un 22enne che sta scoprendo se stesso. La cosa triste è che è esattamente come mi sento io ora adesso nella mia vita.

Se per Ladybug non c’è nulla di semplice nel mestiere da killer, in quello di attore invece cosa c’è di semplice e cosa di difficile?
La cosa più difficile per me è sempre svegliarmi la mattina presto però, passare il tempo con questi ragazzi è stato un piacere ed ho dei bellissimi ricordi del nostro tempo insieme sul set. Andavo a casa la sera che mi sentivo veramente soddisfatto e credo che questo sia il vero divertimento e l’obiettivo primario del nostro lavoro e ciò che mi piace di più.