Balcani, terre d'Europa
C'è in ballo la stabilità del Vecchio Continente
Il ruolo chiave dei Balcani nell’Europa: perché siamo in debito e perché rischiamo di finire dietro Russia, Cina e arabi
La nuova rubrica “Balcani, terre d’Europa” di Federica Woelk appassionata della penisola balcanica e della Bosnia ed Erzegovina in particolare. Laureata in Scienze Politiche all’Università di Innsbruck, ha due master in Studi Europei
Il primo articolo di una rubrica speciale sui Balcani. La prima di una serie di riflessioni su quello che sta succedendo, ma anche su quello che è già successo e quello che potrebbe succedere. L’emozione di parlare di passato, presente e futuro costantemente. L’intreccio di culture, religioni, lingue che ha segnato la vita e la storia del territorio.
Questa rubrica cercherà di rappresentare un quadro chiaro principalmente sugli eventi attuali nei sei Paesi che vogliono entrare nell’Unione europea, non trascurando, in modo sporadico, anche Paesi come la Romania, la Bulgaria e la Grecia. Vuole essere una fotografia della situazione attuale basandosi anche sul passato, e vuole rappresentare l’occasione per i cittadini italiani di avvicinarsi ancora di più a dei Paesi che sembrano così lontani, ma in realtà sono nostri vicini diretti.
Dobbiamo quindi porci alcune domande iniziali, per poter affrontare questa immersione nei Balcani: perché i Balcani sono così fondamentali per noi? Perché la comunicazione sui Balcani è praticamente inesistente, in Italia? E perché noi dovremmo aiutare i Balcani ad entrare nell’Unione europea?
Partirei dalla prima domanda. Ci sono varie risposte e sono tutte corrette. Innanzitutto per la loro posizione strategica: sono direttamente nostri vicini, confinano con l’Unione europea. Anche per geopolitica: le influenze russe, cinesi e arabe in questa regione stanno aumentando di giorno in giorno e rischiano di spostare l’Unione europea ai margini. Non possiamo permettere che questo accada. Ma questa regione è fondamentale anche e soprattutto per la storia: c’è un tesoro storico, c’è un vissuto, in ognuno di questi Paesi, intrinsecamente legato a noi.
Ultima ragione, ma non meno importante, è che noi dobbiamo loro un futuro. Dopo il fatto di non essere intervenuti e non averli sostenuti durante la guerra degli anni 90, noi dobbiamo loro un futuro europeo. Eravamo distratti da altri eventi. E non siamo stati capaci di impedire i conflitti violenti e di proteggere le persone (e in parte non abbiamo voluto). Adesso è arrivato il momento di riequilibrare la situazione.
Vorrei però passare a un altro punto fondamentale: la mancanza di comunicazione sui Balcani in Italia. E’ incredibile come non se ne parli mai, se non quando le tensioni riaffiorano (come al momento in Kosovo – della Bosnia Erzegovina si parla poco o nulla). Ci sono delle associazioni che lavorano per cambiare questo (come l’Osservatorio Balcani e Caucaso) ma in generale la comunicazione su questi Paesi è quasi inesistente. E basterebbe così poco per informare e far interessare le persone. Manca chi riesce a raccontarle ai cittadini. Manca chi connette davvero i Balcani all’Europa. Manca chi conduce il filo rosso dall’Europa ai Balcani. E su questo dovremmo lavorare. Perché poi di esperti di Balcani ce ne sono; non tantissimi, ma ce ne sono, e sono davvero appassionati.
Rimane l’ultima domanda, forse quella politicamente più difficile: perché dovremmo far entrare i Balcani nell’Unione europea? Semplicemente perché sono i nostri vicini e fanno parte dell’Europa, geograficamente, culturalmente, economicamente e politicamente. La loro cultura è ricca di diversità, ma ha intrinsecamente legata alla nostra. Hanno sofferto, si sono rialzati, e qualcuno di questi Paesi sta lavorando intensamente per meritare l’appartenenza europea (l’Albania e la Macedonia del Nord – che ha perfino cambiato nome per poter avvicinarsi a un futuro europeo – fra tutti). E’ vero, qualcuno di questi Paesi non è ancora pronto, e forse non lo sarà mai completamente. Ma dobbiamo impegnarci per permettere loro di potersi almeno avvicinare. Limitando un nazionalismo basato sull’etnia che rischia di far esplodere nuovamente tensioni. C’è in ballo la stabilità tanto voluta dall’Unione europea.
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