In gergo l’immunità di gregge viene indicato come un meccanismo per cui quanto più è elevato il numero di persone che non sono in grado di trasmettere una malattia infettiva, come il caso del coronavirus o in generale una malattia causata da un batterio, minore sarà la probabilità di essere contagiati. Questo significa che quando la maggior parte di una popolazione sviluppa l’immunità nei confronti di una infezione, o perché l’ha già contratta o perché è ricorsa al vaccino, l’agente patogeno non trova soggetti da infettare, proteggendo indirettamente anche i pochi che sono ancora ‘scoperti’. L’immunitá data dal gregge si ottiene normalmente grazie a un vaccino che provoca risposte immunitarie specifiche nella popolazione attraverso la produzione di anticorpi mirati contro la malattia in modo simile a come avverrebbe con l’infezione, ma con conseguenze minime.

 

LA SPIEGAZIONE– La strategia dell’immunità di gregge riguarda le malattie infettive contagiose. La sua esistenza è stata dimostrata in maniera indiretta in diversi casi come con l’eradicazione della rabbia in Germania alla fine del secolo scorso. Il numero di individui che devono essere vaccinati per tutelare le persone che non sono protette, o perché non possono essere vaccinati o perché non hanno sviluppato un’immunità totale al vaccino, varia in base all’agente patogeno. Per fare un esempio, nel caso di malattie infettive molto diffuse come il morbillo, è possibile considerare al sicuro l’intera popolazione quando almeno il 95 % di essa risulta vaccinata. L’immunità di gregge diventa cosí determinante per arrestare una malattia infettiva nel caso in cui avvenga un vaccinazione di massa, mentre ottenerla in maniera naturale può portare a conseguenze molto gravi.

Nel caso del nuovo coronavirus, l’immunità di gregge potrebbe risultare difficile da attuare in quanto in primis sarebbe complicato definire la soglia d’immunità di gregge visto che non si conosce ancora esattamente quanto sia contagioso il covid-19. Inoltre, non potendo quantificare l’immunità sviluppata dalle persone guarite è difficile calcolare l’orizzonte temporale della protezione indotta dal gregge.

IL CASO REGNO UNITO – In merito alla pandemia del coronavirus, il Regno Unito é stato l’unico Paese che ha tirato in ballo questo tipo di soluzione scatenando molte polemiche. Infatti, il premier britannico Boris Johnson ha dichiarato in una conferenza stampa dedicata al tema del covid-19 che il popolo inglese dovrà abituarsi a perdere i propri cari e che la vita quotidiana continuerá normalmente senza chiusura di scuole, università o attività commerciali mirando, appunto, all’immunità di gregge.

Il consigliere scientifico del governo britannico, Patrick Vallance, ha infatti dichiarato che la strategia per il contenimento del virus è quella di sviluppare una certa immunità nella popolazione e, per farlo, è necessario che il 60% della popolazione contragga il coronavirus. In linea generale, l’immunità di gregge non può essere indotta volontariamente lasciando infettare il maggior numero di persone, ma è più funzionale renderlo piuttosto un obiettivo da raggiungere tramite le campagne vaccinali sviluppando anticorpi anche per i più deboli o per i soggetti più inclini a contrarre l’infezione. La soluzione che quindi propone il governo inglese, almeno per una prima fase, è quella di provare a contenere l’epidemia attraverso l’immunità che le persone contagiate svilupperanno.

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