Non diventi alibi dei protezionisti
Il Coronavirus minaccia il libero mercato, a rischio l’economia internazionale
L’impatto del Coronavirus sui mercati internazionali, il diritto alla salute e all’informazione, l’ancora irrisolto problema del rapporto tra scienza e politica sono stati i punti cardine dell’incontro che si è tenuto ieri a Roma, organizzato da Utopia, società leader di consulenza nel settore di politica, comunicazione e giornalismo. A dare il via al dibattito, il vicedirettore del Tg5, Giuseppe De Filippo, che in un articolo pubblicato su Il Foglio il 10 febbraio scorso, ha analizzato la scarsa attendibilità e trasparenza delle informazioni provenienti dalla Cina e che non risultano essere ancora sufficientemente chiare. Il Ministero della Salute cinese ha fatto sapere che attualmente i bilanci dei contagi in Cina sono circa 72 mila con un totale di 1900 morti, e un trend di crescita quotidiana di 2000 nuovi contagi, con 100 nuovi morti al giorno. Dati e informazioni che non hanno lasciato indifferenti gli utenti sul web, sui quali Utopia ha condotto una serie di ricerche online, mostrando, grazie all’utilizzo di un sofisticato algoritmo, che consente di analizzare grandi quantità di dati, l’impatto delle notizie e la successiva psicosi telematica. Su Twitter, Utopia ha infatti contato ben 58.609 tweets, solo in lingua italiana, 172.228 retweets e 8.357 hashtag, dove le prime parole più ricercate sulla piattaforma sono state “primo caso”, accanto a “ristorante cinese”, “casi sospetti” e “Spallanzani”.
A interagire con De Filippo, il Deputato di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, sottosegretario per gli Affari Esteri e la cooperazione internazionale, che ha commentato con un prudente «Non lo so», la domanda che gli viene ripetuta ormai pedissequamente ogni giorno: «Quale sarà l’impatto economico del Coronavirus?». Una risposta che per Scalfarotto non può essere prevedibile da nessuno, ma anzi «esprimersi a riguardo può essere poco saggio, se non dannoso». I danni della psicosi da Coronavirus, per il sottosegretario, potrebbero essere molto ingenti sia nella microeconomica (l’esempio più lampante che riporta è quello del ristorante cinese sotto casa desolato già da diversi giorni), sia nell’economia mondiale, qualora il panico prendesse il sopravvento. Ha poi ribadito la dipendenza del mercato italiano dal sistema di scambio mondiale, perché «noi italiani viviamo di mercati aperti», visto che «siamo un Paese relativamente povero di materie prime e nei mercati non solo vendiamo, ma compriamo anche». Eppure, nonostante la crescita italiana sia legata al sistema di rapporti e di scambi internazionali, Scalfarotto ha ricordato che «in Italia c’è gente che predica il protezionismo, i dazi e la chiusura» e che il Coronavirus potrebbe addirittura in alcuni acuirne l’idea.
Uno scenario non auspicabile perché «i dazi sono sempre una tassa per il consumatore finale», oltre che «un fattore che declina l’economia». Auspicandosi, quindi, che l’Italia resti sempre sul fronte dell’apertura, il sottosegretario ha descritto il profilo del nostro Paese, «non solo rispettato ma anche ben voluto», con tutte quelle qualità che ne rappresentano i punti di forza: «Siamo capaci di fare un prodotto misurato sul cliente. Facciamo sempre alta moda, anche quando facciamo auto o prosciutti», perché «conosciamo il cliente, le sue esigenze, senza abbandonarlo mai, neanche nel post-vendita». Infatti, in materia di commercio internazionale, per Scalfarotto, non basta solo guardare ai cinesi come «a un partner amico, ma ricordarci altresì il nostro impegno in Occidente».
L’idea di un atlantismo che citando Bastiat, «dove non passano le merci, passano gli eserciti», ricorda i nostri impegni internazionali: «Non dobbiamo dimenticarci che siamo nella Nato, nell’Unione Europea, l’alleanza atlantica, quelli sono i nostri amici, il nostro posto nel mondo». A proposito dei contatti italiani con gli Stati Uniti, anche il Presidente della Fondazione Ottimisti e Razionali, Claudio Velardi è intervenuto, sollevando il dubbio sui probabili cambiamenti commerciali della scacchiera mondiale, qualora i Democratici trionfassero alle prossime elezioni americane. Scalfarotto ha commentato che «sebbene gli anni di Trump lasceranno tracce, la sua presidenza sembra che stia funzionando in materia di commercio», pur non facendo mistero della sua preferenza per il democratico, Pete Buttigieg, perché «bilanciato, autorevole, con una posizione di forte ricambio generazionale», l’unico che a suo avviso porta avanti la linea Obama e che «potrebbe fare una politica di discontinuità vera».
Conclude il sottosegretario con la speranza è che «in entrambe le direzioni, Occidente e Oriente, l’Italia continui ad avere una politica estera predictable (che sia prevedibile, non scontata) perché, in caso contrario, perderemmo qualsiasi credibilità internazionale», ma soprattutto basata sui principi dell’atlantismo e del libero scambio.
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