Sono cresciuta in una famiglia che ha fatto dell’etica la sua seconda fede. Conosco il rigore e la profondità dei principi che sono stati alla base della vita di Guido Carli, il nonno col quale ho vissuto fino alla mia adolescenza. L’economista Carli, che da servitore dello Stato ha gettato le basi per un’Italia migliore. Uomo dai valori solidi e intangibili, che hanno segnato la sua lunga carriera vissuta ai vertici delle istituzioni: governatore di Bankitalia, presidente di Confindustria, il ministro dell’Economia che ha contributo all’ingresso dell’Italia nell’euro. Per me il nonno è stato soprattutto esempio di etica intesa come stile di vita. Ne avvertiamo ancora fortemente il bisogno. Ecco perché la Fondazione che porta il suo nome e che ho l’onore di presiedere, da oltre dieci anni si è fatta carico di raccogliere e valorizzare l’eredità morale di Guido Carli, farne rivivere lo spessore culturale e la spinta al cambiamento. Ma il premio con cui ogni anno vengono celebrate le personalità e i talenti italiani nel mondo – e che nel giugno 2020 giunge alla sua undicesima edizione – non sarà più il solo appuntamento promosso dalla Fondazione. Per rinnovare la memoria ha promosso una serie di confronti che avranno proprio l’etica come filo conduttore. Il primo è in programma giovedì 28 novembre a Milano, nella sede della Borsa a Piazza Affari, alle 17,30. E vedrà come protagonisti i vertici istituzionali e imprenditoriali del Paese. Saranno impegnati in un dibattito, dall’esito tutt’altro che scontato e prevedibile, su un fenomeno che qualche anno fa coinvolgeva poche grandi imprese e che adesso si sta facendo largo anche tra piccole e medie aziende. Negli Stati Uniti, in Europa e lentamente in Italia.

LEGGI ANCHE – Il sogno globale è al capolinea: da dove ripartire

Quella che sembrava una moda manageriale si è trasformata in obiettivo strategico nel mondo imprenditoriale, perfino in opportunità per incrementare gli utili. Se si volesse semplificare, diremmo che l’impresa ha iniziato a indossare i panni dell’etica. A fare proprie, benché non scritte, le regole della tutela dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico, del rispetto della salute del consumatore, della rivalutazione dei salari dei dipendenti. È quel processo che sta portando all’affermazione del concetto di impresa etica, di responsabilità sociale delle aziende.
Un processo, appunto, e in quanto tale tutt’altro che compiuto. Almeno nel nostro Paese. Negli Stati Uniti il tema è stato ritenuto di così stringente attualità, perfino urgenza, che 181 amministratori delegati di altrettante multinazionali hanno affrontato la questione stipulando un patto, lo scorso agosto. È il patto tra etica e logica del profitto, per certi versi. Oltreoceano lo hanno siglato perché consapevoli ormai del fatto che seguendo una condotta etica i margini degli utili sono destinati ad aumentare. Perché il mercato ha modificato le proprie aspettative e il consumatore è sempre più attento a quel che acquista, a come e da chi è stato prodotto un determinato bene. Anche nel nostro Paese c’è altrettanta consapevolezza.

I vertici di grandi marchi del made in Italy hanno dato attuazione, e non da ora, al cosiddetto codice etico, sebbene non imposto da norme vigenti. Ma non funziona così per tutti. Il fenomeno, che negli Stati Uniti hanno voluto codificare, in Italia è stato rimesso alla discrezionalità e alla buona volontà dei tanti amministratori che si stanno muovendo come se anche da noi quelle regole fossero state messe nero su bianco. Forse è giunto il momento che questa accada anche qui, perché la nostra Italia dell’ingegno e dei talenti non ha nulla da imparare. Ad apertura del dibattito milanese, sarà la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati a portare il saluto istituzionale all’evento, il sindaco di Milano Giuseppe Sala quello della città. Dopo la mia introduzione, prenderanno la parola Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, e Gianni Letta, presidente onorario della Fondazione. Poi, il via al dibattito con Urbano Cairo, presidente della Cairo Communication, Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, Stefano Domenicali, ad di Lamborghini, Sergio Dompé, presidente e Ceo di Dompé Group, Patrizia Grieco, presidente di Enel, Carlo Mazzi, presidente di Prada Group, Paola Severino, vice presidente della Luiss Guido Carli, Marco Tronchetti Provera, il vice presidente esecutivo e ad di Pirelli. Un nuovo appuntamento su “Etica ed economia” è già in programma per febbraio alla Luiss di Roma. Sono i grandi interrogativi che segnano il nostro tempo e che la Fondazione Guido Carli ha deciso affrontare col contributo delle figure più autorevoli.

Romana Liuzzo

Autore