Per sostenere che vi sia un problema sicurezza, basterebbe stare qui su questo sferragliante bus che arranca nel traffico romano; due bambini, bambini già perché non avranno più di dieci, undici anni, infastidiscono i passeggeri, bestemmiano e insultano chiunque capiti loro a tiro, riprendendosi con un cellulare.

Non hanno alcuna rassicurante fisionomia da lumpenproletariat periferico che possa conciliare assolutori pensieri sui poveri incattiviti dalla loro condizione: sono ben vestiti, hanno zaini voluminosi e costosi e in mano oltre allo smartphone con cui eternano la spicciola bravata reggono due energy drink fosforescenti.

Vessillo araldico sbandierato dagli streamer di Twitch durante le loro dirette-fiume, sostanze a base di caffeina il cui utilizzo smodato, lo dicono i medici, fa male assai e crea dipendenza ma consente di reggere i ritmi forsennati del parlare a beneficio di videocamera per decine e decine di ore. Un piccolo trattatello di sociologia della disintegrazione sociale ed educativa scorre nell’ingombro spazio del bus, sotto gli sguardi atterriti dei passeggeri.

Il problema, quando si parla di insicurezza e violenza, non è mai quello dei cattivi modelli. Ragion per cui le parole grosse di repressione e maggior presenza dello Stato suonano ipocrite. È piuttosto la completa assenza di modelli, a rilevare; cui questo vuoto digitale, propiziato dalla ritirata frettolosa di genitori e sistema educativo, risponde amplificando l’aggressività vissuta come unica modalità di affermazione della propria presenza.
La carta, diceva Baudrillard, precede il territorio.

L’immagine eternata lungo i canali di silicio sembra quasi non appartenerci, rifluisce a contenuto sensazionalistico e irreale, totalmente scisso da qualunque senso di responsabilità.
Milan Kundera in ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’ ha notato quanto e come la fugacità operi da attenuante, perché ci impedisce nella sua apparente irrealtà di esprimere qualunque verdetto. Persino atti ripugnanti come lo stupro vengono replicati a beneficio delle praterie digitali, in contrasto con l’oscurità di cui da sempre il crimine vuole ammantarsi. L’insicurezza si generalizza, diventa moda.

Già a Catania nel 2019, tre giovani erano stati arrestati per uno stupro che avevano videoripreso. E poi a Palermo, nel luglio del 2023. Ora, nel caso che ha visti coinvolti i sette ragazzi egiziani a Catania, si teme che qualcuno degli stupratori possa aver ripreso le scene della violenza. La violenza diventa rassicurante, comoda, una modalità di stare al mondo che riflette insicurezza in ogni ambito della vita umana. Insicuro è l’individuo davanti al vuoto che avanza, insicure si rendono le città e le classi nelle scuole. Tutto viene centrifugato, annegato, in una coltre di incertezza, unico linguaggio della partecipazione alla società nel tempo presente.
In questo senso, non solo i sette egiziani arrestati a Catania per lo stupro sono ‘minori non accompagnati’. Intere generazioni, ormai, orfane dell’educazione impartita da famiglie e scuola, lo sono.