Quasi cento morti accertati (l’ultimo bilancio è di 93 vittime), oltre mille dispersi e resti umani ovunque in attesa che vengano identificati. E’ l’orrore dell’incendio durato circa 36 ore che ha devastato nei giorni scorsi l’isola di Maui nelle Hawaii, tra i roghi più devastanti degli ultimi cento anni, mettendo a rischio l’ecosistema. In attesa che vengano accertate presunte responsabilità, con numerosi cittadini che lamentano l’allarme tardivo lanciato dalle autorità, continua la conta dei danni sull’isola americana.
Nessun italiano è tra le vittime o tra i dispersi secondo quanto comunicato dalla Farnesina. Ma gli accertamenti sono ancora in corso. Il governatore dello Stato, Josh Green, in una conferenza stampa, ha sottolineato che il bilancio “continuerà a salire. Vogliamo preparare le persone a questo”.

Si tratta dell’incendio più grave registrato negli Stati Uniti: superato il triste record di quello avvenuto nel 2018 nel nord della California, che aveva provocato 85 morti. Le strutture distrutte o seriamente danneggiate sono 2.200 solo nel West di Maui: quasi tutte (l’86%) sono residenziali. Un incendio che ha provocato “perdite stimate in circa 6 miliardi”, ha detto Green, aggiungendo che ci vorrà “un’incredibile quantità di tempo” per riprendersi. L’agenzia federale per la gestione delle emergenze ha affermato di aver segnato con una X auto ed edifici che hanno già ricevuto un primo controllo, ma all’interno dei quali potrebbero ancora esserci vittime. Al secondo passaggio delle squadre, in caso di ritrovamento di resti, saranno segnati con le lettere ‘Hr’.

Gli italiani residenti sull’isola sono 60. Sono tutti vivi, alcuni dei quali contattati dopo giorni perché rimasti isolati in zone senza corrente. “A Lahaina avevamo un ristorante, Sale e Pepe Pizzeria e Cucina. Distrutto” racconta il ristoratore italiano Michele Di Bari, sopravvissuto insieme alla moglie. Duro il suo racconto a Repubblica: “Non abbiamo ricevuto alert, né ordini di evacuazione: martedì pomeriggio eravamo in centro a Lahaina, chiusi in casa perché stava passando la coda dell’uragano, un fenomeno usuale. Ci siamo accorti quasi per caso di quanto stava accadendo”. Poi la decisione giusta, prendendo la strada che non portava verso il mare: “Con mia moglie e mia figlia di 12 anni, abbiamo deciso in fretta di scappare. Volevamo passare dal nostro ristorante poche centinaia di metri più in là a far scorta di acqua ma per fortuna non lo abbiamo fatto. Chi ha imboccato la strada principale andando a destra, verso Kanaapali, si è salvato. Chi ha svoltato a sinistra, dov’era anche il nostro locale, pensando di mettersi in salvo vicino al mare, è morto”. “All’inizio – aggiunge -siamo rimasti incastrati nel traffico: ci sono voluti almeno 45 minuti per allontanarci, con le fiamme a inseguirci, velocissime. Purtroppo, solo chi si è reso subito conto del pericolo è riuscito a scappare”

Sempre a Repubblica un altro connazionale, Filippo Lippi, docente, racconta: “Un’infermiera mi ha detto che sono almeno 300 i resti umani trovati. Ma in uno stato tale che è ancora difficile capire a quante vittime appartengono”. E’ stato evacuato all’alba di martedì 8 agosto insieme alla moglie e al figlio di 5 anni. “Abbiamo preso solo i documenti: il passaporto, i certificati di nascita, che teniamo sempre pronti in questa terra di uragani. Siamo stati i primi a scappare perché eravamo davvero vicini al fronte: ma i firefighters (vigili del fuoco) hanno fatto un lavoro davvero incredibile, hanno salvato la nostra area e siamo tornati a casa in 24 ore”.

Lo stesso Lippi ha poi riferito i racconti raccapriccianti di alcuni suoi alunni: “Uno di loro ha trovato i genitori carbonizzati in macchina. Erano morti abbracciati“. Adesso si continuano a cercare gli oltre mille dispersi anche se le probabilità di ritrovarli vivi sono assai ridotte.

La chef Rosa Mariotti, sempre a Repubblica, racconta: “Ci sono cadaveri ovunque: fra le macerie degli edifici e nelle auto arse. E poi in mare dove tanti si sono gettati per salvarsi. Qualcuno ci è rimasto anche 5 ore prima di essere recuperato. I più fragili potrebbero non aver resistito”.

Sulla tragedia è intervenuto nel corso dell’Angelus domenicale anche Papa Francesco: “Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime degli incendi che hanno devastato l’isola di Maui, nelle Hawaii”.

Intanto la Farnesina ha aperto un desk per l’assistenza agli italiani all’aeroporto internazionale di Maui. Su twitter vengono anche forniti i numeri telefonici e gli indirizzi mail del Consolato di San Francisco e del Consolato onorario di Honolulu per poter fare segnalazioni e richieste di assistenza.

Redazione

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