“Non pregate, non leggete il Corano ma suonate musica allegra”. Le parole sono pesanti come macigni, vivono di vita propria. Ribaltarne il significato è esso stesso il primo dei delitti contro un popolo, una società, una cultura millenaria.  E così in Iran dal 1979, e poi tragicamente in altri luoghi dominati dalla teocrazia di un Dio triste, severo e sanguinario, il concetto di restaurazione di una dittatura medievale (il loro, non quello dell’Occidente) basata non già sulla ricchezza colorata e multiforme della cultura acquisita e donata al resto dell’umanità, ma sulla miseria dominante di un libro solo, si è sterilmente trasformata nel suo opposto: Rivoluzione.

Ma quale rivoluzione! Quella col significato giusto la stanno facendo dallo scorso anno le tante donne, studentesse, madri come Mahsa Amini che rivendicano il loro diritto a condurre una vita più libera e felice, non dominata dalla Shariʿah ma regolata in modo più civile e democratico. E i tanti omologhi maschi che le sostengono come il giovane Majidreza Rahnavard impiccato disumanamente a soli 23 anni da quei preti diabolici che dominano col terrore parte dell’antica Mesopotamia, la “terra tra i due fiumi” come la chiamavano i greci, in base all’accusa di “inimicizia contro Dio“.  Un classico delle autocrazie terroristiche di ogni tempo, anche in questo caso definitasi impropriamente “Repubblica” come l’eresia o l’essere genericamente controrivoluzionari.
E così dal settembre 2022, la polizia morale (neanche la fantasia più fervida e multitasking di Orwell ci sarebbe arrivata) ha assassinato più di 600 manifestanti tra i quali molti minorenni.
Una sorta di guerra civile a trazione femminile dove però il popolo sta combattendo a mani nude.

Un nuovo olocausto dei nostri tempi che dovrebbe servire a scuotere molte più coscienza di quanto sta avvenendo. Le giustissime dichiarazioni di condanna sono intanto il minimo sindacale che l’Italia, la UE e i paesi liberi e democratici del mondo stanno opponendo a questo ennesimo inutile massacro di innocenti.   Serve andare oltre, cominciando a pensare di mettere in campo sanzioni durissime, anche di tipo economico, contro l’anacronistico regime di Teheran.