Alla luce dei risultati ottenuti dal 2022, la Commissione ritiene che la Bosnia ed Erzegovina abbia raggiunto il livello necessario di conformità ai criteri di adesione. Pertanto, la Commissione raccomanda al Consiglio di avviare i negoziati di adesione con la Bosnia ed Erzegovina. Raccomanda inoltre, sempre al Consiglio, di adottare il quadro negoziale una volta che la Bosnia ed Erzegovina avrà compiuto ulteriori passi in linea con la relazione della Commissione. La Commissione è pronta a riferire al Consiglio sui progressi compiuti dalla Bosnia ed Erzegovina in relazione a tali passi.

Finalmente siamo arrivati a un momento cruciale per la Bosnia ed Erzegovina: si aprono i negoziati con l’Unione europea, ufficialmente. Una notizia che purtroppo non risuona come quella dell’Ucraina e della Moldavia, ma che ha una rilevanza forse ancora maggiore. Un paese in panchina da decenni (per propria responsabilità, in gran parte), che al momento è molto a rischio per quanto riguarda l’Influenza russa.
Di fatto, la notizia dell’apertura dei negoziati è dunque riconducibile a una scelta politica, dovuta alla geopolitica e al rischio sempre più alto che la Russia non si fermi solamente all’Ucraina ma interferisca attivamente nei Balcani al fine di destabilizzare la situazione nella regione.

Sebbene vada riconosciuto che nell’ultimo mese e mezzo la Bosnia ed Erzegovina abbia adottato più riforme di quanto abbia adottato in dieci anni, alcune di esse hanno ancora margine di netto miglioramento. Eppure, si è riusciti a far passare perfino la riforma sui conflitti d’interesse, nessuno ci avrebbe mai scommesso. Alcuni analisti hanno però sottolineato che tale riforma importante manca di aspetti fondamentali.
Il fatto è che ora si apre una porta importante: i negoziati con l’Unione europea aiutano ad allineare la Bosnia ed Erzegovina ancora di più con gli standard europei. La domanda che resta però è la solita: Milorad Dodik, (Presidente di una delle due Entità, della Republika Srpska, e leader politico dei serbi-bosniaci) che cosa farà? Il problema che Dodik pone, la possibile secessione della parte a maggioranza serba, non sparirà con l’apertura dei negoziati; su questo manca ancora una strategia politica seria e credibile da parte dell’Unione europea. Gli Stati Uniti lo hanno sanzionato, l’Unione europea ancora no, anche grazie al veto di Viktor Orban.

Che cosa accadrà ora quindi in Bosnia ed Erzegovina? Innanzitutto, il paese dovrà continuare nel suo percorso di riforme. Poi, potrà ottenere dalla Commissione europea uno schema per i negoziati e solo allora potrà tenere la conferenza intergovernativa che si tiene per formalizzare il nuovo passo sulla via per l’adesione. Con questa nuova fase, si apre una stagione di lavoro intenso, capitolo per capitolo, per allineare la Bosnia ed Erzegovina all’insieme di leggi europee (acquis communautaire). È un percorso che può durare decenni perché dipende dalla velocità delle riforme; quindi la Bosnia ed Erzegovina non diventerà membro dell’Unione europea nei prossimi cinque anni. Tutte le paure a riguardo possono tranquillamente essere rimandate al mittente. Si tratta di un lavoro tecnico, complicato per entrambe le parti (UE e Bosnia ed Erzegovina), in cui ci si confronta, si cerca di concordare come meglio si possono implementare le riforme necessarie e si cerca di chiudere capitolo di negoziato dopo capitolo, sui temi delle politiche europee, dall’agricoltura ai diritti fondamentali, dallo stato di diritto alla pesca, dai trasporti all’ambiente. Non è una preparazione che avviene dall’oggi al domani.

Politicamente però la decisione di aprire i negoziati è un segnale molto forte a quei paesi che cercano di destabilizzare l’intera regione (Russia e Serbia). Segnale per dire che l’Unione europea non si focalizza solo sull’Ucraina, ma ha bene a mente che anche i Balcani possono costituire un rischio concreto nel prossimo periodo, ed è quindi necessario accelerare il processo nei loro confronti.
Infine, l’apertura dei negoziati è un segnale essenziale anche verso i cittadini bosniaci, che, ad oggi, stanno continuando a lasciare il paese perché non vedono un futuro concreto. È un segnale per far capire che l’Unione europea non li abbandonerà più, che non si è dimenticata delle sofferenze di quel paese e di come la Bosnia ed Erzegovina sia stata lasciata sola a sé stessa durante la guerra. È quindi un premio di consolazione? A mio parere no, ma tale atto costituisce una scelta coraggiosa che andava presa in questo momento.

Vuol dire che la Bosnia ed Erzegovina ha fatto tutti i compiti a casa ed è pronta per entrare in Unione europea? No, manca ancora tanto lavoro, e le sue divisioni nella politica interna sono sicuramente un ostacolo serio da affrontare.
Ma si tratta dello stesso ragionamento che è stato fatto nei confronti di Ucraina e Moldavia. Ed è necessario, se non si vuole perdere i Balcani per colpa di un processo di allargamento a due velocità creato per far progredire Ucraina e Moldavia su una corsia preferenziale.
Certo, l’apertura dei negoziati per la Bosnia ed Erzegovina significa che attualmente il Kosovo rimane l’unico stato dei Balcani senza prospettiva concreta (è classificato come “candidato potenziale”). Ma la sua situazione dipende sia dal fatto che ancora 5 Stati membri UE non lo riconoscono, sia dal fatto che l’Unione europea lega il Kosovo alla Serbia, e finché la Serbia blocca ogni tentativo serio di dialogo, il Kosovo non potrà avanzare formalmente nel processo di integrazione europea.
In conclusione, quindi, la decisione di aprire i negoziati con la Bosnia ed Erzegovina è storica e comprensibile vista la situazione geopolitica attuale. E personalmente ne sono molto felice.

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Nata a Trento, laureata in Scienze Politiche all’Universitá di Innsbruck, ho due master in Studi Europei (Freie Universität Berlin e College of Europe Natolin) con una specializzazione in Storia europea e una tesi di laurea sui crimini di guerra ed elaborazione del passato in Germania e in Bosnia ed Erzegovina. Sono appassionata dei Balcani e della Bosnia ed Erzegovina in particolare, dove ho vissuto sei mesi e anche imparato il bosniaco.