Carola Rackete non andava arrestata. La Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso della Procura di Agrigento contro l’ordinanza che lo scorso luglio aveva rimesso in libertà la comandante della nave della Ong Sea Watch 3. La giovane attivista tedesca lo scorso giugno era entrata nel porto di Lampedusa nonostante il divieto imposto dalla Guardia di Finanza, finendo per essere arrestata con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e resistenza o violenza contro nave da guerra.

La terza sezione penale della Cassazione ha dato quindi ragione al gip di Agrigento Alessandra Vella, che non aveva convalidato l’arresto di Carola Rackete escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra.

IL COMMENTO DELL’AVVOCATO – “Non conosciamo ancora le motivazioni ma adesso sappiamo con certezza che avevamo ragione noi: Carola Rackete non andava arrestata” ha detto all’Adnkronos l’avvocato Leonardo Marino, legale della comandante tedesca. “Vedremo adesso se la Procura di Agrigento darà seguito a questa pronuncia della Cassazione – prosegue – o se andrà avanti su questa sua tesi, che riteniamo folle. Arrestata perché aveva salvato vite umane”. E poi aggiunge: “In quel periodo ricordo una particolare tensione politica e adesso siamo felici per l’esito di questa vicenda. I giudici della Cassazione hanno dato ragione a noi”.

IL DISSEQUESTRO DELLA NAVE – Lo scorso 19 dicembre la nave Sea Watch 3 era stata dissequestrata dal tribunale civile di Palermo dopo il ricorso dell’omonima Ong tedesca. La Sea Watch 3 era già stata dissequestrata dal pm della procura di Agrigento Gloria Andreoli lo scorso 25 settembre, in quanto le esigenze probatorie erano ritenute cessate. L’imbarcazione era comunque rimasta ancorata nel porto di Licata perché sottoposta a sequestro amministrativo per ripetute violazioni del divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane imposto ai sensi del decreto sicurezza bis.

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