«Comunque vada a finire questa penosa vicenda quirinalizia, la cosa certa è che siamo già in campagna elettorale, con Draghi che esce indebolito e con lui un Governo che si reggeva sulla sua figura. Davvero un bel lavoro». Quanto alla sinistra, il suo giudizio è lapidario: «Non esiste. Punto. Ma che soggettività vuoi che esprima chi spera di salvarsi in extremis sperando in un democristiano di seconda fila come Casini?». La “battaglia del Quirinale” vista da Massimo Cacciari.

Mentre parliamo la situazione è la seguente: il centrodestra più o meno compatto sulla candidatura Casellati, il centrosinistra che si astiene e diserta l’incontro con Salvini. Professor Cacciari, e allora?
Lo spettacolo è penoso. E poi c’è la pensata di qualche politico, sedicente tale, che vorrebbe tenere Draghi “prigioniero” un altro anno a capo di un governo sempre più sfilacciato, per poi dargli il benservito. A questo siamo arrivati. E come se non bastasse, c’è chi tira un sospiro di sollievo per l’affossamento della Casellati. Forse Letta potrà dire di aver scongiurato il pericolo. Ma la Casellati non avrebbe potuto mai essere eletta a meno di un impazzimento totale del Pd e di un gioco allo sfascio del trio Salvini-Meloni-Berlusconi. Altri sono i giochi sottotraccia. Che dire: staremo a vedere.

Al momento quello che sembra essere scomparso dal centro della scena è l’uomo che fino a poco tempo fa sembrava essere il “salvatore della patria”: Mario Draghi.
Sempre che poi non ritorni fuori se si annullano reciprocamente. O che ritorni fuori Mattarella e tutto rimane com’è. Il problema è che questo spettacolo mostra l’assoluta precarietà di questo governo e di questo assetto politico. Questo è fuori discussione. Il re è totalmente nudo. Un governo di questo genere si regge esclusivamente sull’autorevolezza di Draghi ma dietro di lui c’è il nulla.

Le chiederei di vestire per un attimo i panni di un leader europeo: Macron, Scholz, von der Leyen, veda lei… Che idea si farebbe di quello che sta succedendo a Montecitorio e nei palazzi della politica italiani?
L’unica credibilità è affidata al “loro” esponente, e non del ceto politico italiano, ma all’esponente dei poteri forti europei. E finché c’è lui, Draghi, il rapporto con questo paese può reggere. Finito lui, ci salvi chi può. Puoi declinarla in tedesco o in francese, o anche in americano, ma la sostanza non cambia: stiamo facendo una figura barbina, per usare un eufemismo. Su una decisione politica di assoluto rilievo, anche simbolico, come l’elezione del Presidente della Repubblica, vedi in che situazione si trovano. Ma che credibilità vuoi che abbiano? Che credibilità vuoi che abbia il ceto politico che sostiene questo governo? Draghi e dietro di lui il vuoto assoluto. Questa è una constatazione di fatto. Fuori dall’opzione Draghi, il risultato sarà, se non riusciranno a convincere Mattarella, che avremo un Presidente di serie B o C. È sconfortante assistere a questo cupio dissolvi del sistema dei partiti. Sconfortante e preoccupante. Gli attuali partiti, di destra, di centro e di “sinistra”, non sono assolutamente in grado di indicare per il Quirinale una personalità di alto spessore, autorevole. Non ce la fanno proprio. E poi si meravigliano della marea crescente di astensioni. Il dramma è che quello a cui stiamo assistendo non è un teatrino televisivo ma la fotografia di come sono messe le istituzioni e la politica in questo paese. Male. Molto male.

Qual è, a suo avviso, la vera novità di questo voto presidenziale. Che avviene ai tempi di una pandemia tutt’altro che debellata?
Questo sarebbe un assillo per forze politiche responsabili, in sintonia con il malessere e le aspettative della gente, ma tant’è. La novità è che mai come stavolta, la partita del Quirinale è legata indissolubilmente a quella del governo. C’è poco da fare, è così. E se non riusciranno a trovare una soluzione condivisa per la presidenza della Repubblica, vedo molto difficile la tenuta del governo. L’inghippo sta in questo legame indissolubile tra le due partite. La cosa più ragionevole sarebbe stata quella di mantenere Mattarella al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi. Una ipotesi che, allo stato dell’arte, non è tramontata ma appare alquanto problematica. Certo è che se convergono su una candidatura condivisa, si apre una prateria per elezioni anticipate. Se non fosse che bisognerà fare i conti con l’istinto di sopravvivenza di centinaia di persone che hanno vinto alla lotteria parlamentare e che sanno che non avranno un’altra opportunità. E quindi proveranno a tirare a campare, e non è una metafora.

Ma in questo scenario alquanto sconfortante, c’è ancora vita a sinistra?
Questo è un altro paio di maniche. Ciò che si sta consumando è il passo finale di una catastrofe culturale. È inutile che stiamo a parlare di sinistra. Una catastrofe culturale che viene da molto lontano, che è maturata nel tempo, attraverso vari passaggi, dai governi dell’Ulivo alla nascita del Pd nei termini in cui è nato, a Matteo Renzi… Stiamo assistendo alla crisi definitiva di una catastrofe culturale di ogni cultura socialdemocratica, riformista di questo paese. C’è poco da fare. Non getto la croce addosso a qualcuno degli attori attuali. Costoro non sono altro che gli eredi di trent’anni di disastri.

In questo scenario da crepuscolo…
Siamo ben oltre il crepuscolo. Siamo nella notte assoluta. Una notte che nasce dal crollo di quella timida speranza che era emersa con Torino, il Lingotto di Veltroni, dopodiché è stato un inanellarsi di sconfitte ed errori. E questa è la conclusione. Se non verrà fuori Draghi, se non verrà confermato lo status quo, l’unica prospettiva che, secondo me, ha il centrosinistra di sfangarsela è Casini. Mi dica lei: una sinistra italiana che ha come àncora di salvataggio, oggi come oggi, il democristiano di serie B. Più evidente di così. Un Partito, il Pd, che ha avuto come ultimi segretari prima Renzi e adesso Letta e come ancora di salvataggio per la presidenza della Repubblica speriamo Casini. E lei vuole ancora parlare di sinistra? Prendiamone atto. La sinistra non esiste più. Punto.

È un problema di deficit di leadership o di vuoto di pensiero?
Assoluto vuoto di pensiero. È chiaro. Non si è elaborata alcuna idea di riforma istituzionale seria, alcuna analisi di nuovi rapporti sociali, di come rapportarsi a nuovi ceti, a nuove classi, a nuove culture. Non si è pensato assolutamente a una riformulazione dello stato sociale, del welfare rispetto alle culture socialdemocratiche dell’immediato dopoguerra e così via. Non si è tenuto conto di nulla di tutto ciò. Non si è discusso di nulla. Non si è fatto un congresso degno di questo nome da tempo immemore. Si è andati avanti praticamente da elezione ad elezione con un unico fine…

Quale?
Cercare di essere disperatamente al governo. Costi quel che costi, conti quel che conti, con chiunque.

Il virus del governismo ha attecchito definitivamente?
Che altro dire. Una forza politica che è diventata un comitato elettorale non può avere altro fine che quello di andare al governo, con chiunque. E l’ultimo atto è stato questo. Poi si dice sempre che è per la salvezza della patria, per il bene comune. La salvezza di forze politiche che non hanno strategie, che non hanno culture, è quella di stare al governo. Quando mai potrebbero reggersi se non sullo stare al governo?

Ma in questa notte fonda della politica, che ne sarà dell’asse Pd-5Stelle?
Non lo so se reggerà. È chiaro che se anche in parte i 5Stelle dovessero farsi attrarre da sirene dell’altra parte, si squaglia tutto. Comunque è ben difficile che a questo punto, anche se trovassero un accordo in extremis, che so, su Draghi o Mattarella, il governo possa ancora reggere. Come può reggere dopo una prova di forza come quella che ha proposto il centrodestra?

Bella domanda. E la sua di risposta?
È il logoramento assoluto anche di Draghi medesimo. Perché lui stesso si troverebbe, volente o nolente, a governare con qualcuno che si è appena massacrato non su una questione di dettaglio, non sulle norme sulla mascherina, ma per il Presidente della Repubblica. Hanno indebolito tutto il quadro. Hanno reso più difficile tutto il processo di attuazione del Pnrr. Di fatto è successo che hanno cominciato la campagna elettorale con un anno di anticipo. Perché da questo momento in poi noi saremo in campagna elettorale anche se il governo dovesse continuare.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.