La guerra in casa di Putin. Proseguono gli attacchi nella regione russa di Belgorod, al confine con l’Ucraina, dove nelle ultime 24 ore l’esercito del Cremlino deve far fronte ad attacchi rivendicati dagli stessi partigiani russi di Freedom of Russia. Nella notte diversi droni hanno colpito case e un edificio governativo ma non avrebbero provocato morti o feriti.

Vyacheslav Gladkov, il governatore della regione russa di Belgorod, ha esortato i residenti a non tornare a casa, dicendo che l’operazione anti-terrorismo va avanti. “Il ministero della Difesa, insieme alle forze di sicurezza, sta continuando a liberare l’area. Ma ora faccio appello ai residenti del distretto di Grayvoron” a “non tornare nelle loro abitazioni per il momento”, “i responsabili delle autorità locali vi faranno sapere quando sarà sicuro”, ha scritto il governatore su Telegram. “Stiamo aspettando il completamento dell’operazione antiterrorismo annunciata ieri. Cercherò di fornirvi tutte le informazioni il più rapidamente possibile”, ha concluso.

I combattimenti sono in corso lungo il confine tra Russia e Ucraina dopo che le forze partigiane russe hanno fatto sapere di aver invaso un villaggio di confine all’interno della Russia. “Oggi è il momento per tutti di assumersi la responsabilità del proprio futuro. È ora che la dittatura del Cremlino finisca. La libertà è vicina” sottolineano. E’ la prima volta che si registra un episodio del genera dall’inizio della guerra, avviata il 24 febbraio 2022 con l’invasione delle truppe di Mosca.

La Legione della Libertà della Russia, che si descrive come una milizia anti-Cremlino, ha spiegato di aver attraversato il confine e di aver invaso l’insediamento di Kozinka, mentre inviava unità nella città di Grayvoron nella regione russa di Belgorod. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto che il presidente Vladimir Putin è stato informato e che sono in corso lavori per cacciare i “sabotatori“.

Sui social la Legione della Libertà ha replicato: “Siamo anche noi russi ma ci distinguiamo per il fatto che non abbiamo più voluto giustificare le azioni dei criminali al potere e abbiamo preso le armi per difendere la nostra e la vostra libertà. Ma oggi è tempo che tutti si assumano la responsabilità del proprio futuro. È ora di porre fine alla dittatura del Cremlino”.

IL BILANCIO DA DECIFRARE – Intanto i canali Telegram russi come Baza e Shot riferiscono dell’uccisione di 39 sabotatori e della cattura di altri cinque nella regione di Belgorod.  Sono, stando a quanto riferisce il governatore di Belgorod,  sono 12 i civili rimasti feriti nella regione russa di Belgorod, vicino al confine con l’Ucraina, per bombardamenti dei quali Mosca accusa militanti ucraini. “Lanciarazzi multipli hanno preso di mira edifici residenziali e civili, ordigni esplosivi sono stati sganciati da droni. Come risultato, ci sono 12 civili feriti e danni sono stati registrati a 29 edifici residenziali privati e 3 auto” aggiunge.

Dopo aver rivendicato il controllo della cittadina di Kozinka, hanno fatto sapere di aver preso d’assalto la città di Grayvoron. “Non resistete e non abbiate paura: non siamo vostri nemici. A differenza degli zombie di Putin, non tocchiamo i civili e non li usiamo per i nostri scopi”, hanno comunicato su Telegram, invitando gli abitanti a non uscire di casa.

Il governatore Gladkov aveva inizialmente parlato di “un gruppo di sabotaggio ucraino”. Ma da Kiev è arrivata la smentita: “Solo i cittadini russi stanno partecipando”, ha fatto sapere il portavoce dell’intelligence ucraina. “Il nostro Paese non c’entra niente”, ha ribadito il consigliere presidenziale ucraino Podolyak.

Il governatore di Belgorod, che già in mattinata aveva denunciato un attacco di Kiev sulla regione, per correre ai ripari ha introdotto il “regime legale di operazioni antiterrorismo, che stabilisce misure speciali e restrizioni temporanee”, come il controllo dei documenti e la sospensione delle attività di aziende che utilizzano sostanze pericolose. “Stiamo controllando casa per casa nei villaggi di confine e nella stessa Grayvoron”, ha detto prima di sera Gladkov in tv, “e la maggior parte della popolazione ha già lasciato il territorio”.

Il Cremlino, dal canto suo, ha provato a ridimensionare l’accaduto, definendolo un tentativo da parte dell’Ucraina di “distogliere l’attenzione da Bakhmut“. La cittadina del Donestk rimane a tutti gli effetti il centro dei combattimenti più attivi tra Mosca e Kiev, anche se il capo del gruppo Wagner Prigozhin ha ribadito, come già accaduto nelle scorse settimane, che i suoi miliziani lasceranno la cittadina entro l’1 giugno.

Successivamente Peskov ha ammesso che i fatti avvenuti nella regione russa di Belgorod, vicino al confine con l’Ucraina, causano profonda preoccupazione e richiedono grandi sforzi. “Certamente, quello che è successo ieri causa profonda preoccupazione, conferma ancora una volta che i militanti ucraini continuano le loro attività contro il nostro Paese, questo richiede grandi sforzi da parte nostra”, ha detto Peskov.

Dure, come al solito, le parole dell’ex presidente russo Dmitry Medvedev, attualmente vice capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, citato dall’agenzia Ria Novosti: “Coloro che hanno attuato l’incursione nella regione russa di Belgorod dall’Ucraina sono farabutti che non devono essere fatti prigionieri ma distrutti come sorci”. Poi l’immancabile minaccia nucleare: “Più distruttive sono le armi che l’Ucraina riceve dai Paesi occidentali, maggiore è il rischio di un’“apocalisse nucleare”.

Redazione

Autore