Li ho dovuti contare per tre volte di fila, procedendo oltretutto con attenzione e con una certa lentezza, onde evitare di perdermene colpevolmente qualcuno per strada. Così, il pallottoliere si è fermato a diciannove. Tanti, infatti, sono i simboli dei partiti, movimenti, associazioni e partitini vari riprodotti e incastonati, in un perfetto allineamento di distanze, nel simbolo che Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord e federatore della Lista “Libertà ha presentato al Ministero dell’Interno in vista delle prossime elezioni europee di giugno.

Con la sua lista pot-pourri Cateno Roberto Salvatore De Luca, ritenta ancora una volta il gran salto per approdare armi e bagagli sul palcoscenico della politica nazionale nel ruolo di guastatore della casta. Una promozione sfiorata in passato, ma mai raggiunta, almeno fino a questo momento, nonostante nel suo curriculum amministrativo ci siano già delle significative esperienze di amministratore: sindaco a Fiumedinisi e a Santa Teresa di Riva, in provincia di Messina, poi dal 2018 al 2022 primo cittadino della città capoluogo e presidente della città metropolitana messinese. Attualmente è deputato all’Assemblea regionale Siciliana e dal 2023 è anche sindaco di Taormina, dove con il 63,49% delle preferenze ha sconfitto il sindaco uscente Mario Bolognari.

Ma, se il successo elettorale e politico di Cateno De Luca fino a oggi è stato confinato all’isola quello social, invece, gli ha portato una discreta popolarità, anche oltre Teano, dove si fermò quella di Giuseppe Garibaldi dopo lo sbarco a Marsala, tanto che i suoi video e i suoi post ottengono migliaia di interazioni. Una audience generata in parte dalla scelta voluta di abbandonare regole ed etichette più convenzionali per scatenarsi – del resto uno degli appellativi che i follower gli hanno appiccicato addosso è per l’appunto “Scateno De Luca” – senza freni contro i suoi avversari. L’irruenza, la crudezza e la ruvidezza del linguaggio e dei modi appartengono adesso al personaggio che i social hanno elevato a paladino di una politica del riscatto.

Sui diciannove simboli inseriti nei due centimetri del cerchio, con al centro la parola libertà, c’è davvero tutto e il contrario di tutto. Tra questi, almeno quelli più semplici da leggere anche per un miope come il sottoscritto, ci sono i simboli di “Capitano Ultimo”, “Noi ambulanti liberi”, “Sovranità”, “Popolo Veneto”, “Grande Nord”, “Movimento l’Italexit”, “Vita”, “Sud chiama Nord” e “Sicilia Vera”. Il punto adesso è capire quanto questo fritto misto di colori e sigle riuscirà a essere visto sulla scheda dagli elettori ma, sarebbe anche il caso di chidersi, quanto la progettazione del simbolo Frankenstein ha fatto imprecare il grafico al quale è stato chiesto di compiere il miracolo?

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).