Oggi Milano ha la responsabilità di essere motore del rinnovamento politico. Con questa convinzione nasce il Circolo Matteotti, laboratorio di idee che riunisce anime progressiste, liberali ed europeiste. In un’epoca dominata da populismi e sovranismi, questa piattaforma civica parte dalla capitale morale per proporre un’alternativa concreta all’intero Paese.

Perché Matteotti? il suo omicidio fu lo spartiacque del Ventennio, la fine della “finzione” e il definitivo gettare la maschera del regime. Perché la figura di Matteotti attirò anche le ire della sinistra massimalista, tanto da essere definito da Gramsci “pellegrino del nulla”. Rappresentava la forma più alta di opposizione al regime e al tempo stesso una prospettiva politica. Matteotti era pericoloso perché combinava la lotta politica allo studio meticoloso dei problemi, perché teneva in sé la ribellione verso l’ingiustizia e la capacità quotidiana di sapere che la politica è fatta di passi, di riforme, di interventi e non di rivoluzioni. Offriva un’alternativa parecchio credibile alle pulsioni autoritarie e rivoluzionarie dell’epoca. Era pericoloso in quanto riformista: e i riformisti, anche oggi, restano l’unica alternativa ai populismi e ai sovranismi.

Una nuova stagione politica e la sfida del Circolo Matteotti

Il messaggio è chiaro: “È ora di dare!”. Un appello che risuona forte in un momento storico in cui la politica sembra più concentrata sul prendere che sul restituire visione al Paese. Mentre la politica nazionale è prigioniera di una narrazione da social, Milano si propone come laboratorio di una nuova stagione politica. Lo stesso fallimento del Terzo Polo ci ha dimostrato quanto sia difficile superare i particolarismi. Ma questa è proprio la sfida che il Circolo Matteotti accoglie: andare oltre le ambizioni di qualche punto percentuale, i perimetri di partito, per costruire una casa comune delle idee riformiste.

In una stagione in cui il dibattito pubblico è polarizzato tra estremismi inconcludenti, Milano riscopra la sua vocazione pragmatica. Non è un caso che questa iniziativa nasca qui, dove il fare ha sempre prevalso sul dire, dove le riforme sono state le vere rivoluzioni. Oggi serve il coraggio di opporsi tanto agli autoritarismi quanto alle scorciatoie populiste. È più che mai tempo di patria europea, nelle idee e nella visione. E le città ne sono il fondamento.