La portavoce della Corte Costituzionale ci scrive per contestare le nostro critiche all’esposizione mediatica del Presidente Amato. Dice che non è la prima volta e che è giusto così.

Caro Direttore,
Sul Riformista di oggi (ieri,ndr) compaiono alcuni articoli sulla Corte costituzionale e sul suo presidente (“La democrazia dello share, anche la Consulta è spacciata”; “Amato Show, la politica ha schiacciato il diritto”) dai quali purtroppo emerge mancanza di conoscenza della Corte, del suo ruolo, della sua attività e della sua comunicazione. Ne esce una rappresentazione deformata della realtà. La libertà di critica è fuori discussione ma, senza entrare nel merito delle valutazioni espresse dagli autori, è doveroso mettere ordine nei fatti. Non è la prima volta che la Corte costituzionale organizza una conferenza stampa del presidente per spiegare decisioni non ancora depositate.

È accaduto negli anni ’80 per la decisione sulla “tassa sulla salute” e negli anni ’90 per quella sulla buonuscita degli statali. Decisioni che interessavano milioni di persone. Nessuno ha mai gridato allo scandalo. Anche stavolta la conferenza stampa è stata decisa dalla Corte nella sua collegialità, non dal presidente. Il quale, a nome della Corte e con tutti i giudici presenti, ha spiegato le decisioni appena prese (come peraltro la Corte fa, da anni, anche con comunicati stampa che anticipano il deposito della sentenza) e ha risposto alle numerose domande di colleghi giornalisti seri, preparati, esperti, anche del Riformista. Quanto all’intervista con Giovanni Floris, non è la prima volta che un presidente della Corte accetta un’intervista televisiva, anche per spiegare sentenze non ancora depositate.

Due casi l’anno scorso, con il presidente Giancarlo Coraggio: prima a diMartedì e poi a Titolo V, per parlare della decisione appena presa sulla gestione della pandemia in capo allo Stato (e non alle Regioni). Domande e risposte. Peraltro, l’intervista al presidente Amato di Giovanni Floris non è tornata sul merito delle decisioni sui referendum ma ha avuto ad oggetto temi diversi, che hanno a che fare con la Costituzione e i suoi valori. Tutto è documentato sul sito della Corte e chiunque può rivedere la conferenza stampa e l’intervista. La Corte costituzionale, fin dalla nascita, considerata l’incidenza delle sue decisioni nella vita delle persone, sente il “dovere di comunicare” e, soprattutto negli ultimi anni, lo declina in modo coerente con le esigenze di trasparenza, di conoscenza, di controllo sociale e di promozione della cultura costituzionale.

Per farlo, utilizza gli strumenti di comunicazione della contemporaneità, come peraltro fanno altre alte Corti europee (salvo i podcast, ancora non diffusi in altre istituzioni). Dispiace che questi fatti siano totalmente ignorati o trasfigurati, perché si sta parlando del più alto organo di garanzia della Repubblica. L’apertura e la trasparenza delle Istituzioni dovrebbe essere vissuta non come un pericolo ma come un momento importante della vita della democrazia. Grazie dell’attenzione.

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Dottoressa Stasio, lei scrive che la Corte Costituzionale è il “più alto organo di garanzia della repubblica”. Penso che lei abbia assolutamente ragione. Sicura che il luogo giusto nel quale affermare questa garanzia siano gli studi televisivi di Giovanni Floris?

Piero Sansonetti

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