Si è aperta la caccia. La caccia al referendum sulla giustizia. Cercano il modo per abbatterli. I referendum fanno paura alla magistratura, soprattutto, probabilmente anche ai giornali e fanno paura all’establishment. Per tre ragioni.

Primo, perché se si raggiungerà il quorum, e se vinceranno i sì, verrà una spinta formidabile alla riforma della Giustizia. Dico la riforma vera, non le leggine che sta preparando il governo Draghi. La riforma nel senso della redistribuzione dei poteri democratici, e della costruzione di veri e propri muri contro le sopraffazioni e la strapotenza delle Procure. La riforma della giustizia è sempre stata temuta e osteggiata da forze potentissime. Dal blocco di potere legato alle Procure. Hanno sempre vinto loro in Parlamento, hanno piegato tutti i governi.

La seconda ragione forse è ancora più importante: la formidabile riduzione della carcerazione preventiva e il ritorno ai principi costituzionali che in questi anni sono stati stracciati con le manette. Se il Si vincerà i Pm e i Gip non potranno più usare a propria discrezione il potere mostruoso di prendere una persona sospetta e di chiuderla in una cella, distruggendo la sua vita, senza prove, senza indizi, senza il giudizio di un tribunale. E di dirle, magari: ti libero solo se confessi. Oltretutto si risolverà anche il problema del sovraffollamento delle prigioni, perché saranno liberate più di diecimila persone attualmente in carcere in violazione del diritto.

Il terzo motivo è più generale. La vittoria dei sì porterebbe una fortissima ventata di libertà. Il potere, ogni potere, non ha mai amato troppo la libertà. Spesso la giudica un eccesso. Perciò ieri, al seguito della piccola vedetta piemontese, e cioè Travaglio, sono scesi in campo Tv giornali e molti Pm. Di Matteo, Magistratura democratica ed altri. Persino l’avvocato Coppi si è schierato contro. Sarà una battaglia durissima, Vedrete. Ma ne varrà la pena. È la lotta tra due idee incompatibili: Libertà contro Punizione.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.