Dal 2017 Patrizia De Luise è la prima donna a guidare Confesercenti nazionale. Imprenditrice di Genova, rappresenta la voce di oltre 350mila attività economiche, prevalentemente piccole e medie. Parlando dei temi di attualità economica con “Il Riformista”, chiede al governo più attenzione per le piccole imprese.

Presidente, molto si parla di salario minimo fissato per legge in Italia. Qual è la vostra posizione al riguardo? «La storia delle relazioni sindacali del nostro Paese negli ultimi 70 anni dimostra che la contrattazione collettiva è stata in grado di garantire ai lavoratori e alle imprese trattamenti economici in linea con le situazioni economiche di mercato. Un intervento per legge potrebbe alterare gli equilibri: se il valore minimo fissato fosse più basso di quello stabilito dai contratti collettivi più rappresentativi, si correrebbe il rischio di disapplicazione degli stessi; al contrario, se fosse più alto, si determinerebbe uno squilibrio nella rinegoziazione degli aumenti».

Quali sarebbero le conseguenze, dal vostro punto di vista? «In primo luogo si rischia il peggioramento delle condizioni generali dei lavoratori: non scordiamo che i contratti collettivi più rappresentativi includono un “sistema di welfare contrattuale” la cui scomparsa sarebbe un evidente danno. E poi, il salario minimo non sarebbe utile per combattere la questione del lavoro nero, dal momento che questi lavoratori, probabilmente, non vedrebbero comunque applicato loro il salario minimo legale. Meglio combattere la contrattazione pirata, che fa dumping al ribasso e deprimere i salari».

Come rendere meno “costoso” il lavoro per le imprese e promuovere un adeguamento al rialzo degli stipendi? «Da anni proponiamo una misura di detassazione dei futuri aumenti contrattuali riferiti ai CCNL comparativamente più rappresentativi, anche in considerazione del fatto che sono aperti i tavoli negoziali per circa 7 milioni di lavoratori. Un intervento senza costi immediati, visto che non porterebbe ad una riduzione del gettito esistente. Anzi, favorirebbe i rinnovi».

Intanto, l’inflazione si fa sentire su potere d’acquisto e andamento economico. Come fronteggiarla? «Il rallentamento del Pil a primavera ci indica che il rimbalzo post pandemia, con ogni probabilità, si è concluso. E gli interventi di politica monetaria, a nostro avviso, rischiano di rallentare eccessivamente consumi e investimenti. Questa inflazione non è da domanda, ma è dovuta all’aumento dei prezzi dei beni energetici, e sarà sopra l’obiettivo del 2% annuo ancora per almeno due anni».

Si sta concludendo la stagione dei saldi, che riscontri avete avuto? «Dove i flussi turistici sono stati consistenti ci sono stati risultati migliori. In altre località, invece, abbiamo registrato un calo sui numeri – già non eccelsi – dei saldi estivi dello scorso anno. Ma in generale, dalla seconda metà di luglio, si è avvertito un rallentamento delle vendite. Anche Caronte è stato un elemento di disturbo: se da un lato le alte temperature hanno stimolato la domanda moda estiva, dall’altro hanno scoraggiato lo shopping nei punti vendita fisici»

Approvata la delega fiscale: cosa si aspettano le Pmi da questa nuova annunciata riforma del fisco? «Una semplificazione dell’imposizione e un alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro, per rilanciare potere d’acquisto e consumi. Serve però più attenzione per le piccole imprese: bene guardare alle micro-imprese, quelle  no a 80.000 euro di fatturato annuo, ma non bisogna dimenticare le attività che pur essendo piccole superano questo limite. È necessario un approccio sartoriale. Anche se non si introducesse un vero e proprio regime forfettario bisognerebbe pensare a un regime di vantaggio fiscale per alcune tipologie

Le Regioni hanno lanciato l’allarme sui fondi Pnrr. Come rendere questa grande opportunità un’occasione di crescita per le Pmi? «Esiste un’ovvia preoccupazione per l’andamento del PNRR. È centrale che la riprogrammazione del Piano costituisca un’occasione per veri carne l’e ettiva fattibilità e portare un concreto bene co alla nostra economia. Massima rilevanza può assumere lo spostamento di risorse sugli obiettivi di REPower EU. Un vasto programma che deve vedere come protagoniste anche le piccole imprese, scongiurando il rischio che su di esse si scarichino i costi della riconversione energetica. Ma serve investire anche nella cura del territorio».

Balneari e Bolkestein, una diatriba che va avanti da anni e che dovrà a breve trovare una soluzione. Qual è la vostra idea al riguardo? «Riteniamo apprezzabile la decisione del Governo di procedere a un monitoraggio accurato delle risorse disponibile, per verificarne l’effettiva scarsità. Una volta completato, avremo una visione più chiara e si potranno operare scelte equilibrate, nel rispetto delle norme europee ma anche delle imprese del comparto».

Si parla molto di turismo, i dati sono positivi ma soprattutto sulle grandi località. Sul resto del comparto il quadro è fatto di poche luci e più di qualche ombra. Cosa c’è da correggere? «C’è stato un rallentamento anche nel turismo. I dati restano abbastanza positivi, ma certamente molto al di sotto delle attese iniziali. Per il futuro, bisogna lavorare sulle infrastrutture di collegamento, anche con il PNRR. Si tratta del primo passo per distribuire meglio la domanda turistica nel territorio e, soprattutto, nel tempo: anche visti i cambiamenti climatici, dobbiamo puntare su un allungamento della stagionalità. Possiamo e dobbiamo farlo».

Marco Di Maio

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