Un fascicolo d’indagine è stato aperto dalla procura militare della Repubblica di Roma per accertare eventuali profili di competenza sul caso che riguarda la casa dell’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta. La notizia dell’indagine è stata confermata all’agenzia Ansa dal procuratore militare Antonio Sabino, che ha precisato come si tratti di un “atto dovuto” e che al momento non ci sono ipotesi di reato o indagati.  “Faremo tutti gli accertamenti del caso – ha spiegato il procuratore – per sgomberare ogni dubbio, anche da un punto di vista amministrativo”.

LE ACCUSE – La bufera sull’ex ministro grillino era scoppiata domenica, quando il ‘Corriere della Sera’ aveva rivelato che la Trenta vive ancora nell’alloggio di servizio a Roma assegnatole quando era al governo, nonostante fosse proprietaria di un appartamento al Pigneto. Al momento dell’assegnazione infatti l’ex ministro grillino sarebbe riuscita a far assegnare l’appartamento di pregio al marito, maggiore dell’Esercito.

LA DIFESA DELLA TRENTA – Rispondendo alle accuse l’ex ministro ha tenuto il punto. “Ormai la casa è stata assegnata a mio marito e in maniera regolare. Per quale motivo dovrebbe lasciarla?”.  “Non ho chiesto subito l’alloggio pur avendone diritto, ma soltanto nell’aprile scorso – ha quindi precisato al Corriere della Sera – Ho resistito il più possibile nel mio. Un ministro durante la sua attività ha necessità di parlare con le persone in maniera riservata e dunque ha bisogno di un posto sicuro”.

DI MAIO SCARICA L’EX MINISTRO – La Trenta è stata però ‘scaricata’ dal Movimento 5 Stelle e dal suo leader politico Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri questa mattina ai microfoni di Rtl 102.5 ha definito la vicenda “inaccettabile”.  “La ministra Trenta ha smesso circa due mesi fa – ha spiegato Di Maio – aveva tre mesi per lasciare quella casa ed è bene che la lasci. Poi, se il marito Ufficiale dell’Esercito ha diritto all’alloggio, può fare domanda e sono sicuro che ne avrà diritto e può accedere come tutti gli altri ufficiali dell’Esercito. Questa cosa, da un punto di vista generale fa arrabbiare i cittadini e anche noi, perché siamo sempre quelli che si tagliano lo stipendio”.

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