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La rivoluzione rap di Kendrick Lamar, dal ghetto al Pulitzer per gli afroamericani
Il rapper statunitenste Kendrick Lamar è l’artista musicale che più ha segnato e influenzato l’ultimo decennio. A qualcuno potrà sembrare una provocazione, a qualcun altro un esercizio di opinione fine a se stesso, ma probabilmente a nessun appassionato di musica e a nessun addetto ai lavori suonerà come un’affermazione senza capo né coda. Probabilmente Lamar sta anche raccogliendo quello che il genere e il movimento culturale hip hop ha coltivato nei decenni precedenti, ma lui continua intanto a raccogliere riconoscimenti. Alcuni di rango elevato, come il Pulitzer, e altri di categoria giornalistica. E inoltre continua a incontrare il gusto del pubblico di tutto il mondo.
L’ultimo riconoscimento tributato a Lamar è arrivato dalla rivista specializzata Paste, che ha piazzato il suo terzo album, To pimp a butterfly del 2015, in cima alla sua classifica degli album migliori degli anni zero. La settimana precedente, un altro magazine specializzato, Pitchfork, aveva messo Alright (contenuta tra l’altro in To pimp a butterfly) in cima ai 200 migliori brani del decennio che volge al termine. E ad agosto Billboard aveva annunciato che Good Kid, M. A. A. D City, è stato il quarto album a raggiungere le 300 settimane di permanenza nella Billboard 200. È il quarto disco hip hop della storia a raggiungere questo successo ed è uscito nel 2012.
E questi sono soltanto gli ultimi riconoscimenti collezionati da Lamar che, nella sua carriera cominciata intorno al 2003, ha collezionato 12 Grammy e nel 2018 il suo quarto album DAMN è stato il primo lavoro non jazz o di musica classica ad aggiudicarsi il Pulitzer alla musica. La rivista Time nel 2016 lo aveva anche inserito tra le cento persone più influenti al mondo. E nello stesso anno Barack Obama, allora presidente degli Stati Uniti, aveva invitato Lamar in un incontro alla Casa Bianca dopo aver scelto How much a dollar cost? come sua canzone preferita del 2015.
Quello che viene riconosciuto all’unanimità tra pubblico e critica è che Lamar è un talento del rap. Per le sue capacità di scrittura, per la sua versatilità canora e per la forza delle sue interpretazioni. È anche un artista molto politico, impegnato in particolare sulla condizione degli afroamericani negli Stati Uniti. Le sue influenze principali da ascoltatore sono state fin dall’infanzia i N. W. A., storica crew californiana degli anni ’90, The Notorius B. I. G., Jay-Z, Nas ed Eminem. Anche se il suo mito assoluto è Tupac Shakur.
Kendrick Lamar ha pubblicato 5 album includendo anche la colonna sonora da lui curata di Black Panther, il film ispirato al primo protagonista afroamericano della Marvel uscito nel 2018. Fa parte del supergruppo hip hop della West Coast Black Hippy e ha ha collaborato con star della musica mondiale come Beyoncé, U2, Alicia Keys, Imagine Dragons, Drake ed Eminem. Il decennio non è ancora al termine ma insomma Kendrick Lamar si è candidato seriamente come l’artista musicale più rappresentativo dell’ultimo decennio.
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