Migliaia di volte hanno immaginato di trovarsi davanti alla loro figlia Angela, scomparsa dal Monte Faito il 10 agosto 1996. Catello e Maria Celentano da 26 anni non hanno mai smesso di cercare la figlia di cui si sono perse le tracce quando aveva 3 anni e che oggi ne avrebbe 29. La speranza di trovarla non si è mai affievolita sin dal primo istante in cui la cercarono ovunque su quella montagna in provincia di Napoli con il cuore in gola. I due genitori non sanno cosa le direbbero se se la trovassero davanti. “Si possono pensare a mille cose poi magari…Se ci sarà un abbraccio vorrà dire tanto. Se ci sarà un pianto…io solo a immaginarlo inizio a piangere. Abbiamo immaginato più volte questo momento, sarà sicuramente un momento molto forte”, dice Maria senza riuscire a trattenere le lacrime. Eppure ora si apre una nuova pista, una segnalazione che arriva dal Sud America che riaccende la speranza che possa trattarsi di lei, di Angela. “Restiamo con i piedi per terra – dicono Angela e Maria – Dopo la fase di Celeste Ruiz che è durata alcuni anni, quando davvero abbiamo creduto di aver ritrovato Angela, per poi scoprire che era tutto un bluff, per noi è stata una mazzata. Questa volta l’ho detto dal primo momento: stiamo con i piedi per terra, non ci dobbiamo illudere di niente”.

Maria e Catello Celentano hanno ripercorso con Il Riformista 26 dolorosi anni di ricerche, tra falsi allarmi e speranze mai svanite. “Il nostro intento non è più quello di riportare Angela a casa, perché ora è grande e ha una vita sua, ma quello di ritrovarla. Vogliamo farle sapere che ci siamo sempre stati, ci siamo, questa è la sua famiglia, casa sua. La decisione sul prosieguo della sua vita poi spetta a lei. Sono cambiati un po’ gli obiettivi delle ricerche in un certo senso. Stiamo facendo tutto questo perché la nostra speranza è che sia lei a trovare noi”. E dopo la pista messicana, ora si apre anche quella in Sud America.

Oggi c’è una nuova pista, quella in Sud America. Come ci siete arrivati?
La pista è arrivata a giugno tramite la segnalazione dell’associazione ‘Busco Mi familia biologica’ che collabora con altre 80 associazioni in tutto il mondo. Avevamo diffuso la foto in age progression di Angela sui social e così ci è arrivata questa segnalazione. Ce ne sono arrivate tante, non è stata l’unica. Addirittura ci scrivono ragazze che cercano la loro origine sapendo di essere state adottate. Tra le tante segnalazioni questa ci sembrava da prendere in considerazione più delle altre.

Perché proprio questa segnalazione ha catturato la vostra attenzione?
Abbiamo visto la foto ed è molto somigliante per i tratti somatici alle nostre due figlie, Rossana e Naomi e anche a noi. Poi questa persona ha una macchiolina sulla schiena, una voglia color caffè, come l’aveva Angela. Vari elementi ci hanno portato ad approfondire in maniera più accurata questa segnalazione.

Come vi siete mossi dopo la segnalazione?
Abbiamo iniziato le indagini a livello privato con il nostro team. Stiamo ancora prendendo quante più informazioni è possibile e se dovessero coincidere totalmente passeremo alla prova del Dna.

Maria, lei ha visto una foto della ragazza che potrebbe essere Angela, come si è sentita vedendola?
Da premettere che siamo abbastanza con i piedi per terra. Dopo la fase di Celeste Ruiz che è durata alcuni anni, quando davvero abbiamo creduto di aver ritrovato Angela, per poi scoprire che era tutto un bluff, per noi è stata una mazzata. Questa volta l’ho detto dal primo momento: stiamo con i piedi per terra, non ci dobbiamo illudere di niente. Vogliamo fare le cose che devono essere fatte, rimanendo sempre con i piedi per terra. Quando ci è arrivata questa foto l’abbiamo vista e rivista tantissime volte e abbiamo deciso di valutare attentamente. Così sono partite le indagini per avere qualche informazione in più su questa ragazza.

L’avvocato Ferrandino ha detto che state agendo tramite attività investigativa privata per scelta. Come mai?
È il modo più veloce. Con tutta la burocrazia rallenteremmo tanto.

Che tipo di informazioni state cercando per avere delle conferme? 
Tutte le informazioni che ci possono portare al risultato finale che è la prova del Dna. Stiamo aspettando questo momento, questa opportunità che dovremmo avere a breve per portare così a conclusione. Abbiamo in campo una serie di collaborazioni.

La ragazza che potrebbe essere Angela e la sua famiglia sono a conoscenza delle indagini che state svolgendo?
Ancora no.

Come riuscirete ad arrivare alla prova del dna?
Per quello ci vuole la collaborazione della famiglia e della ragazza stessa. Ecco perché prima prendiamo tutte le informazioni possibili. Stiamo ancora aspettando e cercando altre informazioni perché la faccenda è molto delicata, non è una cosa semplice andare ad intaccare la sensibilità delle persone e delle identità.

Tutto parte dall’ultimo rendering diffuso di come sarebbe Angela oggi?
Quella è stata una spinta in più per far veicolare la notizia della scomparsa di Angela e delle ricerche. La nuova age progression che abbiamo pubblicato è molto somigliante alle sorelle e ai tratti somatici della famiglia. Sta veicolando bene tramite i social, Tiktok, Instagram. Tra poco useremo anche il sito che ora è in allestimento. Stiamo avendo una buona risposta da parte delle persone che ringraziamo e invitiamo a continuare a far circolare la notizia perché in questo modo Angela sta arrivando in tutto il mondo. Abbiamo riscontri dall’America Latina, Europa, Australia, sta arrivando ovunque.

Per le indagini state procedendo privatamente, in tutti questi anni di ricerche vi siete sentiti abbastanza supportati dallo Stato?
Ritornare sul passato non cambia le cose. È un po’ come in tutti i casi di scomparsa, fortunatamente pochi, che ci sono stati di bambini italiani. Bisognerebbe migliorare molti aspetti per quanto riguarda le ricerche, la parte investigativa,…è come se si ripetessero sempre gli stessi errori. Lo Stato per quello che ha potuto fare l’ha fatto ma evidentemente non è bastato.

Avete perso fiducia nei confronti dello Stato?
È difficile dirlo o pensarlo perché comunque è lo Stato. È sempre lo Stato, l’organo a cui ci dobbiamo rivolgere anche nel caso di ritrovamento di Angela per poter convalidare il dna e poter poi rifare tutto. Più che perso fiducia, in alcuni momenti, siamo rimasti un po’ delusi.

Anche quando è stato archiviato il caso, cosa avete provato?
È stato un caso aperto per tanti anni, 24 per la precisione, e questo ha meravigliato anche gli addetti ai lavori. Non ce lo aspettavamo però lo sentivamo. Ma l’archiviazione non ci ha tolto la speranza di ritrovare Angela o ci ha rallentati, anzi. È stata una spinta in più per riprendere personalmente in mano le redini della situazione componendo questo nuovo pool investigativo con cui collaboriamo con l’avvocato Ferrandino, il criminologo Sergio Caruso e Virginia Adamo che si occupa della parte web delle indagini. Siamo un buon gruppo e stiamo facendo un buon lavoro.

Se dovesse essere positivo il test cosa farete?
Noi lo abbiamo sempre detto, soprattutto negli ultimi anni: ora il nostro intento non è più quello di riportare Angela a casa, perché ora è grande e ha una vita sua, ma quello di ritrovarla. Vogliamo farle sapere che ci siamo sempre stati, ci siamo, questa è la sua famiglia, casa sua. La decisione sul prosieguo della sua vita poi spetta a lei. Sono cambiati un po’ gli obiettivi delle ricerche in un certo senso. Stiamo facendo tutto questo perché la nostra speranza è che sia lei a trovare noi.

C’è un’altra mamma che da 18 anni cerca la figlia scomparsa, Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone. Lei dice spesso che i bambini non scompaiono da soli e che vanno cercati.
È così, i bambini vanno cercati sempre. Tutte le persone vanno cercate. Non è possibile che le persone scompaiano nel nulla, nessuno vede niente, nessuno sa niente, non si sa dove sono. È assurda questa cosa. Figuriamoci i bambini, non se ne vanno via da soli, c’è qualcuno che li porta via. Finchè abbiamo vita il nostro obiettivo è cercarli.

Che idea si è fatta, cosa è successo sul monte Faito quel 10 agosto 19996?
La nostra idea da sempre è che Angela è stata rapita per una adozione illegale. È sempre stato il nostro pensiero che ci accompagna tutt’oggi. Angela è stata presa per essere adottata illegalmente. O è stata una cosa occasionale o organizzata, non lo sappiamo.

Intorno alla vicenda della scomparsa di Angela c’è sempre stato molto clamore mediatico. Negli anni c’è stato qualcosa che vi ha infastidito o addolorato come conseguenza di questo clamore?
Ci ha dato fastidio che ci sono persone che approfittano della storia per cercare visibilità, farsi notare e remare contro. Ci sono sempre queste persone. Ma più che guardare a queste, magari uno in negativo, guardiamo a 100mila positivi che ci sono stati. È la vita così, non ci possiamo fare niente.

Ci sono state segnalazioni mosse da morbosità e suggestione date proprio magari da questo clamore?
Sì, ci è successo. Finchè le indagini erano aperte invitavamo tutte le persone che ci facevano segnalazioni a rivolgersi alle forze dell’odine. Non potevamo noi con le indagini aperte prendere iniziative. Ci sono stati anche dei mitomani, dei folli. Ne abbiamo viste di cose in questi anni. C’è chi ha chiamato per chiederci un riscatto, chi ci ha detto che sapeva dove stava Angela e noi siamo corsi sul posto anche lontano da noi. E alla fine abbiamo scoperto che la persona che ci aveva fatto la segnalazione era un paziente psichiatrico in cura. Non ultimo la persona che si nascondeva dietro Celeste Ruiz. Quella è stata una cosa per noi incredibile, ancora oggi, che è durata 7 anni.

Questa persona vi contattava e vi diceva di essere Angela?
Si, ha iniziato nel 2010 e tutto si è concluso nel 2017 con la persona che si è riconosciuta nella foto che ci ha detto di non essere Celeste Ruiz e che non era nostra figlia Angela. Ci disse che qualcuno aveva rubato la sua foto per fare tutto quello che ha fatto. Ci siamo anche incontrati con questa donna ma poi non l’abbiamo più sentita.

Cosa vi ha dato la forza in tutti questi anni di continuare a cercare usando ogni mezzo?
La fede in Dio ci ha sostenuto tanto e continua a sostenerci. Non è facile affrontare tutto questo, per niente. Ma grazie alla fede in Dio siamo ancora qui oggi e abbiamo ancora speranza. Ed è forte, è una cosa che ci mantiene in vita questa. È la speranza forte di riabbracciarla un giorno, quello che ci fa continuare le nostre ricerche. E la sentiamo oggi come la sentivamo allora.

La foto di Angela è circolata anche attraverso i bancomat.
All’inizio doveva essere una settimana poi è stato prolungato per due settimane. È stata visualizzata 90milioni di volte al giorno in tutta Europa in 50mila Atm. Ora stanno continuando con altre foto di altre persone.

Se dovesse finalmente riabbracciare Angela oggi o almeno sapere chi è cosa le direbbe?
Non lo sappiamo. Si possono pensare a mille cose poi magari…Se ci sarà un abbraccio vorrà dire tanto. Se ci sarà un pianto…io solo a immaginarlo inizio a piangere. Abbiamo immaginato più volte questo momento, sarà sicuramente un momento molto forte. Poi non so la nostra reazione quale sarà. Siamo contenti che le persone ci stanno aiutando nella divulgazione della foto e questo per noi è molto importante, non ci fermiamo. Mentre stiamo continuando le indagini su questa ragazza continuiamo a diffondere la foto. Vogliamo ringraziare tutte le persone che in qualsiasi modo lo stanno facendo, questo per noi è molto importante.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.