La scuola, incredibile ma vero, può aiutare a realizzare i propri sogni. Qui racconterò un esempio di una singola scuola ma tanti sono gli esempi che potremmo fare, ma prima bisogna fare una premessa. Ogni ragazzo ha una “vocazione”, un talento da scoprire e la scuola è il luogo in cui questa strada si percepisce e si scopre. Tutti i ragazzi, ma proprio tutti, hanno un talento da scoprire; sta a noi adulti non confonderli ma aiutarli, non decidere per loro ma accompagnarli, incoraggiarli. Ci sono tante scuole o percorsi che da Nord a Sud aiutano i ragazzi a scoprire la propria “vocazione”, la strada da seguire. Non c’è la serie A o la serie B. Tutti hanno un valore, se sono il percorso scelto dai ragazzi. Nel nostro paese invece da tempo c’è un aspetto culturale che prevede come degno di nota il solo percorso liceale.

C’è da abbattere questo “pre-giudizio” e provare a costruire un dialogo sul futuro dei percorsi educativi formativi e scolastici, senza muri ideologici. Competenze e conoscenze, “sapere” e “saper fare” sono due facce della stessa medaglia e la medaglia è il talento che ogni ragazzo deve scoprire. Fosse possibile un vero dialogo tra forze politiche e sociali su questo tema, quanti ragazzi avremmo aiutato seriamente a seguire il percorso scelto in questi decenni. Invece abbiamo assistito all’esatto contrario e non sarà a caso se la dispersione scolastica è ancora troppo alta. Solo la riforma che ha introdotto un certo grado di autonomia scolastica ha aiutato dirigenti e docenti a costruire percorsi scolastici in grado di rispondere alle volontà dei ragazzi.

Prendo ad esempio uno di questi percorsi e lo faccio non a caso, l’indirizzo nautico. Oggi in Italia abbiamo circa 40 istituti tecnici ad indirizzo nautico. In un paese di “santi, poeti e navigatori” dovremmo essere ben contenti e orgogliosi che qualche migliaio di giovani, avendo questa vocazione, stia percorrendo questa strada attraverso un istituto tecnico, ma nell’immaginario collettivo del nostro paese non sempre è così. Ecco che ritorna quel “pre-giudizio” che rischia di non aiutare. Ragazzi, e sempre di più tante ragazze, che hanno una passione: quella di lavorare in mare e “con il mare”. Da una passione si passa ad un percorso di studio, laboratori, stage, un percorso appunto. Italiano, matematica, stori e geografia non mancano, ma poi c’è il simulatore di navigazione talmente realistico che chi non c’è abituato ha il mal di mare, e poi ci sono le uscite in mare, con uno stage ma anche attraverso le imbarcazioni che le scuole acquistano con i fondi ministeriali, perché sono parte del percorso educativo.

È il caso dell’istituto nautico Duca degli Abruzzi di Catania. Chi pensa che la scuola sia solo lezione frontale, interrogazione, valutazione ha in mente una scuola che non esiste più se non nei ricordi e nei racconti da libro cuore. Tecnologia, laboratori, esercitazioni, visite, stage, post diploma. Novità che però non possono né devono dimenticare che la scuola è percorso educativo e, anche se frequenti un percorso tecnico o professionale, questo non può diventare “avviamento al lavoro”. Sapere e saper fare, insomma devono stare insieme. La Preside Morsellino è al Job Orienta di Verona, stanca, come solo le giornate immerse tra ragazzi e docenti possono fare, e ci racconta che sono 1000 i ragazzi a scuola e circa 250 quelli che frequentano i 12 corsi ITS (post diploma biennale) già attivati, ma “entro il 2026 dovremmo farne 35 di corsi”, ci dice con una certa preoccupazione data la sfida, la Dirigente. Chiedo subito, incuriosito dai numeri eccellenti sul post diploma professionalizzante – ITS – come è stato possibile avere così tanti corsi e un numero elevato di studenti. “Abbiamo pensato di accreditare sedi in altre provincie, in pratica copriamo quasi tutte le province siciliane, e lo facciamo con una particolarità, ovvero con profili professionali diversi rispetto alle diverse esigenze del lavoro. Partire dalla realtà, da ciò che veramente serve formare. Solo così i ragazzi trovano buona occupazione. Così i ragazzi fanno quello che è un loro sogno, lavorano e restano sul territorio”.

Questa cosa del sogno, torna e non a caso. Fa piacere sentirla da chi sta con i ragazzi da una vita. “Gli ITS funzionano, sui percorsi dei marittimi abbiamo il 100% di occupabilità, il 95% nella logistica, anche sui manutentori la percentuale è alta. Ma a noi interessano tutti i ragazzi, il post diploma ci aiuta a trovare occasioni anche per chi frequenta la scuola”. “Per l’alternanza – adesso PCTO – le occasioni ci sono, in quinta si imbarcano, con i costi che abbiamo riusciamo a fare imbarchi di una settimana ma se si potesse fare di più i ragazzi sarebbero più che contenti: ciò che studio sui libri e provo in laboratorio, lo vedo nella realtà”. Ma questo ha un costo, peccato che dal 2019 il ministero abbia più che dimezzato le risorse che andavano alle scuole per l’alternanza scuola lavoro. Al nautico, ma ogni scuola potrebbe raccontare la sua esperienza, le esperienze reali si fanno anche con strumenti propri.

Le barche con le quali si impara a navigare sono comprate con i fondi europei o ministeriali, sono utilizzate e tanto dai ragazzi, sono la loro prima “prova del nove”. “Vedessi come sono contenti quando per la prima volta capiscono che quello che hanno studiato sul libro funziona nella realtà”, ci dice la Morsellino. Gli stage sono fondamentali, un aiuto arriva da tante realtà e da Alis – Associazione logistica dell’intermodalità sostenibile -, oltre 2.000 aziende associate che con il presidente Guido Grimaldi condivide un percorso con tante scuole. Ma le novità sono fondamentali per dare nuove possibilità ai ragazzi. Così è nata Resil: la rete degli istituti che erogano il servizio formativo della logistica: trasporti, logistica, nautici. Ci si aiuta, si mettono in comune progetti che funzionano, si elaborano nuove idee per creare opportunità per i ragazzi. Si arriva ad interloquire con i ministeri per aumentare la “spendibilità” del titolo di studio. La certificazione delle competenze adesso è spendibile nel mondo marittimo ma l’idea è di avere altri sbocchi e nuove possibilità. Insomma in questi anni tanto si è fatto ma molto resta da fare. “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”, diceva Eleanor Roosvelt. Questo è il messaggio inciso sulle targhe che l’istituto “Duca degli Abruzzi” e dell’ITS che da anni è collegato all’istituto, hanno consegnato, rispettivamente ai propri studenti e ai propri cadetti, a conclusione dell’anno scolastico e accademico dell’anno scorso. La scuola, incredibile ma vero, può aiutare a realizzare i propri sogni.