Per questo il mondo politico da tanti anni se ne sta acquattato, non fiata, accetta silenzioso tutte le prepotenze che vengono dai Pm. Ha paura. In passato anche Renzi ha commesso dei gesti opportunisti e ha lasciato, ad esempio, che alcuni suoi ministri (per altro del tutto innocenti) fossero massacrati dai Pm, e soprattutto dai loro bazooka, che sono i giornalisti e i giornali amici.

Forse è questo il punto debole del discorso dell’ex presidente del Consiglio. Ineccepibile nell’attacco alla magistratura, debole nell’attacco alla politica. E invece il punto è quello. Se la politica non si smuove, se non si difende, se non pretende di mantenere la propria autonomia, se non rinuncia alla vigliaccheria, la battaglia garantista e quella per la difesa dello Stato liberale è persa. Vinceranno loro, cioè gli estremisti del partito di Pm. Il rischio è che Renzi ora resti solo.

Che lo lascino a combattere lì in prima fila e restino a guardare. Chi? Beh, gli unici due partiti, in Parlamento, che hanno una vocazione democratica sicura, e che non possono essere accomunati ai populisti, e cioè Forza Italia e il Pd. Si schiereranno al fianco di Renzi, senza tentennare e senza calcoli di partito,  o faranno finta di non aver sentito, per esempio, i discorsi di personaggi di punta del partito dei Pm, come Gian Carlo Caselli, che ieri ha accusato Renzi di avere attaccato la magistratura (come se questo fosse un sacrilegio) e di aver calpestato la separazione dei poteri.

Perché calpestato? Per la semplice ragione che una parte consistente della magistratura, anche in buona fede, è convinta che la separazione dei poteri vuol dire che la magistratura è un corpo separato e sacro dello Stato, che per difendere la propria indipendenza ha il diritto e il dovere di schiacciare le istituzioni democratiche, se lo ritiene opportuno. I togati del Csm possono riunirsi per condannare le dichiarazioni di Renzi. Ma lui non può rispondere, deve solo chinare il capo: signorsì, vostro onore. Già, conoscono questa formula e quella vogliono sentire.

Renzi ieri ha detto che la battaglia è aperta. Di qua il diritto, di là l’etica e l’autoritarismo. Se resterà solo a combatterla, perderà. Si fidi di questa previsione: noi ne sappiamo qualcosa…

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.