«La cosa più giusta da fare credo sia quella di rafforzare le capacità dei singoli Stati e la cooperazione industriale: già esistono 21 missioni a cui partecipa l’Italia sotto l’egida europea, dunque esiste una formula di intervento collegiale. L’esercito comune europeo è un percorso ideale, ma in questo momento non credo sia possibile immaginare di trasferire le nostre forze armate completamente sotto l’egida europea. Può esistere un rafforzamento del comando e del controllo unificato in futuro, ma quello che serve oggi è rafforzare le capacità e rendere le nostre aziende ancora più competitive, diminuire la frammentazione. Ci sono troppi caccia, troppi tank, troppi sistemi diversi». Questo è il monito arrivato dal sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago, intervenuto ieri mattina all’evento «Connact Defence & Security» dal titolo «Difesa comune europea: finanziamenti e integrazione industriale». La giornata di lavori è stata organizzata da Connact, la piattaforma di eventi che favorisce il confronto tra soggetti privati e istituzioni attraverso momenti di incontro e networking.

Ha partecipato al dibattito anche Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, che sugli investimenti nel settore della Difesa ha aggiunto: «È giusto investire di più, ma il punto è come si investe». E ancora: «Dobbiamo fare come per lo Spazio, con una joint venture con le industrie. Senza bilancio comune europeo da 100 miliardi che stimoli joint venture non riusciremo a rafforzare la nostra sicurezza. Continuare solo con 27 bilanci separati sarebbe un grave errore».

Durante la giornata è stata anche presentata l’analisi realizzata da Fida – Finanza Dati Analisi che ha preso in considerazione gli ultimi 3 trimestri del 2024 e il primo trimestre del 2025 per indagare quanto risparmio è allocato sulla Difesa nei fondi ed Etf venduti in Italia, calcolando l’evoluzione del peso medio di portafoglio. Guardando agli operatori, il peso sul settore Difesa sta leggermente aumentando nei prodotti finanziari venduti in Italia. «Abbiamo analizzato la composizione di un universo di 3.500 portafogli negli ultimi 4 trimestri che costituiscono gli asset detenuti da oltre 27mila strumenti di risparmio gestito tra fondi comuni ed Etf autorizzati alla distribuzione in Italia al fine di stimare la presenza di titoli azionari e obbligazionari del settore Aerospaziale e Difesa – spiega Luca Lodi, head of R&D di Fida – I risultati mostrano una consistenza media non trascurabile, concentrata su strumenti di tipo azionario. Secondo le stime, il peso medio dei titoli dell’industria europea è adesso molto simile a quello delle società americane con una dinamica in crescita coerente con l’andamento dei corsi azionari».

Gli investimenti diretti in America del Nord (dei fondi ed Etf venduti in Italia) hanno un peso medio che oscilla tra lo 0,35% del II trimestre 2024 e lo 0,37% del primo trimestre 2025. Gli investimenti diretti in Europa crescono invece in maniera più marcata: lo 0,29% – il peso sul totale del secondo trimestre 2024 – sale fino a un valore di 0,35% nel primo trimestre 2025.

Chiara Pagliari

Autore