La stagione che viviamo è stagione caratterizzata dalle paure. Paure frutto dei grandi cambiamenti che stanno stravolgendo il nostro mondo e che in alcuni suscitano entusiasmo e ottimismo in molti altri suscitano ansia e paure. Di queste paure la destra mondiale ha scelto da tempo di essere la monopolista, di trasformarle nel suo cavallo di battaglia raccogliendo consensi e conquistando i governi delle nazioni. Sicuramente speculando, proponendo muri ed il ritorno ad un passato roseo che spesso è più idealizzato che reale, ma allo stesso tempo dimostrando di averle comprese e di farsene carico.

In tutto il mondo la sinistra invece prospetta un futuro migliore all’insegna dei grandi ideali, sostiene grandi battaglie come contro il cambiamento climatico per la salvezza del pianeta e si batte in difesa delle minoranze. Tutto legittimo, meritevole e necessario, peccato non rientri la normale vita quotidiana delle persone. Come abbiamo visto recentemente in America è un alternarsi tra funzione tecnico pedagogica “ti spiego con questi dati perché”, speranza “il sogno di un futuro migliore” e l’allarme per l’arrivo imminente della dittatura. Difatti le banali paure delle persone non rientrano mai veramente nei radar della sinistra. Eppure, dovrebbe essere chiaro quanto le emozioni possono orientare il punto di vista delle persone e conseguentemente il loro voto.

Sicurezza

Pensiamo alla sicurezza, un tema che a sinistra viene considerato tabù, roba di destra. Ma la sicurezza non dovrebbe essere un tema di sinistra? Il ricco può permettersi una casa sicura e vivere in quartieri bene, il povero torna a casa la notte con mezzi di fortuna magari in periferie difficili. La sicurezza poi riguarda così intimamente la persona che il percepito emotivo conta più del reale e delle statistiche che raccontano dei reati in calo.

Immigrazione

Altro tema è l’immigrazione che non può essere trattato con un approccio ideologico, perché ad esso è connesso inevitabilmente un tema ancora più cruciale per ogni essere umano: l’identità. Affermare che solo nuovi immigrati possono compensare il calo demografico del nostro paese è corretto dal punto di vista “tecnico” ma è altrettanto evidente che ha un portato emotivo incredibile che non può essere trascurato perché riguarda la nostra identità di comunità. Se per molti è un futuro scontato per molti altri è fonte di inquietudine. Sorgono domande spontanee su quanto sia possibile la convivenza, se sarà ancora possibile festeggiare il Natale nelle scuole, se si dovrà rinunciare ad alcune libertà acquisite e così via. D’altronde insieme alle numerose esperienze di integrazione di successo, la maggior parte, non si possono ignorare i segnali di esperienze fallimentari che giungono dagli altri paesi europei e che coinvolgono soprattutto quegli immigrati il cui portato culturale e religioso comporta un profondo disprezzo dei valori occidentali. Favorire veramente una buona immigrazione, di cui abbiamo estremo bisogno, senza farsi carico di queste inquietudini è praticamente impossibile.

Le paure bollate

Bollare queste paure come stupida miopia di persone con un basso reddito e con un basso livello di istruzione, definirli “sdentati” “bifolchi” o “spazzatura”, è l’errore più grande che si possa fare. Le emozioni regolano la vita di una comunità e ne sono la sua essenza. Costituiscono spesso quell’intangibile, quel flusso emotivo che scorre sotto la pelle delle nostre società. Quell’insieme di emozioni, stati d’animo, tendenze che si strutturano e maturano fino a prendere forma, spesso sfuggendo o venendo ignorati dai radar tradizionali. Al di là delle vittorie occasionali, il progetto di un futuro migliore della sinistra, a differenza di quello di destra, risulta meno credibile anche perché si rifiuta di comprendere le paure del presente. Ma le paure non sono né di destra, né di sinistra, né di centro. Sono semplicemente umane.

Domenico Petrolo

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