Per ora sono solo ipotesi allo studio degli investigatori e degli analisti, ma c’è una pista russa dietro alle telefonate-truffa che hanno usato la voce del ministro della difesa, Guido Crosetto, per estorcere denaro a un numero ancora imprecisato – ma crescente – di imprenditori. Primo elemento: l’analogia con la dinamica della telefonata del “comico” che aveva intrattenuto una conversazione di mezz’ora con Giorgia Meloni nell’ottobre 2023.

L’utilizzo di un software di AI vocale capace di rimodulare la voce di chi telefona, permettendogli di assumere qualsiasi tono e accento. E la strutturata scrittura di una sceneggiatura robusta, capace di convincere anche gli interlocutori più avvezzi al dialogo con le istituzioni: il sequestro di connazionali all’estero e la necessità di costituire un “fondo nero” immediatamente mobilizzabile, previa garanzia data da un dipartimento di Bankitalia. Stavolta il duo comico moscovita Vovan e Lexus non c’entra niente, ma le modalità ricordano quell’impresa da vicino. L’ex dirgente del Dis, Marco Mancini, a lungo a capo del controspionaggio italiano, sottolinea: «È del tutto impensabile che un presunto comico chiami da Mosca, per conto di una trasmissione nota al Cremlino, un capo di Stato o di governo straniero facendosene pubblicamente beffe senza il benestare di Putin».

Nemici zimbello, la strategia di Mosca

Fare dei “nemici” uno zimbello sembra essere la strategia usata da quell’apparato ipertecnologico che fiancheggia i servizi russi e che dalla sua centrale a San Pietroburgo ha più volte colpito l’Europa. Inondandola, dopo che si è schierata con l’Ucraina aggredita contro l’aggressore russo, di deepfake, imitazioni vocali e video e non pochi raggiri digitali. La “Guerre électronique” è in corso, come appare chiaro guardando a Parigi, dove un dipartimento per la difesa digitale – la Brigade de renseignement et cyber-électronique – è stato attivato dal 2024 presso il ministero della Difesa. Oggetto di “sostituzioni di persona” virtuali, con deepfake vocali, è stato il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez e poi il ministro degli Esteri danese, Lars Lokke Rasmussen, ingannati, raggirati e registrati per essere messi in ridicolo, una volta in onda, dopo lo schieramento di Spagna e Danimarca contro la Russia.

Guido Crosetto, titolare della Difesa dal 2022, è insieme alla Presidente del Consiglio la massima autorità del governo ad aver decisamente schierato l’Italia con Kiev, attirandosi le ire di Putin. E Crosetto è la vittima collaterale – e inconsapevole – di questa gigantesca operazione, su cui indaga la Procura di Milano, tutta tesa a minare la credibilità delle istituzioni, con la voce di Crosetto che diventa il grimaldello per una banda di truffatori internazionali. Internazionali, sì. Perché dalle prime indagini si è appurato che i bonifici effettuati dagli imprenditori truffati si sono involati subito verso Est. Guarda caso.

La truffa del finto Crosetto: le vittime

Gli inquirenti indagano per associazione a delinquere mentre gli investigatori sono già riusciti ad individuare e bloccare alcuni dei conti correnti legati alla truffa. I conti sarebbero stati usati per transitare il denaro tra Europa e Asia, fino ad Hong Kong. Dove, come in una matrioska finanziaria, i conti si perdono tra criptovalute e titolari anonimizzati, pur rimanendo indubitabilmente nel quadrante asiatico. La lista delle vittime delle truffe milionarie intanto si allarga: sul tavolo della procura di Milano è arrivata la denuncia della famiglia Caprotti, titolare di Esselunga, e a quanto si apprende ne seguiranno altre. Le nuove querele si sommano a quelle già presentate da Massimo Moratti (che cedendo al finto riscatto per non meglio precisati “giornalisti in ostaggio” in Medio Oriente ha versato un milione di euro), e delle famiglie Aleotti – titolari gruppo Menarini – e Beretta, multinazionale leader nella produzione di armi. Sergio Germani, presidente della Fondazione Germani che si occupa di debunking di spy-ops russe in Italia, sta analizzando i fatti. «L’ipotesi che vi siano dietro agenti russi è plausibile, vista la dinamica, gli obiettivi-target e la direzione presa dal denaro, ma non possiamo ancora esserne certi».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.