A un anno dal Rapporto Draghi, Bruxelles ha scelto la strada più ambiziosa: smettere di rincorrere e iniziare a guidare. Non più diagnosi, ma cantieri. Non un documento da convegno, ma una roadmap con obiettivi, tempi e responsabilità. Il messaggio è chiaro: contano i risultati, non i comunicati. La nuova Commissione ha varato una “bussola della competitività” e un pacchetto integrato di strumenti: industria pulita, Intelligenza Artificiale, gigafactories, energia sostenibile, aiuti di Stato più flessibili, unione del risparmio e della Difesa. In arrivo anche sei pacchetti di semplificazione.

La parola d’ordine è urgenza. Tre i pilastri strategici. Primo: colmare il divario di innovazione con Stati Uniti e Cina. Secondo: unire decarbonizzazione e competitività. Terzo: ridurre le dipendenze strategiche nelle filiere industriali. L’Intelligenza Artificiale è il banco di prova. L’Europa non parte da zero: dispone di supercomputer di punta come Jupiter in Germania o HPC6 in Italia. Ma il vero salto è nell’accesso. Le AI Factories, presto gigafactories, aprono la potenza di calcolo alle imprese. A fronte di un obiettivo pubblico di 20 miliardi, il privato ha risposto con progetti da 230 miliardi. Se si costruiscono le infrastrutture, i capitali arrivano. Il secondo asse è l’energia. Oltre il 70% dell’elettricità europea è oggi a basse emissioni, e la spesa per i combustibili fossili è in calo. Ma il collo di bottiglia è la rete: servono interconnessioni, corridoi, autostrade elettriche che eliminino i punti di strozzatura. Senza rete, la transizione non raggiunge le fabbriche. Il terzo pilastro riguarda le materie prime critiche. Cobalto, terre rare, grafite: oggi il mondo dipende da un solo Paese per la lavorazione. L’Europa risponde con diversificazione, accordi con partner affidabili, riciclo e nuove filiere interne sostenute dal Critical Raw Materials Act.

La circolarità, qui, è sicurezza economica. In questo scenario si definisce il senso più concreto di sovranità digitale: dove sono i dati, chi li gestisce, con quali infrastrutture e con quali difese. Per questo Bruxelles tratta cyber e Difesa come un unico fronte. Il piano Readiness 2030 introduce risorse, competenze e acquisizioni comuni. La differenza tra intenzioni e attuazione si misura nei tempi. Ma resta un ostacolo strutturale: il Mercato unico incompleto. Le barriere interne agiscono come dazi occulti. La Roadmap Single Market 2028 punta ad allineare quattro leve (capitali, energia, telecomunicazioni, dati) e a introdurre la quinta libertà: conoscenza e innovazione. Solo ciò che si misura si fa. La grammatica economica dell’Unione si aggiorna: più fondi per ricerca, digitale e clean tech. Il nuovo Competitiveness Fund sarà il perno del bilancio europeo. Se la politica garantirà continuità, l’effetto leva sarà reale.

Cosa cambia per cittadini e imprese? Molto. L’Europa mette in sicurezza i fattori produttivi del futuro: potenza di calcolo, energia, materiali, reti. La sovranità digitale entra nella quotidianità. Le pubbliche amministrazioni dovranno scegliere dove risiedono i dati e quali software utilizzare. Le PMI avranno bisogno di cybersecurity by default. Le famiglie di un vero “tagliando digitale domestico”. La qualità della libertà passerà anche da qui. L’ultimo miglio è l’esecuzione: semplificare davvero, tagliare la burocrazia, chiudere rapidamente provvedimenti su risparmio e commercio. L’urgenza non è retorica: è la differenza tra contare ed essere contati. Se l’Europa manterrà velocità e disciplina, potrà smettere di essere il continente che regola mentre altri innovano. E diventare quello che innova in modo sicuro, misurabile, competitivo. Il cantiere è aperto. Ora servono scelte nette e trasparenza. Per la prosperità. Per l’indipendenza. Per l’Europa.

Giuseppe Mocerino

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Presidente di Netgroup