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Bruxelles in stallo, ora Macron accelera: la Francia gioca da sola su energia e IA
Mentre l’Europa resta immobile, l’Eliseo tira dritto sulla Siria post-Assad e sull’Intelligenza Artificiale. Summit: presenti il premier indiano Modi, J.D. Vance e Ursula von der Leyen

Prevedibile, quasi al punto da essere scontato. In tre mosse, graduali per dimensioni e che riguardano le politiche del Mediterraneo, il nucleare e l’Intelligenza Artificiale, ma tutte dall’alto contenuto geopolitico, Emmanuel Macron si vuole confermare come il potenziale concorrente diretto di Trump nel mondo occidentale. Parigi non accetta l’idea di essere messa ai margini in un mondo che sta tornando bipolare, ma in cui gli Usa – a differenza dei tempi della Guerra Fredda – non sono più i nostri benevoli protettori.
La scommessa di Macron parte da quello che un tempo era un pezzo del giardino di casa francese: il quadrante siro-libanese. Sembra che l’inquilino dell’Eliseo abbia sentito il nuovo presidente ad interim siriano, Ahmed al-Shara (meglio noto come Abu Mohammed al-Jolani), in vista della conferenza sulla Siria che si terrà dopodomani a Parigi. In Medio Oriente, dove l’Europa non è riuscita, cercano di farsi strada quegli Stati membri che vantano ancora legami bilaterali con i governi in loco. E così come il nostro ministro Tajani era in Israele la scorsa settimana, oggi spetta a Parigi farsi notare. L’obiettivo è evitare che la Siria venga abbandonata al pieno controllo di Istanbul. Visto che gli Usa non ne sono per nulla interessati.
C’è poi la transizione digitale, che non può ridursi a un ping-pong Washington-Pechino e in cui, parole dell’Eliseo, “se falliamo, non esistiamo più”. La Francia parte da un piano di incremento di energia nucleare, pezzo forte della sua economia transalpina e fonte antagonista per eccellenza degli idrocarburi tanto amati da Trump. Parigi prevede di potenziarne la produzione al fine di sostenere la domanda energetica di un nuovo data center di un gigawatt di potenza – quando sarà a pieno regime – per rivaleggiare con lo Stargate degli Stati Uniti (da 1,2 gigawatt). Il progetto si affiancherebbe alla già operativa piattaforma di Eclairion, che dispone di una capacità di soli 60 megawatt. Con un piano di investimenti di 109 miliardi di euro – 30 o 50 dei quali messi dagli Emirati Arabi – la Francia punta a diventare l’alternativa europea alla transizione digitale Usa o cinese. Le major francesi delle telecomunicazioni, Veolia e Iliad, (i cui recenti interessi su Tim forse sono riconducibili alla necessità di consolidarsi anche in questo grande disegno) hanno risposto proattivamente alla chiamata alle armi dell’Eliseo. C’è poi Mistral AI, che vorrebbe costruire il proprio data center. Gli osservatori più smaliziati osservano che le dimensioni del piano transalpino impallidiscono rispetto ai 500 miliardi di dollari dello Stargate project di Trump. Tuttavia Parigi non molla e va avanti in autonomia. In fondo, come sta facendo anche il nostro governo. Senza aspettare Bruxelles che si è incartata nei regolamenti.
Il vero show off di Macron, però, è in corso in questi giorni, con l’AI Action Summit di Parigi, iniziato ieri e che oggi attende gli interventi dei delegati clou. Il presidente francese appunto, ma anche il premier indiano Modi, fino ad arrivare al vicepresidente Usa, J.D. Vance, e alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Peraltro, questi due si incontrano oggi per la prima volta dall’avvento dell’amministrazione Trump e torneranno a sedersi allo stesso tavolo, venerdì, alla conferenza sulla sicurezza di Monaco. Il vertice di Parigi fa seguito a quello di Bletchley Park (nel Regno Unito) del novembre 2023, e a quello della Corea del Sud, andato in scena a Seul nel maggio dello scorso anno.
Perché, però, quello di Parigi è uno show off? Perché lì Macron vuole dimostrare che una terza via alternativa all’AI aggressiva ed esclusiva (modello Usa), oppure a quella totalitaria (modello cinese), è possibile. Il summit di Parigi mira a promuovere un dialogo inclusivo sull’Intelligenza Artificiale, affrontando temi come la sua governance globale, la fiducia dei fruitori, l’innovazione e la cultura, il futuro del lavoro e il servizio pubblico che essa dovrebbe svolgere. Il problema è che, dopo lo Stargate di Trump e l’annuncio della startup cinese DeepSeek, la Francia arriva palesemente in ritardo. Cosa potrà mai dire uno Stato membro Ue di così attrattivo e differente su un tema in cui alcuni suoi stessi partner europei – vedi Roma – hanno già preso una posizione ben chiara?
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