30 denari
Il solito errore
Bruxelles stanzia le briciole, la risposta dell’Europa sull’Intelligenza artificiale: pochi soldi e tanta burocrazia
E arriva un regolamento per le pratiche “vietate” sul nuovo strumento digitale

La risposta europea all’Intelligenza Artificiale americana (ChatGPT) e cinese (DeepSeek) è arrivata. Con qualche anno di ritardo e un po’ di soldi in meno. La Ue annuncia un investimento di 56 milioni per sviluppare OpenEuroLLM, un “modello di linguaggio open source progettato per supportare tutte le 30 lingue europee ufficiali e future”. I soldi sono stanziati a valere del programma EuroHPC Ju.
La cosa che sorprende è che quelle messe a disposizione da Bruxelles sono solo briciole, se si va a guardare i giganti del settore. Basti pensare ad esempio che OpenAI, l’azienda Usa che ha creato ChatGPT, è riuscita a raccogliere ben 40 miliardi di investimento per implementare l’IA. Per non parlare del governo presieduto da Trump, che ha annunciato – appena dopo l’insediamento – la creazione di infrastrutture per il digitale con oltre 500 miliardi di euro. Anche da Pechino gli investimenti nel comparto non sono mancati. Sebbene non resi noti, secondo alcuni esperti – per sviluppare DeepSeek – il Dragone Rosso ha messo sul piatto qualche miliardo di euro di aiuti di Stato.
Il solito errore
Ecco dunque che l’Unione europea cade nel vecchio, solito errore: fare annunci roboanti in cambio di pochi spiccioli stanziati a valere sul bilancio comune. Era successa la stessa cosa in occasione del lancio in pompa magna del Green Deal, per il quale Ursula von der Leyen aveva annunciato investimenti per oltre 650 miliardi di euro ma solo 70 a valere dal bilancio comunitario. Non regge nemmeno la buona intenzione di chi dice che è possibile sviluppare modelli di Intelligenza Artificiale con pochi soldi, proprio come fatto dalla Cina. Molti dimenticano, infatti, che Pechino ha a disposizione laboratori e collaborazioni con le università fatte a suon di miliardi di dollari. L’Europa è del tutto sprovvista di un’infrastruttura digitale in grado di competere con i giganti americano e cinese. Non solo ha perso anni nella ricerca digitale, ora prova a mettere una pezza stanziando 56 milioni di euro, risorse che chi si occupa del settore giudica del tutto insufficienti.
Le regolamentazioni
Dove invece Bruxelles è all’avanguardia è la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale. Basti pensare che nella giornata di martedì la Commissione Ue ha rilasciato “gli orientamenti sulle pratiche vietate in materia di IA, quali definite dalla legge sull’IA”. Un documento di ben 135 pagine, in attuazione della legge approvata lo scorso anno, per regolare una materia sulla quale l’Unione non tocca palla, visto che essa non è prodotta o sviluppata in Europa. Come spiega la Commissione stessa, “le linee guida affrontano specificamente pratiche come la manipolazione dannosa, il punteggio sociale e l’identificazione biometrica remota in tempo reale, tra gli altri. Le linee guida sono concepite per garantire l’applicazione coerente, efficace e uniforme della legge sull’IA in tutta l’Unione europea”.
Non si capisce bene cosa debba regolare l’Ue, visto che ancora non sono chiare – nemmeno agli sviluppatori – le potenzialità di questo strumento innovativo. Anziché stimolare le aziende, favorire la competizione e importare le pratiche migliori, l’Euroburocrazia pensa semplicemente a regolare argomenti che sono ancora in via di sviluppo. La differenza con i giganti globali sta tutta qui: Trump e Xi rimuovono le barriere per favorire l’avanzamento tecnologico; l’Europa pone limiti dettati dall’arroganza regolatoria, che non farà altro che rendere il Vecchio continente sempre più un deserto produttivo.
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