Crisi automotive
Stellantis apre una gigafactory in Spagna, timidi spiragli per Termoli
La multinazionale ha annunciato un accordo con i cinesi di Catl per realizzare un impianto di batterie al litio ferro fosfato (lfp) Filtra cauto ottimismo per il futuro dello stabilimento molisano
C’è vita in Stellantis. Con qualche dubbio per l’Italia. La multinazionale dell’automotive ha annunciato un accordo con i cinesi di Catl per realizzare un impianto di batterie al litio ferro fosfato (lfp) da realizzare “su larga scala” a Saragozza, in Spagna. Allo stesso tempo “la joint venture con Catl illustra il forte impegno di Stellantis per l’elettrificazione in Europa e integra il progetto della gigafactory di Acc (insieme a Mercedes-Benz e Total Energies) che Stellantis ha co-fondato e sostiene fin dal suo inizio nel 2020 per studiare la fattibilità di una gigafactory per la produzione di batterie a Termoli”. Acc “confermerà i piani per le gigafactory nel corso del primo semestre 2025 tenendo conto che la joint venture sta valutando una potenziale diversificazione del portafoglio chimico per consolidare la propria leadership nella chimica per l’energia media/alta”. In questa fase Acc è concentrata “sull’ulteriore miglioramento delle operazioni di produzione e sull’ottimizzazione dei costi”.
L’operazione
Obiettivo dell’operazione spagnola è quello di avviare la produzione entro la fine del 2026 presso il sito di Stellantis a Saragozza. La gigafactory potrebbe raggiungere una capacità di 50 GWh, a seconda dell’andamento del mercato elettrico in Europa e del continuo sostegno delle autorità in Spagna e nell’Unione europea. Secondo il presidente di Stellantis, John Elkann, il gruppo “è impegnato in un futuro decarbonizzato, abbracciando tutte le tecnologie avanzate di batteria disponibili per offrire ai nostri clienti prodotti competitivi per veicoli elettrici”.
“Questa importante joint venture con il nostro partner Catl porterà la produzione di batterie innovative in un sito produttivo che è già leader nel settore dell’energia pulita e rinnovabile, contribuendo a promuovere un approccio sostenibile a 360 gradi. Desidero ringraziare tutte le parti interessate coinvolte nella realizzazione dell’annuncio odierno, comprese le autorità spagnole per il loro continuo supporto”, ha concluso.
Il futuro di Termoli
L’annuncio di Stellantis arriva in un momento piuttosto difficile per l’ex gruppo torinese. La scorsa settimana, infatti, si è “dimesso” il Ceo Carlos Tavares perché le sue prestazioni non erano più in linea con la volontà degli azionisti. C’è stato poi il licenziamento degli operai di Transnova, azienda subappaltatrice del gruppo a Pomigliano, con 97 lettere di addio arrivate sotto natale. Insomma, non un periodo d’oro nonostante le continue rassicurazioni da parte del vertice di non voler lasciare la produzione negli stabilimenti in Italia, mentre i licenziamenti delle aziende collegate continuano e il governo studia un piano di incentivi da destinare direttamente ai produttori.
Anche le parole sullo stabilimento di Termoli rilasciate nella giornata di ieri non sembrano rassicurare molto. Il gruppo “confermerà nel primo semestre del 2025 i piani per la gigafactory” della cittadina molisana. Bisognerebbe capire come mai Stellantis non ha scelto proprio Termoli per iniziare una produzione “su vasta scala” delle batterie che farà a Saragozza. Perché la scelta è caduta sulla città spagnola e non su quella italiana? Non dimentichiamo poi il ruolo del governo spagnolo. L’esecutivo Sánchez ha concesso al gruppo 357,8 milioni di euro in sovvenzioni provenienti dai Progetti strategici per la ripresa (Perte) relativi alle auto elettriche e la decarbonizzazione, e destinati ai tre stabilimenti della casa automobilistica in Spagna, in particolare alla gigafactory di Saragozza.
Alla luce di tutto ciò sarebbe il caso di aprire un tavolo presso il governo italiano per capire seriamente quale sarà il futuro degli stabilimenti, mettendo in atto una strategia di medio e lungo termine che tiene conto di quanto già concesso negli anni al gruppo e di quanto si può ancora fare. La situazione della produzione industriale in Italia, infatti, è decisamente complicata. Secondo gli ultimi dati Istat, in un anno la produzione di automobili nel Belpaese crolla del 40% mentre la restante parte dell’industria segna un meno 3,3%. Come spiegato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, urge un piano di supporto per l’industria che l’Italia da sola non può sostenere: serve un intervento europeo concreto e non più rinviabile. Aspettare “il primo semestre del 2025” è pericoloso, visto che la crisi è già qui.
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