Sarà una coincidenza. Che però merita attenzione. Venerdì, all’Autodromo di Monza, l’Assessore allo sviluppo economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi, ha assunto la Presidente dell’Ara (Automotive Regional Association), organo che abbraccia 36 territori europei, ad alta concentrazione industriale nella filiera dell’auto.

Mercoledì scorso, caso mai fosse sfuggito a qualcuno, la Commissione Ue ha ottenuto la fiducia dal Parlamento europeo. Nel suo discorso di insediamento, la Presidente von der Leyen ha fatto esplicito rimando all’auto, inteso come settore strategico per l’economia e il mercato del lavoro europei. Una politica tedesca come lei non poteva fare altrimenti. Viste le notizie drammatiche dei tagli che Mercedes, Volkswagen, ma anche Ford e nell’indotto Bosch intendono fare in Germania. D’altra parte, mentre le dichiarazioni di Bruxelles sono ancora “d’intenti”, le proposte dell’Ara risultano più concrete. I territori che campano grazie a una forte componente manifatturiera non vanno mai per il sottile. Specie se vantano grandi numeri.

L’Ara

L’Ara infatti rappresenta il 34% del Pil europeo e 134 milioni di cittadini europei. Per salvare questo microcosmo, nella “Dichiarazione di Monza” – quale posto più indicato si poteva scegliere per parlare di auto, se non l’Autodromo? – si legge, tra le tante cose, che l’Ue deve: A) porre l’accento sull’importanza delle regioni ai fini dell’attuazione della politica di coesione; B) assicurarsi una neutralità energetica che metta elettrico e rinnovabili sullo stesso piano. Quindi deve includere e-fuel e biofuel. Senza escludere a priori gli idrocarburi; C) concedere alle case automobilistiche europee il tempo sufficiente per adeguarsi alla transizione.

Ovviamente è ancora presto per parlare di svolta. Tanto più che l’Ara non ha potere decisionale. D’altra, come si diceva, sulle coincidenze bisogna riflettere. Lo spostamento a destra degli equilibri di Bruxelles vanno di pari passo con questa iniziativa dell’Ara, organo voluto dai tedeschi – quindi primadonna nella filiera – e oggi nelle mani della Lega, con Guidesi. Va aggiunto che l’Associazione ha avuto l’appoggio esterno del Comitato europeo delle Regione (CdR). Organo di cui si sente parlare poco, ma che, con i suoi 329 membri agisce, come una sorta di Mazzarino collettivo in rappresentanza di enti locali di varia categoria in Ue. Città, regioni e territori. Ovvero chi ha più il polso della situazione nelle aree lontane, rispetto alla centrale Bruxelles.

A macchia di leopardo

Il sostegno del CdR si è palesato con un parere ufficiale, intitolato “Una transizione giusta per tutte le regioni dell’Ue”, approvato ancora a inizio ottobre e il cui rapporteur è stato Marco Marsilio (FDI), Presidente della Regione Abruzzo, che dell’Ara fa parte, ma soprattutto presidente del Gruppo Conservatori europei (Ecr) al Comitato stesso, gruppo di cui fa parte anche la Lega. «Abbiamo un allineamento delle stelle», commenta una fonte dell’Ecr a Bruxelles, confermando così il crescente peso dei conservatori, che si pongono come sherpa delle filiere industriali più in difficoltà. Tuttavia, le buone intenzioni di von der Leyen, ma soprattutto la caparbietà di enti locali e produttori deve trovare sponda nel mercato. Che si dimostra ancora a macchia di leopardo per poter dire se faccia bene l’Ara, oppure se si stia ostinando in una scelta anacronistica.

In termini generali, l’Europa ha chiuso il 2023 con un leggero incremento delle immatricolazioni di auto elettriche: +0,5% rispetto al 2022, con una quota del 23,4% sul totale (dato Smart Mobility Report 2024 del Politecnico di Milano). D’altra parte, il calo sensibile della Germania (6,2%) si è affiancato alla debolezza di Italia e Spagna, che continuano a occupare gli ultimi posti per vetture elettriche circolanti. Secondo Acea poi, da gennaio a settembre 2024 c’è stato calo del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Le critiche di solito rivolte all’auto elettrica, per cui è un bene di lusso e le infrastrutture di ricarica sono insufficienti, restano irrisolte. E allora perché insistere con questo prodotto? È la domanda che si pongono le case automobilistiche. Che porta un’altra domanda, ben più politicamente polemica: perché andare avanti con il Green Deal?

La risposta se la dovranno spartire la Commissaria Ue direttamente responsabile del dossier, la socialista Teresa Ribera, il suo collega ai trasporti, il popolare Apostolos Tzitzikostas, ma anche il conservatore Raffaele Fitto, che ha la delega alla coesione. Insomma, è possibile una transizione verde-conservatrice? Von der Leyen sembra dire di sì: si può fare. Che poi le indicazioni dell’Ara vengano accolte da chi verde lo è davvero è tutto da dimostrare.