Pochi giorni fa il Parlamento europeo ha votato una risoluzione che chiede di inserire nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, precisamente all’art.3, dedicato al diritto all’integrità della persona, “il diritto all’autonoma decisione sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”. L’aborto – va ricordato – è legale in tutti i paesi europei tranne Polonia e Malta, sebbene sia sottoposto a forti restrizioni in Ungheria. Ci si potrebbe chiedere quindi perché si sia sentito il bisogno di questa presa di posizione, peraltro priva di forza legislativa. Tuttavia, questa risoluzione è interessante per diversi motivi.

Il timore della scia statunitense

Anzitutto, risponde, come già la decisione francese di inserire l’aborto nella costituzione del paese, al timore che anche in Europa possa verificarsi una tendenza restrittiva, sulla scia degli Stati Uniti, dove, come si ricorderà, la Corte suprema ha annullato la storica sentenza del 1973, che dichiarava l’aborto un diritto fondato sulla costituzione, e quindi valido a livello federale. Più in profondità, la risoluzione taglia in modo definitivo il nodo teorico-politico che è stato al centro, per esempio, della discussione italiana sulla legge 194: l’interruzione di gravidanza può essere definita un diritto?

Qualcuno direbbe: se è consentita dalla legge, è un diritto. Ma la discussione verteva, e verte ancora, su una accezione più profonda di diritto. Quella accezione che si esprime nella dizione di diritti umani, o diritti fondamentali, o anche talvolta diritti soggettivi. Questa accezione di diritto, nelle sue varie formulazioni, rimanda al sostrato morale dei diritti.

L’impatto sulla persona

Il diritto all’integrità della persona, per esempio, è fondato su un concetto di persona che è morale molto prima che giuridico, ed è proprio della tradizione occidentale, dal cristianesimo a Rawls. Ciò che è nuovo è la consapevolezza che la persona, per quanto universale, si declina diversamente al maschile e al femminile. Una gravidanza – anche se volessimo non considerare la successiva maternità, come nell’ipotesi dell’adozione – è qualcosa che accade solo alle donne, ma non perciò può essere considerata solo un accidente fisico o biologico. Una gravidanza ha un impatto sulla persona (femminile) di essenziale rilievo psicologico e morale. Non si può metterla tra parentesi nel definire l’integrità della persona. Questa non può non comprendere il controllo della donna sul proprio corpo e sulla propria vita riproduttiva. È difficile accettare che un concetto universale come persona si differenzi tra maschi e femmine, ma è così.

Le nuove difficoltà

Qui ci ha portato, non solo il pensiero femminista, che pure ha dato un grande contributo, ma l’evoluzione storica in forza della quale le donne sono arrivate a essere persone a tutti gli effetti, senza però smettere di essere donne. Naturalmente, la risoluzione del Parlamento europeo è criticata dalle associazioni pro-vita e famiglia. È un peccato che non si riesca a sfondare questo muro. Si può pensare che un embrione o feto di poche settimane sia persona in senso proprio; ma si tratta di una credenza che è fondata su assunti religiosi, che sono legittimi ma in una società democratica liberale (cioè pluralista) non possono essere posti a fondamento delle regole del vivere comune. Mentre invece appartiene alle regole del vivere comune rispettare sino in fondo l’autonomia della donna come persona, e quindi anche il suo controllo sul proprio corpo. Il discorso, alla fine, si complica proprio quando entra in gioco il corpo, e la sua significanza morale. Che non è la stessa per tutti, come si vede anche nella discussione su altri temi scottanti, come il fine vita o la maternità surrogata. Sono questioni difficili, che richiedono anzitutto ragionevolezza e rispetto per chi la pensa diversamente. Superare, dopo cinquant’anni, le incomprensioni sull’aborto potrebbe aiutarci ad affrontare in modo utile queste nuove difficoltà.