Nikki Haley ha rinunciato formalmente alla corsa nel partito repubblicano. In campo sono rimasti soltanto Donald Trump per i repubblicani e Joe Biden per i democratici. Questo è il fine partita contro cui si erano battuti coloro che stavano lavorando per far emergere in modo credibile un terzo candidato capace di sbarrare la strada sia al pericoloso e mercuriale Donald Trump, che al vacillante Joe Biden.
Ma le cifre sono tali da non lasciare dubbi: l’ex presidente nonché candidato Trump, ha preso nel Super Tuesday 478 delegati, mentre la Haley è rimasta ferma a 19. Quindi, considerate le primarie già registrate, il totale dei delegati è di 751 per Trump e 62 per l’ex ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, che per due anni aveva sostenuto con grande entusiasmo Trump durante la sua Presidenza, prima di diventare la sua più dura avversaria. La Haley non si è limitata a ritirarsi dalla corsa, ma ha compiuto un gesto di rottura che equivale a una dichiarazione di guerra contro l’unità del partito repubblicano: ha infatti annunciato di non voler cedere a Trump i propri voti, come sempre accade quando un candidato invita i propri sostenitori a votare l’ex avversario.

Haley si ritira e non cede i 62 delegati

Questo comportamento ha provocato reazioni durissime della dirigenza e dei finanziatori del partito che ha esercitato – lo afferma la stessa Haley da Charleston nel Sud Carolina – pressioni fortissime affinché concedesse i suoi elettori a Trump: ma la Haley ha fatto di più, affermando che l’ex Presidente è “un pericolo per la democrazia americana e non rappresenta l’identità del partito repubblicano”. Non era mai accaduto in tempi recenti che un candidato si ritirasse senza concedere al vincitore i propri elettori. Questo gesto di rottura non è soltanto un dispetto o una rappresaglia per gli insulti che l’ex presidente le ha riservato dal momento in cui ha presentato la sua candidatura. Per questa scelta la Haley è stata aspramente criticata, non appena da Charleston è giunta la conferma del ritiro, del fatto politicamente gravissimo di aver colpito non soltanto Trump, ma l’intero Grand Old Party. La reazione è stata espressa con durezza che anticipa la scomunica: “I conservatori si aspettano lealtà e fedeltà ai principi e sostegno per la migliore possibilità di sconfiggere i democratici in novembre”. Penny Nance, presidente del “Concerned Women for America” ha attaccato la Haley come una traditrice: “Se non accetta le regole, vuol dire che i conservatori prendono atto del suo comportamento e non la perdoneranno mai”.

Immigrazione illegale e crisi economica per attaccare Biden

Trump non aspettava altro che l’uscita di scena dell’unica sua concorrente interna, per dispiegare tutta la sua violenza polemica contro il vero nemico Joe Biden che intende attaccare su due punti molto sentiti dall’elettorato repubblicano: l’immigrazione illegale e la crisi economica. La migrazione illegale in realtà è stata fortemente contenuta dall’amministrazione Biden come era già accaduto sotto quella dello stesso Trump e prima ancora sotto Obama e Clinton. Ciascuno di loro aveva costruito il suo pezzo di muro, ma il problema è diventato molto più acuto da quando la corrente migratoria che si forma in Guatemala risale il Messico sul cui territorio il governo di Città del Messico non ha alcun potere reale. Questo stato di impotenza del governo messicano ha fatto crescere nell’ultimo anno il flusso di molte migliaia di migranti al giorno. Si sono così moltiplicate le organizzazioni umanitarie di soccorso che si sono andate saldando con i movimenti schierati con i palestinesi americani dall’inizio della guerra di Gaza.

La questione aborto

La conferma ormai prossima della candidatura ufficiale di Donald Trump accentua il fronte di rottura sulla questione dell’aborto. Da quando la Francia due giorni fa ha deciso di includere nella costituzione il diritto di ogni donna ad abortire senza interferenze, negli USA, dove gli Stati repubblicani restringono i diritti all’aborto, la tensione è cresciuta. La “Rights Organization Reproductive Freedom”, ha rilasciato la dichiarazione in cui si afferma che Donald Trump è “la più grande minaccia alla libertà riproduttiva nella nostra democrazia e nel nostro paese”. La lotta politica al candidato repubblicano irrompe nel campo dei diritti civili in momento già caldo e divisivo per la già frammentata società americana.

Avatar photo

Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.