Oggi, 5 marzo del 2024 è martedì. Non un martedì qualsiasi, ma il Super Tuesday, il super martedì della campagna elettorale presidenziale che è come le Termopili o il duello fra Orazi e Curiazi: una giornata elettoralmente sanguinaria perché tutti si scontrano con tutti, benché la fine sia nota: Joe Biden attuale Presidente e Donald Trump che vorrebbe tornarci, sono gli unici concorrenti reali. Ognuno con i suoi guai, ma tutti riparabili. Trump ieri ha incassato una vittoria fondamentale perché la Corte Suprema Federale ha dato torto alla Corte Suprema del Colorado che aveva deciso di non ammettere la candidatura di Trump nei seggi del Colorado. Adesso potrà essere votato ovunque, se davvero vincerà la “nomination” del GOP. Ma la sentenza favorevole a Trump ha anche un significato politico: assolve l’ex Presidente dall’accusa di aver fomentato i tumulti del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill a Washington. E se lo dice la Corte Suprema federale, nessuno potrà più usare questa carta contro Trump.

Secondo l’ultimo sondaggio del “New York Times/Siena College” del weekend scorso, Donald Trump avrebbe il voto di circa il 47% degli elettori registrati. Quanto a Joe Biden, purtroppo, una catastrofe. Il suo elettorato – che vorrebbe per tradizione “pop” un Presidente con qualcosa di atletico e anche sexy – scappa e comincia a detestarlo: le donne non lo hanno mai amato perché negli anni della sua gioventù politica è stato un reazionario sessista anche se ancora nessuno conosceva questi aspetti della politica. L’elettorato nero lo ha sostenuto soltanto perché era stato il vice di Obama. Ma i democratici di origine araba lo odiano per aver sostenuto Israele a Gaza, così come fanno anche molti ebrei democratici. Ma il vero handicap di Joe Biden è l’età: a ottantuno anni dovrebbe dare garanzia di una salute di ferro per poter essere ancora in grado ad ottantacinque anni di prendere decisioni appropriate e immediate, mentre seguita a fare gaffes, stringere mani che non ci sono, e a disorientarsi scivolando sulle scale.

E naturalmente per Trump tutto è una festa crudele e a suo vantaggio: Biden perde l’equilibrio e Donald ne fa un’imitazione pubblica e come se fosse un cabaret. La campagna elettorale presidenziale è un gigantesco evento “pop” e all’elettore americano non importa nulla se una vittoria di Trump spingerebbe il Presidente russo Vladimir Putin a divorare tutte le nazioni confinanti con la Russia e poi minacciare l’Europa non più difesa dalla Nato come ardentemente spera il candidato repubblicano.
In casa democratica la tragedia è doppia: non soltanto sarebbe difficilissimo tirare fuori dal cappello un nuovo candidato e poi imporre a Biden di fare un passo indietro, cosa che Biden rifiuta stizzosamente di fare; ma si approfondisce anche il divorzio fra la Casa Bianca attuale e le più importanti componenti dei democratici, come quella del socialista Bernie. Sanders ha rotto con la sinistra pro-Hamas sostenendo che non si può avere pace a Gaza finché Hamas non è eliminata, ma la sinistra del partito è letteralmente furiosa con Biden per essere stato troppo e troppo a lungo dalla parte di Israele dopo l’attacco genocida antisraeliano del 7 ottobre.

Ma su questo punto di politica estera è cresciuto il valore degli americani arabi che competono in numeri e potere con gli americani ebrei, i quali peraltro sono solo in parte a favore degli israeliani. E infine la novità di Nikki Haley, l’unica repubblicana rimasta in gara malgrado tre dolorose e costose sconfitte, che ha finalmente segnato un punto di bandiera contro Donald Trump a Washington DC. Questa vittoria le ha permesso di restare in corsa. Tutto diventa più spettacolare e violento a partire dal Super Tuesday “when the going get tough, the tough get going”, quando si gioca duro, sono i duri a giocare a loro modo. Quentin Fulks, che guida la campagna di Biden, dice: “C’è ancora gente cui non è ben chiaro che la battaglia e fra Biden e Trump”. Il mese di marzo servirà a far sparire qualsiasi dubbio su questo punto. Donald Trump intanto seguita a dividersi fra elezioni, tribunali e adesso aspetta il verdetto nel processo penale a New York in cui è accusato di aver pagato in nero le prestazioni sessuali di una pornostar durante la campagna del 2016. Mentre si difende dalle accuse penali, Trump deve portare a compimento l’operazione interna nel suo partito per assumere il pieno controllo della commissione nazionale repubblicana. Questo gli permetterebbe di esercitare il potere di scelta dei candidati al Congresso, al Senato e sui governatori degli Stati rossi.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.