È “pazzesca” la circostanza che l’ordinanza sia dalla «mattina presto nelle mani dei giornalisti e io ancora non l’abbia vista», ha affermato a caldo l’avvocato Giampiero Biancolella, difensore dell’ex europarlamentare forzista Lara Comi, arrestata ieri mattina dalla Guardia di finanza di Varese su ordine dell’antimafia di Milano. Nulla di nuovo, si direbbe. Che l’avvocato sia l’ultimo a sapere che cosa sta accadendo al suo cliente è oramai prassi consolidata in questo Paese. Che qualcosa di grosso, però, bolliva in pentola era chiaro leggendo ieri Il Fatto Quotidiano e La Repubblica. I due quotidiani, infatti, avevano dato ampio spazio “alla svolta” delle indagini su Lara Comi. Il Fatto anche con un richiamo in prima pagina. In due articoli fotocopia si dava conto di alcuni verbali depositati dalla Dda milanese.

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Nulla, comunque, che non fosse già noto dallo scorso maggio, quando Lara Comi venne indagata nell’inchiesta “Mensa dei poveri” che travolse Forza Italia alla vigilia delle elezioni europee.  In particolare, sui due quotidiani erano riportate delle dichiarazioni, senza rilievo penale, di alcuni imprenditori che negli anni scorsi avevano interloquito con la parlamentare azzurra per attività di marketing e consulenza. L’anomalia, secondo gli inquirenti, sarebbe consistita nel fatto che Lara Comi avesse avuto interesse in attività estranee a quelle politiche, manifestando “attenzione per il denaro”. Il teorema accusatorio veniva, sempre dalla lettura dalle carte, smontato dalla stessa politica azzurra. Secondo quanto riferito da uno di questi imprenditori, la Comi avrebbe dichiarato che “gli europarlamentari europei hanno un lavoro”.  Tutto regolare, a meno che il politico non possa avere altre entrate se non quelle da parlamentare. In che cosa sarebbe consistita , dunque, “la svolta” nell’inchiesta? Forse proprio nell’arresto di Lara Comi? Questo i due giornali, il giorno prima dell’arresto, pur essendo stati eventualmente “sensibilizzati”, non potevano certamente scriverlo. “La svolta” però faceva intendere che qualcosa sarebbe accaduto, come di fatto è stato.

Giovanni Altoprati

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