Sono stati mesi particolarmente difficili nel turbolento Sahel dove nel primo semestre del 2025 i morti si contano a migliaia. Soltanto nel mese di maggio gli attacchi dei jihadisti hanno provocato 900 vittime fra Burkina Faso, Niger e Mali, dimostrando ancora una volta quanto l’estremismo islamico sia un pericolo crescente nel cuore dell’Africa occidentale. Il rapporto di Acled (Armed Conflict Location and Event Data), un’organizzazione non governativa ed indipendente, ha fotografato questa drammatica situazione portando a conoscenza del mondo i dati impietosi di una serie di attacchi senza precedenti.

I primi mesi del 2025 sono stati un continuo crescendo di violenza con gli eserciti nazionali sempre più incapaci di difendere la popolazione locale che per disperazione ha creato delle milizie di autodifesa dei villaggi che cercano di arginare i terroristi islamici. Entrambi i network dell’estremismo internazionale sono estremamente attivi e pericolosi nel Sahel e attaccano frontalmente gli eserciti nazionali che spesso non hanno la forza di difendere caserme e postazioni, abbandonando anche depositi di armi in mano a loro.

Jnim (Gruppo di Sostegno all’Islam e ai Musulmani) rappresentante di al Qaeda nell’area ha preso di mira soprattutto il Mali colpendo una dozzine di volte in pochi mesi dove hanno trovato la morte oltre 400 soldati maliani. L’obiettivo di questi qaedisti è il controllo del territorio dove stanno formando della amministrazione parallele in grado di sostituirsi allo stato nazionale che latita lontano dalle capitale e dalle principali città.

L’alleanza con alcuni gruppi ribelli di Tuareg ha rafforzato la forza di al Qaeda che oggi può contare su un numero di combattenti che oscilla fra i 5000 ed i 7000 e continua ad arruolare fra Tuareg e Fulani, le due principali tribù musulmane che vivono nella regione. Gli affiliati di al Qaeda impongono le tasse nelle aree sotto il loro controllo e grazie anche al traffico internazionale di armi, migranti e droga riescono a rafforzare le proprie milizie che sono spesso meglio equipaggiate degli eserciti regolari. Lo Stato Islamico nel Grande Sahara (IS-GS), il rappresentante dell’Isis in loco, è forte soprattutto nella regione del lago Ciad e colpisce anche nel nord della Nigeria dove ha strappato aree di influenza ai terroristi locali di Boko Haram.

Per arginare questa deriva, Burkina Faso, Niger e Mali hanno formato l’Alleanza del Sahel (AES), riunificando le proprie forze armate addestrate ed armate dai mercenari russi, ancora presenti con il nuovo gruppo dell’Afrika Corp. I russi combattono anche in prima linea, ma sono stati sonoramente battuti sul campo sia dai Tuareg che dai jihadisti, dimostrando la loro inefficacia. Il rischio che l’Africa occidentale si trasformi in un nuovo califfato islamico diventa ogni giorno più concreto e questo potrebbe destabilizzare tutto il continente e sarebbe l’Europa a pagarne le conseguenze maggiori.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi