Il lavoro pubblico locale rappresenta un pilastro per la qualità dei servizi pubblici offerti ai cittadini. In un contesto segnato da bisogni sociali sempre più complessi, è indispensabile investire sul personale per sostenere le retribuzioni e valorizzare le professionalità delle donne e degli uomini che lavorano ogni giorno sul territorio. Nel comparto permangono, tuttavia, forti criticità: a partire dal tetto al trattamento accessorio introdotto dall’art.23 comma 2 della cosiddetta “Legge Madia”, che limita fortemente la spesa per indennità e premi, penalizzando la contrattazione integrativa.

Secondo i dati forniti dall’Aran, il comparto Funzioni Locali risulta all’ultimo posto per i livelli retributivi nel pubblico impiego. A peggiorare la situazione è intervenuta una nuova interpretazione della legge di bilancio, che ha incluso anche le risorse per il welfare integrativo nel limite al trattamento accessorio. Questa scelta riduce ulteriormente le già limitate possibilità di valorizzazione economica del personale, rendendo meno attrattivo il lavoro in questo comparto. I dati forniti dall’Ifel sono inequivocabili: 16mila uscite volontarie l’anno che determinano il +45% di dimissioni in sei anni.

Per questo valutiamo positivamente le misure annunciate dal ministro per la Pubblica Amministrazione, che dovrebbero trovare posto in sede di conversione del d.l. P.A. per il superamento del tetto al trattamento accessorio. Si tratta di un intervento a lungo sollecitato da noi, che consentirebbe di restituire agli enti locali maggiore flessibilità per rifinanziare i fondi per la contrattazione decentrata, per premiare concretamente l’impegno di chi opera quotidianamente sul territorio e per garantire l’erogazione di servizi migliori ai cittadini. Un ulteriore, auspicabile intervento, sarebbe quello di escludere dal tetto anche le risorse destinate al welfare integrativo per migliorare il benessere organizzativo.

Oltre alla leva legislativa, resta fondamentale agire sul versante contrattuale, chiudendo al più presto il negoziato per il rinnovo del Ccnl 2022-2024. Il tavolo è in una fase di stallo e il ritardo sta penalizzando centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori. In questo scenario preoccupante, pesa l’atteggiamento pregiudiziale di Cgil e Uil che si sottraggono alla responsabilità di portare a termine l’accordo, ostacolando l’avvio di una nuova fase negoziale con il governo e condannando le lavoratrici e i lavoratori a restare senza le risposte normative ed economiche di cui necessitano.

Nei servizi pubblici abbiamo bisogno di relazioni sindacali partecipative e costruttive, le uniche capaci di produrre risultati concreti, superando l’antagonismo sterile. È necessario quindi un impegno straordinario da parte del governo per rifinanziare adeguatamente la contrattazione e rendere più flessibile l’utilizzo del welfare integrativo ma, dall’altro, è urgente concludere i rinnovi ancora aperti, per restituire un giusto riconoscimento a tutti gli addetti del comparto.

Maurizio Petriccioli

Autore

*Segretario Generale CISL FP