In una Milano costretta a correre veloce, proiettata verso un’innovazione ancora più veloce e in affannosa competizione con le grandi città europee, sono le giovani generazioni – dagli universitari ai quarantenni – a raccogliere la sfida più impegnativa: costruire il domani della città. Un compito difficile da svolgere tra opportunità lavorative precarie e caro-vita per molti insostenibile.

Milano, disoccupazione giovanile al 18%

Eppure, i giovani milanesi, tra formazione ed impegno, continuano ad alimentare quella “fabbrica delle idee” che rimane la vera forza propulsiva della città la loro voglia di partecipare attivamente, di cambiare le cose. Che si tratti di attivismo politico, di imprese sociali, di associazioni culturali o di battaglie sindacali, sono loro in prima linea nel tentativo di scuotere una politica lenta, e di scardinare logiche e strutture obsolete. Le difficoltà sono evidenti: secondo gli osservatori sul mercato del lavoro, la disoccupazione giovanile a Milano si attesterebbe attorno al 18%, un dato che pesa, per quanto migliore della media nazionale. E per un giovane lavoratore, il costo dell’alloggio divora più di metà della disponibilità economica.

Serve un patto tra generazioni

Nonostante tutto, Milano continua – quasi paradossalmente – a produrre e attrarre talenti under 40. Questa città ha il dovere morale, prima che politico, di non illuderli. Di valorizzare davvero quel capitale umano prezioso. Servono politiche serie, strutturali e coraggiose su casa e lavoro. E serve un nuovo patto tra generazioni, perché i giovani non sono solo il futuro di Milano. Sono il suo presente. E hanno molto da dirci, di loro e di noi.