Chi ha ucciso gli 800 soldati israeliani nella guerra di Gaza? Suscita questa prima domanda la lettura del rapporto di Amnesty International sul genocidio che Israele avrebbe intrapreso e continuerebbe a perpetrare dal 7 ottobre dell’anno scorso a questa parte. Lungo le 296 pagine di quella ricognizione delle presunte responsabilità israeliane non c’è un rigo, un accenno, un riferimento neppur vago al numero complessivo dei miliziani palestinesi che, ad oggi, sono stati eliminati nelle operazioni dell’esercito di Israele.

Ma se si vuole escludere (azzardatamente, per carità) che quegli 800 soldati israeliani siano stati uccisi tutti da bambini, donne gravide, vegliardi diabetici e malati terminali, allora bisognerà altrettanto spericolatamente immaginare che a ucciderli siano stati dei miliziani, gente armata che spara per uccidere e uccide. Giusto? Bene, ammonteranno pure a qualche numero questi combattenti, o no? Quelli che hanno sventrato Israele il 7 ottobre erano 3 o 4mila, una piccola parte rispetto alle forze disponibili a Gaza.

Domanda: perché il rapporto di Amnesty, nel fare investigazione del numero dei morti, accantona puramente e semplicemente il dato relativo al numero dei combattenti uccisi fino a oggi? È molto semplice: perché adotta il criterio propagandistico del ministero della Salute di Gaza, cioè Hamas, che non distingue tra civili e miliziani uccisi e li infila tutti nella significativa categoria dei “martiri”. L’esercito israeliano dichiara di aver eliminato tra i 17 e i 20mila miliziani. È un numero attendibile? È lecito dubitare che sia attendibile, certo: ma solo da parte di chi non ritenga attendibile che tra i 45mila morti denunciati da fonte palestinese non ci sia neppure un miliziano. Solo da parte di chi dubiti che gli 800 soldati israeliani caduti nella guerra di Gaza siano stati uccisi dai cornicioni pericolanti e da eserciti di puerpere.

Ma è poi per un capolavoro supremo che si segnala il rapporto di Amnesty sul presunto genocidio. Dopo aver messo insieme la fuffa da mesi circolante a proposito degli intenti genocidiari di Israele (ne parleremo, perché merita un commento apposito), e dopo aver riscodellato le certificate balle sulla “carestia” che sarebbe stata imposta a Gaza (anche su questo servirà un commento dedicato), Amnesty si esibisce nel colpo supremo: il perimetro sinora individuato per il riscontro del crimine di genocidio, spiega Amnesty, è troppo “angusto”. Vuol dire, letteralmente, questo: se dovessimo adoperare i criteri del diritto applicabile per giudicare quel che succede a Gaza, non si potrebbe discutere di genocidio.

Quindi? Semplice: allarghiamo quel perimetro e cambiamo quei criteri. È la pretesa di creazione di un “diritto speciale che affianca la legge uguale per tutti e, per uno soltanto, la sostituisce. È l’invenzione di un diritto speciale da applicare allo Stato ebraico e al popolo in armi di Israele. Un diritto speciale scritto con un volgare inchiostro antisemita.