Epitaffio della libertà
Le radio afghane tornano in onda ma accettano le condizioni dei talebani. L’istruzione a distanza e quel prezzo altissimo da pagare

Il movimento talebano in Afghanistan ha annunciato la ripresa delle trasmissioni di Radio Begum, conosciuta in tutto il Paese per essere l’unico media gestito da donne e che ha visto la sua attività sospesa all’inizio del mese. Radio Begum e un’altra emittente, Radio Jawanan, destinata ai giovani, torneranno in onda dopo aver accettato le condizioni imposte dai talebani “e i loro principi del giornalismo”, secondo un comunicato del ministero dell’Informazione e della Cultura. I talebani avevano bandito entrambe le radio per “aver collaborato con i media vietati nel paese e aver abusato delle loro licenze di trasmissione”.
Le condizioni
Radio Begum è stata lanciata nel 2021 quando i talebani sono tornati al potere. È collegata alla Begum Organization for Women, un’organizzazione non governativa che opera sia in Afghanistan che in Francia. Radio Jawanan, chiamata anche Youth FM, è una stazione radio con sede a Kabul che si concentra su questioni importanti per i giovani, nonché sull’intrattenimento e sulla responsabilità civica. Dal ritorno al potere dei talebani nel 2021, gli islamisti hanno introdotto una serie di regole che hanno limitato la libertà dei media in Afghanistan. Secondo Reporter Senza Frontiere, dodici mezzi di informazione sono stati chiusi dalle autorità talebane nel 2024. Tuttavia, il Ministero della Cultura sostiene di supportare i media e i giornalisti afghani, purché rispettino i valori islamici del Paese, gli interessi nazionali e la cultura afghana.
La storia di Fatima e le lezioni attraverso la radio
Fatima ha sedici anni e vive a Bamiyan, una città di sessanta mila abitanti, in mezzo alle montagne dell’Afghanistan. Bamiyan è famosa soprattutto per le due gigantesche statue rappresentanti Buddha, scolpite nella roccia, risalenti ad almeno millecinquecento anni fa fatte detonare nel Marzo 2001 dai talebani, perché rappresentavano una minaccia alla legge islamica. Due monumenti testimoni della pluralistica storia dell’Afghanistan, che per secoli ha ispirato pellegrini e cultori dell’archeologia. Fatima è cieca dalla nascita e non ha mai potuto frequentare scuole dedicate, né imparato l’alfabeto Braille. Dal 2021 ha iniziato a seguire delle lezioni attraverso la radio, senza perdersene mai una, sentendosi finalmente come in una scuola. Chiusa nella sua stanza fra le montagne, la radio era diventata il suo principale contatto con la realtà e la sua principale fonte di apprendimento. Come Fatima migliaia di altre ragazze afghane sono abituali ascoltatrici delle trasmissioni di Radio Begum, una emittente fondata l’8 marzo 2021, in occasione della Giornata Internazionale della donna, su iniziativa dell’imprenditrice Hamida Aman. Visto il suo successo, da un anno Radio Begum è diventata anche un canale tv, conservando la sua programmazione delle origini, incentrata su corsi, dibattiti sull’analisi dei rapporti di coppia, spazi di approfondimento, lezioni previste dai programmi scolastici ufficiali, nelle due lingue del Paese: il dari al mattino e il pashtu al pomeriggio.
L’opportunità per bambine e donne
In un Paese in cui l’analfabetismo femminile sfonda l’ottanta percento, contro il cinquantuno percento di quello maschile, le attività di Radio Begum rappresentano una opportunità unica per le ragazze, soprattutto dopo che era stato loro impedito l’accesso all’istruzione, con il ritorno al potere dei talebani, nell’Agosto 2021. Con diciotto antenne installate in venti delle trentaquattro province afghane, l’emittente è ormai capace di raggiungere gran parte della popolazione ed è diventata un punto di riferimento per bambine e donne, costrette a trascorrere gran parte delle loro giornate in casa. Attraverso gli interventi delle altre ascoltatrici si crea una rete di immedesimazione, uno spazio di socialità per evadere dai doveri domestici. Grazie al lavoro del team composto da educatrici, giornaliste, psicologhe, teologhe, l’emittente era la voce principale delle donne per le donne fra i confini dell’emirato in mano ai talebani. Fino a quando un commando di ufficiali dell’intelligence afghana, accompagnati da funzionari del Ministero dell’Informazione e della Cultura, ha fatto irruzione nella sede di Kabul, arrestando due dipendenti uomini e sequestrando telefoni, computer e materiale promozionale.
Un prezzo altissimo da pagare
Aver fatto un uso improprio della licenza e diffuso contenuti di televisioni straniere sono accuse confezionata per giustificare un ulteriore giro di vite all’emancipazione femminile, fomentato dall’odio misogino che caratterizza il regime integralista afghano, dominato dalla più oscurantista fra le interpretazioni della sharia. Oggi le trasmissioni sono riprese, ma solo dopo aver accettato le condizioni imposte dai talebani “e i loro principi del giornalismo”. Un prezzo altissimo da pagare.
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