Politica
Legalizzare la Cannabis è doveroso in una democrazia liberale altrimenti si fa un regalo alle mafie
Nel “Si&No” del Riformista spazio al dibattito su una delle grandi questioni del nostro tempo: bisogna legalizzare la Cannabis?Favorevole il Segretario di +Europa Riccardo Magi, che attraverso l’analisi di numeri e dati legati al consumo di marijuana in Italia, riflette sul concetto di democrazia liberale e sulle ripercussioni del proibizionismo sulla società moderna. Contrario il Senatore della Lega Giorgio Maria Bergesio che vuole rendere sempre più ardua la reperibilità delle sostanze stupefacenti per salvare i giovani dalla droga.
Qui il commento di Riccardo Magi:
Il tema delle politiche sulle sostanze stupefacenti e di una loro regolamentazione – in particolare della Cannabis – è una delle grandi questioni sociali del nostro tempo, e in quanto tale andrebbe affrontato e discusso anche nelle aule del Parlamento, con approccio davvero liberale, cioè dati alla mano, senza pregiudizi ideologici né dannosi luoghi comuni.
Lo è anzitutto perché riguarda direttamente le vite di sei milioni di persone, che studiano e lavorano, prevalentemente giovani e giovanissimi, che non fanno del male a nessuno, non sono delinquenti né rappresentano un pericolo, ma consumano Cannabis. Soltanto questo, in una democrazia liberale, matura, che non sia contaminata da tendenze paternaliste da Stato Etico, basterebbe. Oppure qualcuno, forse anche tra chi si professa liberale, ritiene che tra i compiti dello Stato vi sia quello di esercitare una forma di controllo schiacciante sui cittadini attraverso il codice penale, sulla loro vita privata e sulle scelte individuali anche se non mettono a repentaglio i diritti né la sicurezza di nessuno?
Se poi il problema è tutelare la salute dei cittadini diciamo subito che la cannabis è una sostanza meno nociva di sostanze legali quali l’alcol e il tabacco. A nessuno di noi, favorevoli a campagne di prevenzione e informazione sui danni correlati all’uso e all’abuso di tali sostanze legali, verrebbe in mente seriamente di proibirle. Ecco allora che vale la pena, ancora una volta, ricordare che il proibizionismo ha fallito, prima di tutto perché ha promesso di debellare alla radice il commercio e il consumo delle sostanze attraverso normative sempre più repressive e i consumi sono continuati ad aumentare. Ha causato, anche in Italia, tragiche ricadute sull’efficienza del sistema della giustizia e dei tribunali, sulle condizioni delle carceri e dei detenuti, sulle risorse economiche nelle tasche della criminalità organizzata, sulla salute dei consumatori, sul degrado dei centri urbani, sulla sicurezza delle città italiane. Non serve essere impavidi antiproibizionisti per riconoscere questo fallimento. Oggi infatti ogni sostanza è libera, indipendentemente dagli sforzi e dalle risorse, anche economiche, che lo Stato impiega per evitarlo.
I dati dell’ultima Relazione al Parlamento sul Fenomeno delle Tossicodipendenze – presentata quest’anno dal Governo – evidenziano che la cannabis si compra per strada a partire da poco più di otto euro al grammo, l’Hashish a meno di dieci euro, nonostante gli aumenti dei prezzi degli ultimi anni, e che il 66% dei consumatori abituali ritiene facile o molto facile procurarsi Cannabis. Quasi 990mila studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni riferiscono di avere consumato almeno una volta nella propria vita una sostanza stupefacente, e circa la metà di loro lo ha fatto nel mese precedente alla rilevazione. D’altra parte, la stessa Relazione al Parlamento dimostra che le operazioni antidroga svolte dalle Forze di Polizia sono incrementate del 10% rispetto all’anno precedente, eppure i sequestri sono calati del 19%. Quelli di Cannabis, che riguardano il 63% del totale, sono calati addirittura del 32%. Non è il caso, alla luce di questi dati, ammettere l’errore e cambiare radicalmente l’approccio nelle scelte di politica criminale? Forse queste risorse potrebbero essere più opportunamente destinate ad altre operazioni di Polizia.
Vi sono poi gli effetti del fallimento sulle carceri. Dall’ultimo Libro Bianco sulle Droghe, pubblicato quest’anno, emerge che il 32% dei detenuti è in carcere per violazione della legge sulle droghe, mentre in Europa mediamente il dato si attesta al 18%, e che con una diversa legislazione sulle droghe non esisterebbe il sovraffollamento carcerario. Insomma, nonostante la legislazione italiana sulle droghe sia tra le più repressive d’Europa, il consumo e la circolazione di sostanze è stato tutt’altro che fermato.
Per non parlare dell’enorme regalo che queste politiche ultra repressive offrono alle mafie. Si stima infatti che legalizzare e regolamentare la Cannabis sottrarrebbe loro circa 6,5 miliardi di euro. Non è un caso se nelle democrazie avanzate sono state adottate politiche di legalizzazione, così è in molti Stati americani, in Canada e in Germania il governo è al lavoro in questa direzione.
È possibile in Italia avviare un dibattito serio su questo, in Parlamento? Perché si tratta di una soluzione di governo di un grande fenomeno sociale e non di una provocazione. Noi ci abbiamo provato nel 2021 con una proposta di Referendum, poi brutalmente fermata dalla Corte Costituzionale, con motivazioni discutibili. Continueremo a farlo, in Parlamento e nel Paese. Anche in questa Legislatura abbiamo presentato due proposte di legge alla Camera che vanno in questa direzione. Perché per noi, per +Europa, la Cannabis è semplicemente meglio legale che criminale.
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