La fine dell’esperienza terrena, con l’esteso cordoglio e la sincera commozione che l’ha accompagnata, chiama ad una riflessione sul profilo dell’uomo e dell’avvocato Ettore Stravino, senza l’ambizione di descrivere la sua lunga ed alta vicenda umana e professionale.
Sono molte e profonde le cause che hanno portato Ettore Stravino ad interpretare al meglio il ruolo del difensore nel processo penale, tanto da allinearsi a quei Maestri dai quali aveva attinto la sua formazione, primo tra tutti l’Avvocato Renato Orefice, con il quale ha iniziato e proseguito un rapporto umano e professionale particolarmente intenso e simbiotico.
Dopo alcuni anni, trascorsi fianco a fianco con l’avvocato Orefice nello studio di via D’Isernia, Ettore Stravino avvia il suo studio in via dei Fiorentini, per poi proseguire la sua esperienza professionale in via Generale Orsini e, infine, in via dei Mille senza mai interrompere il legame con il suo Maestro, realizzando un esempio di amicizia, affetto, fedeltà eterni: sempre molto frequenti gli incontri come quotidiane le conversazioni telefoniche tra i due, non senza dimenticare che l’avvocato Orefice ebbe un ruolo importante anche nel felice matrimonio con l’amata Antonella Picciotti, valente Magistrato, e fu il testimone delle loro nozze da cui sono nate le amate figlie – oggi valenti ed affermate colleghe – Stefania e Simona.
Invero, da subito Ettore Stravino comprese che era necessario dotarsi di una attrezzata organizzazione di studio che gli dette modo di formare tanti allievi, come gli avvocati Salvatore Pane, Clemente Biondi, Luigi Marchionne, Vincenzo Picciotti, Maurizio Messuri, Rosaria De Fazio, Gianfranco Mallardo, Giuseppe Bausilio, Sergio Rastrelli, Enrico Antonio Ormanni, Roberto Spagnuolo Vigorita, Roberta Bausano, Gianluca Bucciero, Carlo de Pascale, tutti oggi professionisti di indiscusso valore e successo professionale.

Ettore Stravino operava uno studio degli atti meticoloso che lo portava alla conoscenza perfetta di ogni risvolto del caso affidatogli, uno studio a un tempo religioso e militare in cui nessuna tematica veniva sottovalutata. E così ben presto veniva individuata la strada migliore per l’assistito che l’Avvocato Stravino metteva da subito a parte della difficoltà e dei rischi del processo; il tutto senza mai far mancare al cliente note di sostegno, utilizzando la sua profonda umanità e la sua serenità d’animo quando l’assistito si recava nel suo studio, in quella penombra appena illuminata da una luce fioca che anch’essa si ritraeva di fronte a una tale abbagliante personalità.
E così, nei complessi procedimenti oggetto dei suoi incarichi, laddove vi era la necessità di fronteggiare delicate questioni civili, societarie, amministrative, tributarie, di responsabilità professionali, Ettore Stravino approfondiva le tematiche attraverso lunghi ed appassionati studi che gli permettevano di spaziare in tutti i settori del diritto e della scienza che quel processo chiedeva di conoscere, mettendo in opera gli insegnamenti dell’Avvocato Gaetano Manfredi eternamente custoditi nella Biblioteca Alfredo de Marsico a Castel Capuano (“Osservazioni intono al naufragio dell’Utopia”). E, come Manfredi, Ettore Stravino era perfetto nel coordinamento delle varie professionalità e competenze multidisciplinari chiamate a partecipare alla difesa.

La conduzione dell’impegno defensionale era impeccabile già nella fase delle indagini, laddove, con grande abilità e fermezza, attuava sin da subito la migliore strategia possibile per il cliente, senza mai operare infingimenti di sorta ma, anzi, conseguendo la piana stima e fiducia dei magistrati inquirenti e giudicanti che si confrontavano con Lui sempre con grande serenità.
Nel dibattimento la sua presenza era fondamentale: con interventi processuali altamente tecnici, con mirate domande al teste, al collaboratore di giustizia o al perito di turno Ettore Stravino era in grado di ribaltare situazioni che sembravano disperate. Invero, il semplice suo alzarsi per porre domande o contestazioni era un ammonimento per il soggetto da esaminare; le prime parole, pronunciate con la sua inconfondibile voce, gli permettevano poi di conquistare interamente la scena.
Del pari, Egli conseguiva i massimi risultati con le sue memorie e le sue impugnazioni in cui fondeva alla perfezione la grande conoscenza del diritto sostanziale e processuale con la profonda preparazione culturale, scientifica e tecnica che pure possedeva, atti che erano sempre apprezzati dai giudici per i quali un suo scritto costituiva una occasione di studio in generale ed un arricchimento della conoscenza del processo in particolare.

Ma forse la parte dove maggiormente Egli si ispirava ai Grandissimi era la discussione laddove, con la sua inconfondibile voce (quanto ci mancherà!), fondeva come in un crogiolo tutto il suo sapere umanistico, la conoscenza e lo studio degli atti, la preparazione tecnica e scientifica che fluivano in parole pronunciate con palpito oratorio che riscontrava quello del suo Maestro Avvocato Renato Orefice e dei Maestri di sempre che Egli aveva conosciuto ed ascoltato come Alfredo De Marsico, Giovanni Porzio, Cesare Loasses, Adriano Reale, Vittorio Botti, Vincenzo Siniscalchi, Gustavo Pansini ed altri Grandi.
Dotato di grande sensibilità ed empatia, alternando alla perfezione momenti di grande pathos alla sua proverbiale ironia, immediatamente stabiliva quel giusto contatto umano per trasferire all’interlocutore nel modo più semplice la sua conoscenza degli atti ed i temi difensivi attraverso discussioni preparate rigorosamente, avendo predisposto con cura e pazienza la cd. “scaletta” dell’intervento, dove erano collocati tutti gli argomenti processuali e sostanziali che la complessa causa offriva, pagine che gli allievi ed i colleghi appena possibile leggevano perché in quegli appunti c’era tutta l’arte del diritto della difesa, il copione della storia processuale molto spesso finita con una vittoria di Ettore Stravino grazie ad un intervento che sapeva fondere i pregi dell’oratoria classica con quelli della discussione moderna.
Tesi, antitesi e sintesi, si succedevano in una consecutio rigorosa ma fluente ed armonica che non lasciava soluzioni diverse rispetto a quanto Ettore Stravino prospettava per il suo assistito.

Se la discussione del Maestro Renato Orefice ha rappresentato la modernizzazione dell’intervento conclusivo dell’Avvocato, prima di Lui fondato soprattutto sul classicismo e sulla retorica, Ettore Stravino ha percorso in maniera impeccabile quel cammino, portandolo verso ulteriori sviluppi.
Con questa perfetta “macchina forense” Egli ha percorso la lunga strada dei processi celebrati con le regole del codice di procedura del 1930 e di quelli svoltisi sotto la vigenza del codice del 1989 con le successive, continue riforme processuali. Il suo successo professionale sempre tale, immutabile al passaggio delle norme.
Tra i tanti profili della grandezza di Ettore Stravino, non si deve dimenticare di quella dimostrata nei rapporti professionali e umani con i colleghi, soprattutto con i più giovani. Spesso incaricato in aggiunta a un precedente e più giovane difensore in una vicenda giudiziaria fino a quel momento sviluppatasi in modo ritenuto insoddisfacente dall’assistito, si rapportava con il Collega con parole che giammai facevano pesare la sua maggiore esperienza, mettendosi viceversa a disposizione del più giovane Avvocato e del cliente con grande umiltà.

Impossibile elencare qui i suoi tantissimi incarichi difensivi che peraltro nella quasi totalità coincidevano con i suoi successi professionali: sin dall’inizio la sua presenza era una costante in tutti i tipi di causa da quelle in Corte d’Assise, a quelle di terrorismo, di criminalità organizzata, di criminalità economica, di criminalità politica e poi ancora nei processi che trattavano i temi dell’ecologia, dell’abusivismo edilizio e della responsabilità medica e professionale.
In epoche diverse per decenni cito alla fine degli anni ’60 il processo per la frana di un monte a Gragnano laddove persero la vita decine di persone in un albergo edificato ai piedi della montagna, processo in cui Ettore Stravino teneva a dirmi essere uno dei primi nei quali, grazie a Renato Orefice aveva avuto modo di farsi apprezzare da un vasto uditorio; negli anni ’70 i processi della camorra casalese, negli anni ’80 il processo per i cd. fidi facili del Banco di Napoli, per le cd. le funi d’oro del Teatro San Carlo di Napoli e il processo per la realizzazione di Pianura ed i presunti rapporti tra politica e camorra (uno dei primi processi di tal genere, istruito da Franco Roberti), negli anni ’90 il processo dell’Usl di Castellammare (istruito da Giovanni Melillo), quello del presunto sacco edilizio di Quarto (istruito da Paolo Mancuso), tutti i processi della cd. tangentopoli (lavori per la LTR, lo Stadio S. Paolo, istruiti da Isabella Iaselli), il processo della Ricostruzione post terremoto del 1980 (istruito da Nunzio Fragliasso e Alfonso D’Avino), il processo per la gestione dei rifiuti del Comune di Napoli (istruito da Vincenzo Piscitelli), il processo per la realizzazione della Metropolitana e quello per la vendita della Flotta Lauro, vicende in cui ha assistito i principali imprenditori di livello nazionale coinvolti e tanti pubblici amministratori; interminabile, poi, il numero di professionisti coinvolti per vicende colpose oppure di imprese chiamate in causa per vicende societarie e fallimentari. Per anni è stato apprezzato consulente e legale della società Autostrade S.p.A. e della S.M.E., all’epoca società del gruppo I.R.I..

Ecco, dunque, perché Ettore Stravino è stato definito da tutti, avvocati e magistrati, un modello di professionalità, di lealtà, di etica, di capacità di confronto e soprattutto di umiltà ed umanità, a cui devono ispirarsi le nuove generazioni che aspirano alla professione di Avvocato.
È stato Presidente della Camera Penale ed ancor prima più volte giovane Consigliere dell’Ordine degli Avvocati, sempre eletto con ampio suffragio, in Consigli presieduti da Alfredo De Marsico, da Renato Orefice, da Vincenzo Siniscalchi e che lo vedevano sedere al fianco di altri giovani come Franco Tortorano, Massimo Di Lauro, Maurizio De Tilla, Giuseppe Pistone, Vincenzo Tafuri, Giuseppe Tisci, tutti Campioni del nostro Foro.
In conclusione, un paio di ricordi personali tra i tanti: correva l’anno 1989 il processo era quello della cd. funi d’oro del Teatro San Carlo di Napoli; avendo saputo che il Maestro Orefice aveva deciso di far discutere anche il sottoscritto, Ettore Stravino prenotò la sua discussione dopo la mia e venne ad ascoltarmi per la intera durata del mio intervento al sol fine di aiutarmi sia con la sua rassicurante presenza sia per intervenire con la sua autorevolezza in mio ausilio nei momenti in cui l’emozione e le difficoltà della causa non rendevano fluido il mio acerbo intervento. Era poi il 2013 quando mi commosse, onorandomi della richiesta di aiutarlo nei ricordi durante lo studio della magistrale orazione funebre del Maestro Renato Orefice che Egli tenne.
Ettore Stravino è stato sempre prodigo di consigli dei colleghi sia per la conoscenza degli atti processuali – anche quelli non inerenti alla posizione del proprio assistito – sia per il patrimonio di saggezza ed esperienza che metteva sempre a disposizione di chi ne avesse bisogno: ogni confronto con il Grande Uomo e Grande Avvocato era un arricchimento per il suo interlocutore che apprendeva da fonte privilegiata i principi e le regole fondamentali del Diritto ma, ancor prima, della Vita.

 

Alfredo Sorge

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